Non ci sono più alibi né per Parlamento e Governo, né per Regioni e Comuni, per contenere il consumo del suolo si deve e si può agire subito, basta che ci sia chiarezza sugli obiettivi delle nuove norme e si voglia usare virtuosamente gli strumenti esistenti a legislazione vigente.
Il WWF ricorda che il Paese attende da quattro anni che il Parlamento approvi un disegno di legge efficace che tuteli il suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile, mentre trova il tempo di approvare la riforma della pubblica amministrazione (cd Legge Madia, l. n. 124/2015) che si apre con 3 articoli (il secondo, i terzo e il quarto) che nella sostanza depotenziano e mettono a tacere le amministrazioni preposte alla tutela del patrimonio storico-artistico, dell'ambiente della salute nella formazione delle decisioni prese in conferenza di servizi.
Il governo non solo non ha ancora compreso che accelerare le procedure spesso produce opacità nelle decisioni e rischi per i controlli per evitare infiltrazioni criminali ma ha deciso di inviare al Parlamento la bozza del Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 nel quale si stabilisce che le opere a più rilevante impatto sul territorio, individuate con appositi decreti del Presidente del Consiglio, possono essere approvate anche dimezzando i tempi decisionali, il che vuol dire concedere tutte le autorizzazioni ed esaurire tutte le procedure autorizzative, anche la Valutazione Ambientale Strategia o la Valutazione di Impatto Ambientale, in soli 45 giorni.
Secondo il WWF, anche le Regione e i Comuni non hanno alibi: potrebbero già operare oggi a legislazione vigente per lo stop al consumo del suolo, dotandosi rispettivamente di nuovi piani paesaggistici e di nuovi piani urbanistici o varianti urbanistiche-ambientali che mettano al centro le reti ecologiche, gli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, gli interventi urgenti, di vincolo integrale o di delocalizzazione, a tutela delle aree a rischio idrogeologico.
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