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giovedì 9 maggio 2019

CONSEGNATE A SERGIO COSTA OLTRE 200.000 FIRME PER SOSTENERE LA LEGGE SALVAMARE

CONSEGNATE A SERGIO COSTA OLTRE 200.000 FIRME

PER SOSTENERE LA LEGGE SALVAMARE


Marevivo e Fondazione Cetacea chiedono di approvare sin da subito la legge che permette ai pescatori di raccogliere rifiuti in mare e poterli portare a terra per smaltirli correttamente

 

09/05/2019 - Consegnate oggi al Ministero dell'Ambiente le oltre 200.000 firme raccolte con la petizione "Si approvi subito la legge affinché i pescatori diventino sentinelle del mare", per sostenere la legge Salvamare, lanciata su Change.org da Fondazione Cetacea Onlus e Marevivo Onlus. Ad incontrare il Ministro Sergio Costa: Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, Sauro Pari, Presidente di Fondazione Cetacea, Stephanie Brancaforte, Executive Director di Change.org, Tomas Parenti, comandante del peschereccio Levriero II di Rimini, con la partecipazione di Licia Colò, madrina di eccezione di questa iniziativa.

«Ringrazio le oltre 200 mila persone che hanno firmato la petizione per sostenere la legge Salvamare. Sono il segnale di una condivisione che sento nel Paese davvero ampia. Non passa giorno senza che arrivi al ministero un'adesione alla campagna per eliminare la plastica monouso, soprattutto ora alla vigilia della stagione balneare. I pescatori aspettano questa legge, i cittadini pure. Sono fiducioso che l'iter della legge proceda spedito» ha dichiarato Sergio Costa, ministro dell'Ambiente.

«Nonostante il DDL SalvaMare, che consente ai pescatori di riportare a terra i rifiuti solidi marini, che raccolgono accidentalmente durante l'attività di pesca, sia passato al Consiglio dei Ministri – dichiara Rosalba Giugni- è necessario che la legge sia approvata al più presto, come richiesto dalla associazioni e dagli stessi cittadini italiani. Si tratta di un primo traguardo per combattere la marine litter, ma occorre che non ci siano ritardi normativi per liberare al più presto il mare dai rifiuti. È importante ridurre il problema alla radice e che la Legge Salva Mare sia completata recependo al più presto la direttiva europea sulla plastica monouso tra l'altro lacunosa perché, come già sottolineato da Marevivo, non include i bicchieri di plastica».

«Da anni collaboriamo coi pescatori dell'Adriatico per la salvaguardia delle tartarughe marine e dei delfini e due anni fa, nell'ambito del progetto Europeo Clean Sea Life, abbiamo cominciato ad organizzare azioni di Fishing for Litter - dice Sauro Pari- . In questa occasione abbiamo raccolto lo scoramento dei pescatori, costretti ogni giorno a ributtare in mare l'immondizia presa dalle loro reti. Di qui l'appello al Ministro che rinnoviamo affinchè la legge Salvamare abbia un iter veloce ed affronti anche il nodo del reperimento fondi per lo smaltimento dei rifiuti marini. Occorre evitare quanto accaduto con la 472 del 2013».

«Come Change.org siamo felici di aver supportato questa campagna che ha saputo portare all'attenzione delle istituzioni la voce di oltre 200.000 cittadini. In questi mesi - afferma Stephanie Brancaforte - abbiamo portato all'attenzione della politica diverse campagne lanciate da cittadini e associazioni che chiedono azioni concrete alle istituzioni per mettere una parola fine all'utilizzo della plastica e all'inquinamento che questa produce sui nostri territori. Siamo felici che il Ministro dell'Ambiente sia in ascolto delle richieste che vengono dai cittadini e dalla società civile e ci auguriamo di poter continuare a interrogare proficuamente la politica su quelle che sono le priorità dei cittadini italiani in merito ad ambiente e sostenibilità».

Per Licia Colò: «I cittadini sanno molto poco di quanto sia difficile far nascere concretamente una legge. Nei mesi scorsi abbiamo letto su tutti i giornali del Decreto Salvamare all'interno del quale finalmente i pescatori venivano autorizzati a portare in porto l'enorme quantità di spazzatura che ogni giorno raccolgono nel corso del loro lavoro. Io, come un qualsiasi cittadino, ho gioito leggendo quanto è uscito sui giornali, e soltanto dopo un attento approfondimento mi sono resa conto che affinché questa legge diventi realtà c'è ancora strada da percorrere. Credo che con la consegna di 200.000 firme al ministro dell'ambiente Costa si dimostri come un gran numero di cittadini abbia fretta di vedere azioni concrete e per questo tutti noi auspichiamo che il decreto Salvamare diventi velocemente una legge ed "entri in porto" il più velocemente possibile».

La testimonianza dei pescatori

Per Tomas Parenti, 22 anni, più giovane comandante di peschereccio della marineria di Rimini e "spazzino del mare": «Noi da ormai quattro mesi tutte le settimane riportiamo in porto i rifiuti, in media un grosso sacco da 30-40 chilogrammi ad ogni uscita. Ultimamente stavamo pescando più plastica che pesce, arrivando anche a rompere un numero elevato di reti. Era necessario fare qualcosa, soprattutto sensibilizzare chi di dovere a far trovare al porto dei cassonetti appositi per noi pescatori altrimenti paradossalmente rischiamo invece una multa. Per questo motivo, molti preferiscono ributtare in mare i rifiuti che tirano su dalle reti, anche se stiamo cercando di convincere tutti a fare come noi».

 

 

Strategia Marina: la plastica è il nemico numero uno dei nostri mari

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La manifestazione di Slow Food e Regione Liguria
al Porto Antico di Genova dal 9 al 12 maggio 
 

Strategia Marina: la plastica è il nemico numero 1 dei nostri mari con 179.023 particelle plastiche per km quadrato e l'80% dei rifiuti spiaggiati 

Una straordinaria ricerca - presentata a Slow Fish - che per la prima volta monitora secondo le direttive dell'Ue i mari italiani:

un punto di partenza per delineare le future politiche 

Oggi, durante la prima giornata di Slow Fish (l'evento biennale di Slow Food dedicato ai mari e alla pesca a Genova fino a domenica 12), sono stati presentati i primi dati raccolti dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, in collaborazione con ISPRA e le 15 ARPA costiere sullo stato complessivo dei mari italiani. L'analisi rientra nelle misure da mettere in atto dopo il recepimento della Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l'ambiente marino, che si basa su un approccio integrato e intende diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell'Unione europea. «Si tratta di un vero e proprio punto zero» commenta Irene Di Girolamo, referente ambiente marino dell'ufficio del sottosegretario di Stato all'Ambiente on. Salvatore Micillo. «I dati sono il risultato dell'analisi condotta dal 2015 al 2017 e costituiscono la fotografia dello stato attuale del nostro mare. Al termine del secondo ciclo di analisi, nel 2021, potremo fare un confronto preciso e capire se le prime misure messe in atto hanno dato i loro frutti e se la strada intrapresa è quella giusta». Come previsto dalla direttiva, infatti, ogni Paese deve ora stabilire un programma di azioni concrete per raggiungere gli obiettivi europei, e l'Italia ha iniziato proprio dalle azioni volte a sensibilizzare il pubblico sul tema dei rifiuti.

 

I principali risultati della ricerca: le specie aliene e i rifiuti

Specie aliene

Al 2018 sono state calcolate 263 specie non indigene nelle acque italiane, di cui il 68% ha stabilito popolazioni stabili lungo le nostre coste. «Questo dato ci dice che la bioinvasione nel Mediterraneo è in costante aumento e, per quanto riguarda le specie provenienti dal Mar Rosso, il cambiamento climatico ha avuto un effetto determinante, sia attraverso la modifica delle correnti, che hanno consentito l'arrivo di queste specie dai mari orientali, sia rendendo l'ambiente più favorevole a specie tropicali» aggiunge Franco Andaloro, esponente del Comitato scientifico di Slow Fish.«Quindi se da un lato si riducono le specie introdotte volontariamente dall'uomo con l'acquacoltura, dall'altro aumenta la migrazione di quelle che arrivano attraverso il canale di Suez. La conservazione dell'ambiente è essenziale in quanto si è evidenziato che le specie aliene sono meno presenti in ambienti sani e protetti». Un tema, questo, analizzato anche all'interno del programma di Slow Fish, dove cuochi e pescatori si confrontano e raccontano come stanno cercando di trasformare un problema in una risorsa. «È infatti importante un loro utilizzo alimentare per limitarne la diffusione», conclude Andaloro.

 

Rifiuti

Grazie al monitoraggio effettuato e presentato oggi a Genova, è possibile avere una prima base di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini. Tra le aree, monitorate due volte l'anno, troviamo le spiagge, le stazioni di profondità, la superficie marina e gli esemplari di tartarughe spiaggiate e successivamente analizzate. «Ne emerge un quadro significativo» commenta Silvio Greco, presidente del Comitato scientifico di Slow Fish. «Con una media di 777 rifiuti spiaggiati ogni 100 metri lineari. La plastica - incluse bottiglie, sacchetti, cassette in polistirolo, lenze da pesca in nylon - emerge come il materiale più abbondante con una percentuale dell'80%». Tra i 10 e gli 800 metri di profondità la media degli oggetti per km quadrato passa da 66 e 99: anche qui la plastica è il materiale predominante con il 77%, rappresentata da buste, involucri per alimenti e attrezzi da pesca.

«Significativa soprattutto la densità dei microrifiuti plastici inferiori ai 5 mm ritrovati sulla superficie marina, che è di 179.023 particelle per km quadrato» continua Greco. «Questo ci fa riflettere soprattutto sull'incuria che abbiamo avuto nei confronti del mare in passato, perché queste particelle sono il risultato della frammentazione di tutto ciò che abbiamo gettato indiscriminatamente pensando che il mare fosse la nostra discarica naturale». Basti pensare infatti che i tempi di degradazione in mare per le bottiglie di plastica sono stimati in 500-1000 anni, mentre passiamo a 20-30 per i bastoncini cotonati e a 10-20 anni per le buste di plastica.

 

Rifiuti, lo sappiamo, che hanno conseguenze sullo stato della biodiversità marina, pesci e tartarughe in primis. Dall'analisi di 150 esemplari di tartarughe Caretta caretta spiaggiate è emerso che il 68% presentava plastica ingerita.

 

«Diversamente da quanto atteso, l'80% dei rifiuti plastici spiaggiati censiti nelle spiagge risulta derivare dai fiumi, mentre il 20% è scaricato direttamente in mare. Dato, questo, che dovrebbe farci riflettere in merito al fatto che la cura dei mari comincia dai nostri comportamenti a terra» continua Greco. «Insomma, da questi dati emerge un quadro sicuramente da tenere sotto controllo: alcune aree risultano più contaminate di altre, ma si tratta di un punto di partenza fondamentale per muovere i prossimi passi» conclude Irene Di Girolamo.

 

La Strategia Marina

Il 17 giugno 2008 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell'Unione Europea hanno emanato la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l'ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010. La Direttiva pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, "Good Environmental Status") per le proprie acque marine. Ogni Stato deve quindi mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una "fase di preparazione" e di un "programma di misure". La Direttiva quadro stabilisce che gli Stati membri elaborino una strategia marina che si basi su una valutazione iniziale, sulla definizione del buono stato ambientale, sull'individuazione dei traguardi ambientali e sull'istituzione di programmi di monitoraggio. Gli Stati devono redigere un programma di misure concrete diretto al raggiungimento dei suddetti obiettivi. Tali misure devono essere elaborate tenendo conto delle conseguenze che avranno sul piano economico e sociale.

 Slow Fish è possibile grazie al supporto di una grande rete formata dalle numerose realtà che credono nel progetto. Tra queste citiamo gli Official partner: Agugiaro&Figna Molini, BBBell, Iren, Pastificio di Martino, Quality Beer Academy, Unicredit.

 

Slow Fish è un evento a ingresso libero, buon divertimento!


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