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venerdì 27 dicembre 2013

L’oro che avvelenano le autorità mondiali dell’ambiente



L'oro che avvelenano le autorità mondiali dell'ambiente.

Mi collego a un articolo dell'illustre professor Giorgio Nebbia pubblicato da "gaiaitalia.it" dal titolo "L'oro nelle fogne". Scrive: "Così la ricchezza "contenuta" nei prodotti del metabolismo urbano, invece di diventare oro-concime per l'agricoltura, va in gran parte perduta quando non finisce per intossicare la natura. Naturalmente migliaia di chimici, biologi, ingegneri, nel mondo stanno affrontando il problema sperimentando trattamenti chimici e microbiologici, talvolta con successo come hanno mostrato i recenti studi inglesi pubblicati nella rivista "New Scientist". Il cammino è ancora lungo e il premio, per chi riuscisse a depurare e recuperare sostanze commerciali dai centomila miliardi di litri di acqua che ogni anno entrano nelle case del mondo e ne escono carichi di rifiuti, è la coscienza di aver alleviato, almeno un poco, la fame e di aver migliorato la salute dei nostri concittadini della Terra" .

Purtroppo il famoso professor Nebbia si sbaglia. Non è vero che migliaia di chimici, biologi ingegneri stanno affrontando questi problemi. Forse cercano qualche altra cosa. Il recupero di quell'oro è molto semplice. Sta nella modifica delle stesse fogne che devono diventare anche depurative. Il premio della soddisfazione di aver risolto questo problema, per il momento, non mi è concesso perché ho raccolto soltanto silenzi. Nessuno ha mai realizzato qualcosa del genere in un qualsiasi comune italiano e del mondo, nonostante questa proposta abbia almeno tre anni.  

Eppure per sapere chi ha ragione basterebbe citare il testo sacro di Giovanni Bianucci e Ester Ribaldone "Il trattamento delle acque inquinate", quando spiega la cinetica dei processi biologici, dice che questi si svolgono in cinque fasi. Descrivo solo quelle iniziali.

I) "Fase Stazionaria", durante la quale non v'è aumento del numero delle cellule dei microrganismi demolitori della sostanza organica, perché questi microrganismi stanno secernendo gli enzimi, i quali, combinandosi con il substrato nutritizio, catalizzeranno le reazioni di demolizione.

II) "Fase di avviamento" durante la quale le cellule incominciano a moltiplicarsi lentamente e le reazioni si avvicinano alla velocità di regime. La riproduzione avviene generalmente per divisione binaria: la cellula madre si divide in due cellule identiche. Questo fenomeno ha luogo abbastanza rapidamente. In condizioni ottimali il tempo di generazione e di circa trenta minuti. Dopo inizia la moltiplicazione logaritmica delle cellule. Se si ammette un tempo medio di generazione di trenta minuti, significa che in 24 ore si formeranno circa 280mila miliardi di nuove cellule.

Ovviamente, molti fattori influenzano la durata del processo stazionario, di avviamento, e quelli successivi denominati "crescita logaritmica illimitata", "crescita limitata" e "fase endogena". Ma quello che le fogne dovrebbero fare è soprattutto la separazione delle sostanze organiche da demolire dall'acqua da depurare e lo dovrebbero fare nella fase stazionaria, prima che inizi la fase di avviamento, per recuperare interamente il valore energetico dei fanghi biologici. Invece, le fogne fanno l'esatto contrario. Non solo non fanno la separazione ma coinvolgono nel processo demolitivo anche le acque piovane, che notoriamente acide, innescano processi di acidificazione, non utili al recupero energetico  e dei sali minerali che preferirebbero una fermentazione metanica. Se consideriamo che, secondo l'ACEA, Roma, da sola, ha una rete di 3500 chilometri possiamo immaginare quello che succede nelle fogne dove i liquami stazionano per mesi. La decomposizione delle proteine contenenti zolfo sviluppano idrogeno solforato e successivamente acido solforico mentre la decomposizione di urine, feci, che sono composti azotati, producono azoto ammoniacale. Quello che arriva ai depuratori sono liquami settici (senza ossigeno) che assorbono soltanto energia per ossigenarli e additivi chimici per far precipitare i fanghi nelle vasche di sedimentazione ossidazione, i quali altrimenti non precipiterebbero più, avendo perso le caratteristiche biologiche originali. Questi processi lunghi e costosi si potevano evitare depurando nella stessa città immediatamente i liquami insieme a fumi delle caldaie domestiche in moduli depurativi verticali  con la zona superiore aerobica, che non produrrebbero cattivi odori. Ma quello che è peggio è il fatto che in moltissimi casi, nei depuratori, questi liquami non possono essere trattati (soprattutto in caso di piogge) e sono sversati nei corpi idrici più vicini (persino in laghi senza effluenti) depositando nei fondali  le sostanze con domanda di ossigeno, mentre ammoniaca e idrogeno solforato intossicano microrganismi e patrimonio ittico, azoto e fosforo sviluppano una flora indesiderata che produrrà altre precipitazioni nei fondali, fino alla morte della vita nell'intero bacino.

Ufficialmente i depuratori sono dimensionati, per depurare i carichi organici. Nella realtà fanno un altro lavoro. Cercano di rimediare ai danni provocati dalle fogne. Sarebbero più utili se almeno coprissero le vasche: non emetterebbero CO2 nell'atmosfera. Ma non sono coperti. Se lo sono serve soltanto a coprire i cattivi odori.

Le proposte del sottoscritto per recuperare l'oro fognario si possono ricostruire in ordine cronologico leggendo i seguenti articoli disponibili in rete, a partire dal 2009. Questi articoli, non ospitati da riviste scientifiche. Le quali ospitano le complicazioni tecnologiche che crescono ogni giorno nei depuratori, in buona parte necessarie proprio, a causa del degrado fognario.

 Cito alcuni articoli e la data di pubblicazione che si possono trovare su Google:

Lexambiente. it 02/02/2009 "la prevenzione dell' idrogeno solforato nella rete fognaria"  4/04/2009 "Undici ragioni per rivalutare le fosse imhoff"; 28/04/2009 "La flocculazione in casa"; 15/10/2009 " La depurazione integrativa nelle case e nelle fogne";  Il Messaggero 02/05/2009 "Le carenze del sistema depurativo"; Affari italiani.it 03/06/2009 "I depuratori non producono cattivi odori"; Lexambiente. It 29/11/2010 "A Cancun non si parlerà di depurazione globale"; 23/2010 " A Cancun non si è parlato di depurazione globale" Alternativa sostenibile 31/03/20011 "Depuratori come potevano e potranno essere"; 21/03/2011 "Il Carbon Capture and Sequestraction, la scelta giusta?"; 5/05/2011 "la depurazione globale nelle città".

Nelle pubblicazioni in cui parlo di "Depurazione globale" ho supposto che le autorità ambientali mi avessero ascoltato. Cosi non è stato. Ma la fantasia mi ha consentito ugualmente di iniziare la depurazione nelle fogne: attraverso moduli depurativi verticali distribuiti strategicamente. Questa esperienza mo ha consentito di procedere alla fase successiva che consente anche la depurazione dell'aria urbana. In particolare, i fumi delle ciminiere. Non chiamatele esperienze virtuali perché si possono toccare con mano, solo con il ragionamento. Talmente sono semplici.

 Dalle fogne si inizia a recuperare dell'altro "oro", il quale catturato nelle ciminiere e trasferito in vari modi nelle acque in fase di depurazione, insieme al consumo di ossido di calcio, consente di  ottenere acque depurate e  alcalinizzate. L'oro recuperato è il CO2, anche se nessuno se lo aspetta, perché la cultura scientifica prevalente lo vorrebbe interrare nelle profondità terrestri. Infatti, il CO2 nell'aria è disastroso ma se lo tratteniamo negli impianti diventa utile all'ambiente consentendo  migliori prestazioni depurative e la formazioni di carbonati. Questo è un'altra ragione per la quale la depurazione deve essere fatta nel posto. L'inquinamento non può essere impacchettato per spedirlo a lontani depuratori e nemmeno nelle profondità terrestri.

L'altro "oro"che hanno consentito di avvelenare le autorità ambientali, con la complicità di molti scienziati chimici, biologi, ingegneri, che devono pur campare, è il calore che viene disperso nelle acque e nell'aria alle origini della produzione energetica che arriva fino al 70% del potere calorifero inferiore del combustibile utilizzato, fino all'85% quando parliamo di termovalorizzatori che bruciano CDR (combustibili derivati da rifiuti) e il 100% quando parliamo di inceneritori.

Il recupero del calore inizia con la terza serie di pubblicazioni del sottoscritto, quando parlo, oltre che di "depurazione globale", anche di "energia protettiva dell'ambiente". Cito alcuni link disponibili in rete: 

 http://libreriarizzoli.corriere.it/La-chiusura-del-ciclo-del-carbonio-antropico/QgSsEWcVFqUAAAE8u2NAdHE9/pc?CatalogCategoryID=g8OsEWcWObYAAAErxcIdhq_J&Root=eBook

http://libreriarizzoli.corriere.it/La-societ-sostenibile-industriale-che-verr-/8N.sEWcV1LwAAAE9QotxT2hu/pc?CatalogCategoryID=15.sEWcWf_sAAAErsL0dhq_J&Root=eBook

http://www.bookrepublic.it/book/9788891111050-crescere-esportando-lindustria-italiana-o-europea-nel-mondo/

http://www.meteoweb.eu/2013/01/la-crescita-sostenibile-non-e-quella-delleconomia-globale/176371/

http://www.pressenza.com/it/2012/12/la-politica-depurativa-sbagliata/

http://www.meteoweb.eu/2012/12/clima-doha-i-grandi-non-sanno-cosa-sia-la-depurazione-globale-e-lenergia-protettiva-dellambiente/171245/

http://www.meteoweb.eu/2013/01/inquinamento-globale-botta-e-risposta-con-eni/179710/

http://www.progettoenergiazero.it/la-depurazione-globale-urbana-e-lenergia-protettiva-dellambiente/

http://ilcorrieredelweb.blogspot.it/2013/12/vertice-di-varsavia-cop19.html

 Mentre scrivo questo articolo leggo che il piano quinquennale del Governo Cinese prevede di ridurre l'inquinamento nelle principali città almeno del 10% entro il 2017. Tra le misure che verranno adottate anche quella di vietare la cottura dei cibi in strada, un'abitudine della popolazione cinese che sembra non abbia accettato di buon grado la nuova norma, che va contro ''la tradizione della cucina cinese''http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Risorse/Dalla-Cina-176-miliardi-di-euro-entro-il-2017-per-combattere-linquinamento_321027336524.html. In un altro piano la Cina prevede la costruzione di 322 nuovi impianti termoelettrici a carbone con una capacità installata 489.000 MWh . Questo dimostra che anche in Cina la mano destra delle autorità ambientali non sa cosa fa la sinistra.

In teoria questi impianti potrebbero ancora essere trasformati in GSP (global synergyc plant) di cui parlo da un anno. Da quanto ho deciso di recuperare anche il calore, inventando l'energia che proteggerebbe l'ambiente invece di rovinarlo. Anche in questo caso, non chiamiamole progettazioni virtuali, perché la tecnologia centra poco. Le centrali non vengono modificate ma solo distribuite diversamente sul territorio tenendo conto delle disponibilità idriche delle varie zone. Perché l'acqua serve per depurare anche i fumi.

Stimando in circa 300 MWatt la potenzialità media di un impianto GSP si riporta di seguito  Il piano energetico a carbone cinese modificato: a sinistra ci sono le quantità e le dimensioni delle centrali previste, che non possono essere depurate, a destra quelle equivalenti trasformate in GSP.  

• 4 x 6000 MWh → 80 x 300 MWh

• 4 x 5200 MWh → 69 x 300 MWh

• 13 x 4000 MWh → 169 x 300 MWh

• 99 x 2000 MWh → 693 x 300 MWh

• 114 x 1200-1320 MWh → 452 x 300 MWh

• 79 x 600 MWh → 158 x 300 MW h

• 9 x120-300 MWh → 9 x120-300 MWh

  Secondo il sottoscritto, la Cina invece di costruire 322 impianti termici dovrebbe costruire circa 1630 impianti globali GSP da 300 MWh che sostituirebbero anche i depuratori delle acque. Ma questi impianti, a parità di energia sviluppata, recuperando il calore disperso consumerebbero circa un terzo del carbone attuale. Due terzi sarebbero prodotti con energia biologica prodotta negli stessi impianti. Le acque che attraverserebbero gli stessi impianti andrebbero a risanare i laghi e i mari, essendo restituite depurate e alcalinizzate. Il compost prodotto da questi impianti potrebbe risanare i terreni inariditi. Ma la potente Cina che prevede queste 322 mega centrali termoelettriche e  distribuisce computer, pannelli solari e pale eoliche in tutto il mondo, per proteggere l'ambiente vieta i barbecue per strada.

 Eppure nell'articolo sopra citato si scrive che la Cina spenderà 176 miliardi di euro entro il 2017 per combattere l'inquinamento. Ci sarà fra tutti questi euro qualcuno destinato agli impianti seri che proteggano l'ambiente? Non è colpa della Cina che copia tutto. Ingrandisce le potenzialità produttive ma anche gli errori dei propri maestri. I loro maestri in materia ambientale siamo stati noi e lo siamo ancora. Agli impianti che propone il sottoscritto, probabilmente non crederanno nemmeno i cinesi se non vedranno dei campioni funzionanti europei. Ma in Europa nessuno parla di  realizzare questi campioni. I responsabili ambientali non possono ammettere di aver sbagliato fogne e depuratori. Cercano di difendere l'ambiente per via indiretta, attraverso le nuove energie. Ma nel settore eolico e solare sono già stati superati dagli stessi cinesi. Le speranze si sono riversate sull'energia biologica e già sono stati commessi errori cercando di trasformare gli agricoltori in produttori di energia. Adesso si apprestano alla guerra dei biocarburanti. Di proteggere l'ambiente per via diretta, cambiando fogne e depuratori, nessuno ne vuole parlare. E nemmeno di depurare acqua e aria mentre si produce energia. 

Lo stato dell'arte non avanza in nessun settore senza investire in uomini e mezzi. E lì ambiente per via indiretta può essere protetto solo parzialmente. Non possiamo pensa re di condizionare l'addolcimento delle acque oceaniche per via indiretta. Solo le grandissime aziende, come quella automobilistica, mettono insieme molte figure professionali per migliorare qualità, ricerca, progettazione e tempi di produzione. Le altre si concentrano soltanto su poche tecnologie. E' stato molto sbagliato suddividere l'ambiente globale in tante attività separate, invece di considerarlo come una grande fabbrica automobilistica dove tutti i reparti e gli uomini sono collegati per ottenere pochi prodotti finali: Energia pulita, acque depurate e alcaline, compost per l'agricoltura. Ancora oggi chi produce energia sa poco o niente dei trattamenti depurativi; chi depura le acque non sa niente della depurazione dell'aria, chi si occupa di sistemi industriali si tiene ben lontano dai problemi ambientali. Solo in questo modo si possono spiegare centrali elettriche, depuratori, inceneritori, digestori, compostaggi, CDR, distribuiti a caso sul territorio. La protezione dell'ambiente è affidata a consulenti presi a caso per risolvere problemi locali senza mai inquadrarli sotto l'aspetto globale. Mentre nella produzione di automobili, lavastoviglie, televisori, computer, nulla è lasciato al caso.

 Nel settre ambientale nessuno si è accorto che la depurazione globale richiede delle posizioni obbligate, degli impianti e dei dimensionamenti che non possono essere trascurati. La produzione energetica fossile deve essere proporzionata in funzione delle disponibilità idriche della zona e devono essere previsti collegamenti tra gli impianti affinché nulla vada sprecato, non soltanto per non inquinare ma anche per recuperare risorse come il calore, i fanghi e il CO2.

Oggi nessun tecnico di valore si può permettere esperienze trasversali senza penalizzare la carriera. Si organizzano corsi di aggiornamenti per manager ma nulla esce dal seminato: Nessuno si domanda chi è capace di mettere insieme gli impianti sul territorio in modo logico se nessuno si allena a ragionare trasversalmente, al di fuori degli schemi imposti dalle multinazionali alle autorità ambientali. I capitali investiti devono rientrare subito nelle tasche degli investitori e questo impedisce la realizzazione di opere strutturali a lungo termine. Le quali sono le sole che potrebbero proteggere l'ambiente. Purché siano opere moderne al passo con i tempi, nelle quali entrino anche le tecnologie, ma in un disegno globale della protezione dell'ambiente non locale. E' dimostrabile scientificamente che una depurazione locale incompleta dell'acqua e dell'aria danneggia l'ambiente a livello globale.  

 Tuttavia, le regioni, i singoli Stati, l'Europa, ONU la "Banca Mondiale" finanziano ancora impianti depurativi energetici progettati con criteri locali, lontani dai concetti fondamentali della protezione globale dell'ambiente. E' evidente che in questi grandi organismi ci sono molte figure professionali. Certamente fanno riunioni e si scambiano idee ma i risultati dimostrano che non progettano e lavorano insieme.

 I Paesi emergenti, arrivando tardi allo sviluppo industriale, non hanno acquisito il diritto a inquinare, ma quello di sfruttare direttamente le tecnologie globali e l'energia protettiva dell'ambiente, evitando tutti i nostri errori. Continuando a tacere e a impedire che nascano queste innovazioni i paesi industrializzati cercano di vendere una tecnologia obsoleta ai paesi emergenti, invitandoli a inquinare ancora di più di quanto facciano con il mercato delle quote di CO2 e lo spostamento delle attività inquinanti nel loro territorio.

La proprietà  intellettuale è stata inventata per tutelare le aziende, non le idee. Come inventore ambientale, controcorrente, non ho mai trovato finanziatori e non ho mai potuto scaricare un euro dalle tasse di deposito pagate e da quelle di mantenimento dei brevetti. Le normative brevettuali nazionali e internazionali dovrebbero essere modificate per tutelare le invenzioni snobbate dalle aziende e dalle autorità ambientali. I brevetti concessi agli inventori privati, se non interessano le aziende, dovrebbero essere congelati, senza il pagamento delle tasse, fino a quando non inizia lo sfruttamento. Non sono rari i casi in cui grandi aziende acquistino e blocchino progetti innovativi scaricando tra li oneri passivi le spese di mantenimento dei brevetti (L'inventore privato senza redditi li deve abbandonare). La gente che protesta sa quello che non vuole, non quello che vuole, che dovrebbe essere frutto di una progettazione pubblica, al di sopra delle parti, che nessuno fa fino in fondo. Mancano anche le competenze per andare fino in fondo. Esistono vuoti incolmabili tra un ministero e l'altro che ci trasciniamo dall'avvento dell'epoca industriale. Le autorità ambientali come hanno reso obbligatorie le marmitte catalitiche delle auto, sulle quali si nutrono dei dubbi, dovrebbero vietare le attuali ciminiere che non hanno nulla di tecnico e scientifico; rendere obbligatori impianti che consentano il recupero del calore e del CO2 dai grandi e piccoli impianti termici; la depurazione dell'acqua insieme all'aria in cicli chiusi senza emissioni atmosferiche nocive all'ambiente e le acque depurate dovrebbero essere adeguate almeno al valore alcalino del corpo idrico ricevente. Molte prescrizioni le fanno sui piccoli impianti, dove avanza lo stato dell'arte, e non le fanno sui grandi, dove lo stato dell'arte ristagna. Gli attuali impianti fognari dovrebbero essere vietati perché sono contrari ai più elementari principi della depurazione biologica e dell'economia. Le energie alternative, solare, eolica, idroelettrica, le turbine marine, non possono recuperare l'oro sprecato nelle fogne e nelle ciminiere, che si trasforma in veleno. Fino a quando esisteranno, le energie fossili dovrebbero essere affiancate da quelle biologiche che sono le sole che potrebbero recuperarne il calore, e dalle serre calcaree e foto sintetiche che non sono mai nate. Queste soluzioni potrebbero depurare e immagazzinare grandi portate di acqua per prevenire siccità e alluvioni, produrre biomasse energetiche e alimentari, completare il recupero del calore e trasferire i carbonati ai mari in modo sostenibile. Ma queste opere e processi non sono ancora iniziate, perché è più importante produrre prodotti commerciali che almeno il 70% della popolazione mondiale non può comprare. L'inquinamento dell'aria, a parte le nuove energie, nelle quali si investe per motivi economici, non ambientali, per le autorità ambientali europee si combatte ancora con le zone a traffico limitato e le targhe alterne. Quelle cinesi che sono all'avanguardia, vietano anche i barbecue per strada. Brutti tempi, come sempre, per gli inventori ambientali che propongono la depurazione globale e l'energia protettiva dell'ambiente.


                                                                                                                                                                              Luigi Antonio Pezone

 

  

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