Italia
vicina all’obiettivo UE del 95% del riciclo. Nel nostro Paese sono 900
mila le vetture che ogni anno giungono a fine vita: un’incredibile
risorsa di materiali da sottrarre alla discarica, con alcuni casi di
eccellenza.
Un tipico esempio di “economia circolare” che fa
bene alle casse dello Stato e all’ambiente: è il mondo che ruota intorno
alla seconda vita dell’automobile, che si è dato appuntamento alla
Fiera riminese Ecomondo.
Nel corso del convegno “La seconda vita dell’auto e l’economia circolare” tenutosi ad Ecomondo, si è fatto il punto della situazione in un anno, il 2015, che si può considerare spartiacque per l’industria del riciclo delle auto a fine vita.
Un
mondo che vede in prima linea i Consorzi di filiera che si occupano del
recupero e del riciclo dei materiali di consumo come oli lubrificanti,
batterie e pneumatici: più dell’80% del materiale che compone un’autovettura è infatti integralmente riciclabile.
Ma quante sono le auto che giungono a fine vita ogni anno in Europa e
in Italia? Secondo i dati Eurostat basati su stime comunicate da ciascun
membro dell’Unione, ogni anno sono più di 6.7 milioni i veicoli da avviare a riciclo nel Vecchio Continente; l’Italia, dal canto suo, contribuisce al totale con circa 900 mila vetture l’anno: un’incredibile risorsa di materiali da sottrarre alla discarica.
Il
2015 è un anno importante per questo particolare settore dell’industria
del riciclo: dal 1° gennaio, infatti, è scattato l’obbligo di riciclare almeno il 95% del peso del veicolo da
rottamare: l’85% dovrà essere oggetto di reimpiego e riciclo, mentre il
restante 10 dovrà essere colmato attraverso il recupero di energia.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Unire (Unione imprese del recupero
di Confindustria) in Italia la percentuale di reimpiego e riciclo dei veicoli a fine vita si attestava sull’82,5% nel 2014:
di conseguenza non dovremmo avere troppi problemi a superare
l’obiettivo imposto dall’UE. È invece necessario lavorare sull’aspetto del recupero energetico, ambito in cui siamo carenti:
nel nostro Paese non si è raggiunto infatti neppure l’obiettivo
precedente, che fissava il tetto al 5% e che ora è raddoppiato.
Fortunatamente non mancano i casi di eccellenza assoluta.
Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati,
ad esempio, recupera ormai il 98% dell’olio lubrificante usato
raccoglibile, destinandone il 91% all’industria della rigenerazione.
Numeri che fanno dell’Italia il Paese leader in Europa nella recupero e
nel riciclo di questo rifiuto pericoloso, con grandi vantaggi per
l’ambiente (bastano 4 kg di olio usato, il cambio di un’automobile, a
inquinare una superficie d’acqua grande come un campo da calcio) e per
l’economia: circa il 25% delle basi lubrificanti consumate in Italia sono infatti rigenerate e solo nel 2014 l’Italia ha risparmiato 90 milioni di euro sulle importazioni di greggio dall’estero.
Per quanto riguarda invece gli pneumatici fuori uso, alla
fine del 2015 saranno oltre 325.000 (stima UNRIGOM) le
tonnellate raccolte nel nostro Paese: di queste, il 45% viene avviato a
riciclo, mentre il 55% segue la strada del recupero energetico. Le
quantità raccolte sono in crescita rispetto al 2013, anno in cui il dato
si attestava a 316.638, ma la forbice tra riciclo e incenerimento non è
cambiata.
Tra i Consorzi di filiera che operano nel settore, Greentire è
l’unico player che garantisce il 100% del riciclo di PFU attraverso il
recupero di materia: grazie alla loro elasticità, e alla
resistenza alla deformazione, i prodotti in gomma ottenuti dalla
granulazione degli PFU vengono utilizzati nel settore edile, stradale,
di arredo urbano, ma anche per i campi sportivi, piste di atletica e per
rendere sicure le aree di gioco delle nostre città. Greentire, inoltre,
investe fortemente in ricerca e sviluppo sia per migliorare le
prestazioni dei prodotti derivati dal granulato di gomma sia per
implementare le applicazioni.
Sono invece 172 milioni i chilogrammi di accumulatori
raccolti ogni anno in Italia (dati del Centro di coordinamento
nazionale) dai veicoli a fine vita. Leader in Italia è il Consorzio
Nazionale Raccolta e Riciclo (Cobat) che recupera il
65% delle batterie al piombo, dalle quali si ricavano materie prime
seconde, piombo e plastica per nuovi riutilizzi.Il metallo riciclato
dalle batterie esaurite rappresenta oltre il 40% della produzione
italiana di piombo, nonché il 37% del fabbisogno nazionale di metallo.
Oltre a possedere uno dei migliori modelli d'impresa dediti alla
raccolta dei rifiuti, l'Italia vanta anche una tecnologia per il
riciclaggio delle batterie esauste tra le più aggiornate al mondo.
“Questi dati - ha spiegato Franco Venanzi, presidente di A.N.CO., l’Associazione Nazionale Concessionari Consorzi - dimostrano
le potenzialità di un settore in continua evoluzione tecnologica nel
quale l’Italia gioca da sempre un ruolo da protagonista. Le imprese di
raccolta, dislocate su tutto il territorio nazionale, lavorano ogni
giorno per sottrarre i rifiuti che derivano dalle automobili dal
possibile sversamento nell’ambiente, indirizzandoli verso un’industria
del riciclo che consente di trasformarli in preziosa risorsa per
l’economia del Paese. In questi anni siamo cresciuti in termini di
certificazioni, standard qualitativi e lavoro sinergico con i Consorzi
di filiera, ma a livello legislativo abbiamo bisogno di regole
semplici e certe che ci permettano di svolgere al meglio il nostro
lavoro”.

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