Nota per la stampa Milano, 25 marzo 2010
I principali player della filiera fotovoltaica italiana secondo l'energy strategy report 2009
Solarday prima tra le aziende produttrici di moduli in Italia per capacità produttiva e fatturato
Il Made in Italy del fotovoltaico chiede le stesse regole per la qualità e la certificazione
del prodotto in tutti i mercati
Secondo il rapporto ""Il sistema industriale italiano nel business dell'energia solare: il futuro oltre la crisi", curato dall'Energy Strategy Group, presentato oggi a Milano nel corso del convegno organizzato dal Politecnico di Milano, le imprese italiane nel 2009 hanno prodotto circa 200MW di moduli, a fronte di una capacità produttiva installata di circa 500MW. La capacità a fine 2010 dovrebbe crescere ulteriormente per attestarsi su valori prossimi a 700 MW. In questo contesto, Solarday, secondo il rapporto del Politecnico, risulta essere il primo produttore italiano di moduli fotovoltaici per capacità produttiva, 60MW nel 2009 e 60MW attesi per il 2010, con un fatturato passato dai 57 milioni di euro del 2008 ai 61 milioni di euro del 2009.
"Un riconoscimento importante – ha spiegato Alessandro Sotgiu, Amministratore Delegato di Solarday Spa – che conferma la nostra politica industriale e le nostre scelte sul prodotto. Il prodotto Solarday è da sempre riconosciuto per l'alta qualità ed è oggi più che mai un elemento di valutazione importante per il cliente: il ritorno dell'investimento è sul lungo periodo e una scelta sbagliata può vanificare il risultato di questo investimento. E' anche importante sottolineare che la Grid Parity avviene soprattutto grazie all'utilizzo di prodotti qualitativamente validi, che abbiano durata e soprattutto rendimento costante nel tempo".
"Per garantire un prodotto – ha proseguito Sotgiu - è indispensabile la presenza di strutture "super partes" che possano fungere da garanti verso il consumatore finale. A tale proposito è necessario introdurre un maggior controllo sulle qualifiche delle aziende che rilasciano i certificati dei prodotti distribuiti in Europa e promuovere un'adeguata campagna di informazione rivolta al consumatore, per fornirgli tutti gli elementi necessari per poter valutare al meglio l'acquisto e, salvaguardare nel contempo, l'investimento.
La gran parte dei produttori asiatici sono riusciti a certificare i propri prodotti con tempi ragionevoli e veloci ed immettere il loro prodotto sul mercato europeo. Tutto ciò, però, deve avere logiche "globali" che vadano in entrambe le direzioni. Per le aziende europee è oggi ancora quasi impossibile, ad esempio, ottenere le certificazioni UL per gli USA. Così facendo i nostri concorrenti si avvantaggiano della possibilità di accedere a nuovi mercati senza consentire la stessa cosa nei propri territori".
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