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venerdì 28 marzo 2014

Convegno Territorio bene comune. La "sfida" della nuova legge Toscana.


TERRITORIO BENE COMUNE
LA “SFIDA” DELLA NUOVA LEGGE TOSCANA


#Territoriobenecomune. La sfida della nuova legge toscana. Questo, il tema centrale del convegno co/organizzato stamani da Legambiente e Regione Toscana in cui si affrontano le nuove sfide dell’urbanistica contemporanea, dal consumo di suolo “zero” alla rigenerazione urbana

L’evento ha visto la presenza di autorevoli relatori nazionali, oltre ad alcuni importanti protagonisti del “dibattito toscano”. Valorizzare il patrimonio territoriale e paesaggistico per uno sviluppo sostenibile e durevole, contrastare il consumo di suolo promuovendo il ruolo multifunzionale del territorio rurale, sviluppare la partecipazione come componente ordinaria delle procedure di formazione dei piani: sono queste, in sintesi, le finalità ed i contenuti essenziali della proposta di legge N. 282 “Norme per il governo del territorio”.  

La riforma rivede l’impianto generale della vigente legge regionale 1/2005, innovandone alcuni aspetti critici, a partire dal limite al consumo di suolo. Nell’insieme, la proposta di lavoro, condivisa da Regione, Unione delle Province, ANCI e Uncem, e approvata il 30 settembre scorso dalla Giunta, è diretta a migliorare l’efficacia della governance in base ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, nonché a rendere più chiare e rapide le procedure, graduando la complessità degli adempimenti in relazione alla rilevanza delle trasformazioni.

"La Regione Toscana con questa riforma pone con forza la questione del patrimonio territoriale come bene comune e della rigenerazione urbana come economia capace di futuro. Auspico che grazie anche al lavoro di Legambiente le politiche nazionali in questo campo siano in grado di dare riscontri positivi adeguati all'innovazione che stiamo producendo in Toscana." - sostiene Anna Marson, assesore al Governo del Territorio e Paesaggio della Regione Toscana.

Questa legge, innovativa e robusta nella sua radicalità, costituisce per noi ambientalisti un punto di svolta. E il segno più tangibile di quanto siamo riusciti a contaminare le scelte d'indirizzo di questo governo regionale. Consumo di suolo zero, rigenerazione urbana, centralità dell'agricoltura, partecipazione come prassi delle procedure ordinarie della pianificazione. Adesso, non rimane che attendere una rapida e ampiamente condivisa approvazione in Consiglio Regionale!” - afferma Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana.

"I dati dell'Ispra presentati lo scorso mercoledì – ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini - confermano quanto il consumo di suolo sia un’emergenza e come questo fenomeno stia continuando malgrado la crisi. La proposta di Legge presentata dalla Regione Toscana è un esempio di rilievo nazionale di scelta lungimirante nella direzione di uno stop alla trasformazione di aree agricole che deve andare di pari passo con nuove politiche per la rigenerazione urbana. Oggi è infatti possibile dare risposta alla crisi del lavoro e delle imprese in edilizia puntando su efficienza energetica e messa in sicurezza antisismica, creando l’opportunità per le famiglie di vivere finalmente in case belle e sicure, con bollette meno care".

"La prospettiva di contrastare il consumo di territorio, resa indispensabile anche dalla necessità di contenere i rischi connessi ai mutamenti climatici in atto, è coerente con una nuova edilizia che affronti la crisi a partire dal risparmio energetico, dalla sicurezza antisismica, dalla qualità dell’abitare, dal recupero del patrimonio esistente. Proprio gli incentivi per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica in edilizia sono la misura di gran lunga più importante messa in capo nel 2013 per l’occupazione: hanno prodotto 19 miliardi di investimenti, garantendo oltre 280mila posti di lavoro, tra diretti e indotto. Una direzione, quella che coniuga lo stop al consumo di suolo a una nuova edilizia, verso la quale la Toscana si muove con lungimiranza grazie alla proposta di legge “Norme per il governo del territorio" - lo afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, - intervenendo al Convegno ‘Territorio Bene Comune’, promosso oggi a Firenze da Legambiente e Regione Toscana.

Molte le innovazioni introdotte dalla proposta di legge, che ha, per certi versi, caratteri di eccezionalità. Al fine di arrestare ulteriori consumi di suolo ciò che nel testo oggi vigente è soltanto un enunciato di principio, viene qui tradotto in una serie di dispositivi concreti: si definisce in modo puntuale il territorio urbanizzato, differenziando le procedure per intervenire all’interno dello stesso da quelle per la trasformazione nelle aree esterne, con particolare riferimento alla salvaguardia del territorio rurale e al fine di promuovere il riuso e la riqualificazione delle aree urbane degradate o dismesse. Nel territorio non urbanizzato, in buona sostanza, non sono consentite nuove edificazioni residenziali.

Altra grande novità è il potenziamento del ruolo della conferenza paritetica interistituzionale, che rimane strumento di riferimento per la regolazione dei conflitti, ma coi poteri necessari ad assicurare il recepimento delle proprie conclusioni, e richiamando il ruolo di tutti i soggetti istituzionali a far rispettare le conclusioni del procedimento. In coerenza, poi, con la rinnovata legge regionale sulla partecipazione, la 46/2013, è previsto che le attività di informazione e coinvolgimento dei cittadini siano inserite a tutti gli effetti nelle procedure ordinarie di formazione degli atti di governo del territorio. La conferenza paritetica interistituzionale monitora e formula annualmente eventuali proposte e rilievi alla Giunta in merito al funzionamento della pianificazione. La Regione, da parte sua, al fine di valutare l’efficacia della legge e lo stato della pianificazione promuove il confronto con le rappresentanze istituzionali, le parti sociali, le associazioni ambientaliste, il mondo della cultura e dell’Università.

L'introduzione del concetto di patrimonio territoriale, quale bene comune costitutivo dell’identità collettiva regionale, costituisce il riferimento culturale per contestualizzare le “invarianti strutturali” nello Statuto del territorio, e promuovere una più efficace relazione tra parte statutaria e strategica nei piani. Con il concetto di patrimonio territoriale esteso all’intero territorio regionale si realizza un avanzamento culturale che sottolinea l’evoluzione, per la Toscana, da una concezione vincolistica per siti alla messa in valore progettuale di tutto il territorio e del paesaggio toscano nel suo insieme.

Ancora, la Pdl 282 favorisce e incentiva la pianificazione d’area vasta, valorizzando il piano strutturale intercomunale, che, insieme alla conferenza di copianificazione diventa il riferimento qualificante per garantire una progettazione unitaria e multisettoriale delle trasformazioni a livello sovralocale. Anche dal punto di vista lessicale, viene ripulita la denominazione dei livelli gestionali di pianificazione. E’ cassato quindi il RUC (spesso fonte di confusione coi regolamenti edilizi) e viene invece introdotto, al suo posto, il concetto di Piano Operativo. Da questo punto di vista, per arginare il sempre più grave e incombente rischio idrogeologico, la proposta prevede che il piano di protezione civile costituisca parte integrante del piano operativo comunale.

Un altro merito indubbio della legge oggi in esame in Consiglio Regionale è che riconosce l’attività agricola come attività economico-produttiva d’importanza primaria, nel rispetto della valorizzazione dell‘ambiente e del paesaggio, cui la stessa dimensione rurale può contribuire attraverso il suo ruolo multifunzionale, segnando con ciò una importante svolta culturale. Tale riconoscimento porta a individuare innanzitutto il principio di limitare il più possibile la frammentazione del territorio agricolo ad opera di interventi non agricoli. Nel territorio rurale si prevede che gli strumenti della pianificazione individuino i “nuclei rurali”, le cui trasformazioni debbono poi garantire la coerenza con i caratteri propri degli insediamenti, gli “ambiti di pertinenza di centri e nuclei storici” di cui tutelare la valenza paesaggistica, e gli “ambiti periurbani” in cui promuovere forme di agricoltura utilmente integrabili con gli insediamenti urbani e che ne contribuiscano al miglioramento.

Nel campo della semplificazione e snellimento delle procedure, si è ritenuto, infine, di poter individuare in due anni il tempo massimo necessario per la formazione di uno strumento di pianificazione, dall'avvio del procedimento all'approvazione. Sono stati perfezionati pertanto tutti i riferimenti alla normativa nazionale vigente in materia di tutela del paesaggio, specificando meglio le valenze del PIT come piano paesaggistico, ai sensi del Codice per i Beni culturali e il Paesaggio. Sono stati inoltre specificati i compiti dell'Osservatorio regionale del paesaggio, che avrà il ruolo, tra l'altro, di promuovere, in attuazione della Convenzione europea sul paesaggio, la partecipazione delle popolazioni alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico regionale.

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