Le
emissioni prodotte dalla combustione della legna usata per il
riscaldamento domestico partecipano alla formazione dell’aerosol
organico, una delle componenti delle tanto temute polveri sottili.
Queste ultime sono prodotte in quantità maggiore in caso di nebbia, a
causa del ruolo svolto dalle particelle umide in cui avvengono i
processi chimico fisici di trasformazione delle emissioni della
combustione. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto di
scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle
ricerche (Isac-Cnr), in collaborazione con Aerodyne Research Inc.,
Università di Ferrara e Agenzia regionale per la prevenzione, l´ambiente e l´energia (Arpae) dell´Emilia-Romagna e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).
“Le
polveri sottili, o aerosol atmosferico, costituiscono una minaccia per
la salute umana: in Italia sono responsabili di una riduzione di più di
un anno dell’aspettativa di vita, mentre in Europa causano più di 300
mila morti l’anno”, spiega Stefania Gilardoni dell’Isac-Cnr, tra gli autori dello studio. “L’aerosol
organico costituisce più del 50% delle polveri sottili, è quindi un
fattore decisivo per la qualità dell’aria e per il clima; le
osservazioni sperimentali indicano che più della metà è di origine
secondaria, ossia prodotto e rilasciato in atmosfera da processi fisici e
chimici sui quali però si conosce ancora poco poiché sono ancora
oggetto di ricerca”.
Lo
studio dell’Isac-Cnr identifica una sorgente e un meccanismo di
formazione di aerosol organico secondario finora trascurato dalla
maggioranza degli studi sul clima e la qualità dell’aria. “Questo lavoro
mostra che, in presenza di umidità e nebbia nell’atmosfera, le reazioni
chimiche che coinvolgono le emissioni della combustione della legna
aumentano la produzione di aerosol organico secondario e, dunque, la
concentrazione di polveri sottili nell’aria”, prosegue la ricercatrice.
“Si spiega così l’alto livello di aerosol organico secondario in
inverno. La presenza di umidità in atmosfera aumenta inoltre la capacità
dell’aerosol prodotto dalla combustione di assorbire la radiazione
solare e ciò porta a un aumento del riscaldamento dell’atmosfera,
influendo sul cambiamento climatico e contribuendo all’innalzamento
delle temperature. Le conoscenze acquisite grazie a questo studio sono
quindi importanti anche perché forniscono indicazioni utili per lo
sviluppo di politiche ambientali più efficaci”.
Roma, 18 ottobre 2016
La scheda
Chi: Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna
Che cosa: Studio sulle sorgenti dell’aerosol organico atmosferico pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences: Direct observation of aqueous secondary organic aerosol from biomass burning emissions
Nessun commento:
Posta un commento