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sabato 29 luglio 2017

Rural Festival: la parola alla biodiversità nel doppio appuntamento in Emilia e in Toscana a settembre 2017


Rural Festival: la parola alla biodiversità


Doppio appuntamento in settembre nel parmense e nel senese con agricoltori e allevatori custodi di antiche varietà vegetali e razze animali per un viaggio alla scoperta del patrimonio rurale della zona


Sabato 2 e domenica 3 settembre 2017 a Rivalta di Lesignano De' Bagni (Parma) torna per il quarto anno l'appuntamento dedicato alla varietà di produzioni artigianali locali di agricoltori e allevatori: un invito alla scoperta e all'assaggio di prodotti di antiche razze animali e varietà vegetali. 

Dopo il successo dello scorso anno, si terrà anche la tappa in Toscana, a Gaiole in Chianti (Siena), sabato 16 e domenica 17 settembre.

L'area protetta di biodiversità di Rivalta di Lesignano de' Bagni, nel cuore della Food Valley e allo stesso tempo in un territorio collinare fatto di verde, boschi di querce, calanchi e vulcanelli di fango recentemente eletto a riserva Mab Unesco, è pronta a ospitare una nuova edizione di un festival che è il momento clou di un movimento nato per salvaguardare colture e razze in via d'estinzione. 

L'idea del Rural Festival nasce infatti dall'impegno da parte di agricoltori e allevatori della zona e, come lo scorso anno, anche toscani, di far conoscere e assaggiare i propri prodotti che conservano un'antica storia che parla di semplicità e genuinità. Il motto è: tornare indietro per andare avanti e guardare al futuro. 

Si potrà quindi gustare la biodiversità agricola con stand gastronomici in cui assaggiare e anche ascoltare le singole storie che si nascondono dietro ad ogni piccolo produttore. 

A fare bella mostra di sé ci saranno il prosciutto di maiale nero, arrosticini di pecora Cornigliese, pane di grano del Miracolo e Marocca di Casola, focaccia di frumento Gentilrosso, polenta Formenton Ottofile Garfagnana, testaroli della Lunigiana con farro, gnocchi di patata Cetica, polpa di pomodoro Riccio di Parma, pasta fresca all'uovo di gallina Romagnola, Tortél Dóls con mostarda, torta di patata Quarantina, arrosto di tacchino nero, cipolla Borettana, fagioli Zolfino al coccio, olio di Olivastra Seggianese, latte fresco e sorbetto di asina, formaggi unici di razze bovine e ovine, torta di prugna Zucchella, sorbetto di uva Termarina, miele biologico reggiano e Dop della Lunigiana e vino da rare varietà tosco-emiliane. 

Una mostra-mercato ma soprattutto un'esperienza diretta, da vivere con tutti i sensi negli spazi della riserva naturale del parco Barboj, tra frutti e animali di varietà e razze antiche e spesso dimenticate.

Il festival ospiterà anche modelli di trattori Landini e Lamborghini prodotti tra gli anni Trenta e Cinquanta, che verranno messi in moto per la gioia dei bambini e anche di adulti appassionati. 

Inoltre un ricco parco animale di antiche razze, come il maiale nero, il suino di Cinta Senese, la pecora Cornigliese, Massese e Garfagnina, il cavallo Bardigiano, l'asino Romagnolo e Amiatino, la vacca grigia Appeninica, Valtarese e Ottonese, il tacchino di Parma e Piacenza, la gallina Romagnola e Valdarnese. 

Non mancheranno vini da antichi vitigni come la Fortana del Taro o quello ricavato dall'uva Termarina, la varietà "Maestri" già nota ai tempi dei Romani e dalla Toscana vini come Mammolo, Ciliegiolo, malvasia Nera, Fogliatonda e ancora vino da Sangiovese in purezza e vin santo da malvasia del Chianti.

Nel weekend del 16 e 17 settembre ci si trasferirà a Gaiole in Chianti (Siena) per un altro fine settimana dedicato al movimento Rural, in piazza Ricasoli e lungo la principale via del paese di Gaiole in Chianti, dove anticamente si teneva il mercato delle merci, con la stessa formula. 

Grazie al patrocinio dei Comuni di Lesignano De' Bagni e di Gaiole in Chianti le due tappe del Rural Festival serviranno a mettere in primo piano un'economia del passato più che mai attuale, un progetto di recupero delle biodiversità per tornare a presidiare i campi. 

Un modello di economia sana e sostenibile che fa leva sul recupero delle antiche coltivazioni strettamente connesse al territorio. Un movimento che non si esaurisce in questi due weekend ma che di anno in anno continua a dare speranza a tutte quelle giovani generazioni di agricoltori e allevatori custodi.     

Con la doppia tappa della manifestazione, patrocinata dal Comune di Lesignano de' Bagni e dal Comune di Gaiole in Chianti, si vuole ribadire il concetto di promozione di quell'economia sana e sostenibile che fa leva sul recupero di antiche tradizioni, su prodotti genuini e sulla tutela dei valori contadini. 

Una quarantina di aziende del territorio provinciale e della regione Toscana, oltre all'Associazione agricoltori allevatori custodi di Parma e alla collaborazione del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, saranno a disposizione per far conoscere prodotti e razze dimenticati per panoramica gastronomica di grande valore e quasi dimenticata.

Orario: 10-19, ingresso gratuito.

Per informazioni:
Rural Festival
EMILIA: Parco Barboj – Rivalta di Lesignano De' Bagni – Parma (2 e 3 settembre 2017)
Tel: 342.9128266 e 335.316337
TOSCANA: Centro storico di Gaiole in Chianti – Siena (16 e 17 settembre 2017) 



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giovedì 27 luglio 2017

Payments for Ecosystems: il denaro salverà il pianeta

Può la logica del profitto condannare e salvare il pianeta? 

Secondo uno studio della Northwestern University sì!

Qual è, secondo voi, il modo migliore per convincere qualcuno a fare qualcosa? Nel caso specifico, a ridurre la deforestazione e salvare il pianeta? 
Metterlo al corrente delle possibili conseguenze di ogni gesto, risponderanno in molti!
Tuttavia, secondo uno studio condotto dalla Northwestern University, esisterebbe un metodo molto più efficace per convincere le persone a non abbattere gli alberi
Nonostante si ritenga che il rispetto per la natura sia un elemento fondamentale per la corretta crescita di ogni essere umano, molti hanno perso questo valore per strada. 

E poco importa se quotidianamente ci si imbatte in problemi quali effetto serra, aumento spropositato di CO2 o vere e proprie catastrofi climatiche
Secondo la prestigiosa Università Americana, il vero modo per convincere qualcuno a non abbattere gli alberi sarebbe elargire generosi premi in denaro. Già, il denaro, causa e deterrente alla deforestazione. Abbastanza curiosa come cosa. 
In pratica, la ricerca ha valutato l’efficacia dei cosiddetti "Payments for Ecosystems"(PES), ovvero dei programmi in cui si ricevono finanziamenti se si hanno dei comportamenti pro ambiente.
Payments for Ecosystems
L'esperimento ha visto interessati 121 villaggi dell'Uganda, di questi, 60 hanno ricevuto premi in denaro, 61 no. 

Ovviamente, i 61 villaggi che non hanno ricevuto alcuna somma non si sono astenuti dall'abbattere la foresta.  
Nei 60 villaggi interessati dal PES, gli abbattimenti sono stati sensibilmente inferiori rispetto agli anni precedenti. 

Secondo Seema Jayachandran, professore associato di economia nel Weinberg College of Arts and Sciences di Northwestern: "Gli incentivi hanno effettivamente cambiato il comportamento delle persone e hanno fatto bene all’ambiente mostrando l’efficacia del programma che è molto più economico rispetto ad altri approcci per ridurre le emissioni di carbonio , come le sovvenzioni per veicoli ibridi o elettrici negli Stati Uniti
Probabilmente il concetto alla base dello studio non è affatto sbagliato, anche se viene da chiedersi quanto sia preoccupante una situazione in cui il profitto (per comportamenti meritevoli o meno) determini gran parte della nostra esistenza

mercoledì 19 luglio 2017

CLIMATHON: SFIDA MONDIALE DI IDEE PER UN FUTURO SOSTENIBILE

C'è tempo fino al 1 agosto per iscrivere la propria città alla 'maratona' di 24 ore che selezionerà i migliori progetti per rendere sempre più 'green' i centri urbani di oltre 40 Paesi del mondo


Ritorna il 27 ottobre Climathon, la 'maratona' di 24 ore per proporre idee utili a contrastare i cambiamenti climatici e rendere i centri urbani sempre più sostenibili. 

Le città candidate sono già 79 in oltre 40 paesi, ma c'è tempo fino al 1 agosto per proporsi ad ospitare il Climathon nella propria. Possono candidarsi amministrazioni locali, università, centri di ricerca, enti privati, associazioni, fondazioni. 

Per candidarsi è sufficiente accedere al sito ufficiale e compilare il formulario online:
https://climathon.climate-kic.org/register?profile_id=browse.

Climathon è promosso da Climate-KIC, la comunità europea pubblico-privata per la lotta ai cambiamenti climatici coordinata in Italia da Climate-KIC Italy, con sede a Bologna. 

Alla competizione possono partecipare imprenditori, ricercatori, innovatori e studenti universitari, che saranno guidati da un team di esperti nell'elaborazione delle soluzioni ai problemi proposti dalle città che ospiteranno la manifestazione.

Tra le città che nel 2016 hanno ospitato il Climathon di Climate-Kic ci sono Venezia, Bologna, Torino e Latina e importanti centri del continente americano (Toronto, Vancouver, NewYork, Miami, Bogotà, Medelin, Santiago del Cile, San Paolo, Recife, ecc.) e asiatico (Honk Kong, Seoul, Bangladesh, Mumbai, Nuova Deli, Bangalore, ecc.). 

In Europa sono state protagoniste anche Londra, Dublino, Berlino, Francoforte, Zurigo, Parigi, Malmo, Cracovia, Belgrado e altre città.

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Ebola e Deforestazione

Confermato un nesso tra la deforestazione e il virus ebola

Quante volte abbiamo sentito parlare di Ebola, di possibili cause e di rimedi più o meno validi per contrastare l'insorgere di un'epidemia.

Oggi, molti anni dopo il contagio del primo paziente zero, sappiamo molto di più su questo virus e un dato in particolare dovrebbe allarmarci più del dovuto. Analizzando undici pazienti provenienti da diverse aree geografiche dell'Africa, è stato possibile individuare un elemento che sembra accomunare le esperienze di contagio. Tutti i pazienti analizzati, infatti, provengono da zone colpite da un preciso modello di deforestazione frammentata che ha finito per creare confini non regolari tra aree forestate e aree deforestate. 

Il tutto per sottrarre alla natura terreni sui quali edificare o ottenere legname per la realizzazione di mobili. Esiste dunque un legame diretto tra deforestazione e diffusione del virus Ebola che, in precise condizioni, è libero di proliferare con tutte le conseguenze del caso. 


A dircelo è uno studio pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, con il titolo “The nexus between forest fragmentation in Africa and Ebola virus disease outbreaks ”. E questo studio parla italiano! 

Il team è stato infatti coordinato da Maria Cristina Rulli del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano, in collaborazione con Monia Santini della Fondazione CMCC - Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, e i ricercatori dell’Università di Massey (Nuova Zelanda) e l’Università di California Berkley (Usa).

Abbiamo già parlato dei danni della deforestazione e di come ogni nostra scelta quotidiana influisca sullo stato di salute dell'ambiente che ci circonda

Adesso la situazione sembra essersi posta su un piano decisamente diverso e dubito che il genere umano sia disposto ad accettare un sacrificio di questa portata. 

CoReVe, nel 2016 raccolta del vetro in ulteriore miglioramento. Buoni risultati anche al Sud.

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In aumento anche nel 2016 la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti di imballaggio in vetro, ma va migliorata ancora la qualità del materiale conferito.

  • Nel 2016 la raccolta differenziata del vetro è cresciuta del 2,1%, arrivando a circa 1.864.000 tonnellate;
  • In aumento anche la resa pro capite nazionale: si è passati dai 30 kg/ab del 2015 ai 30,7 kg/ab del 2016;
  • Il riciclo dei rifiuti di imballaggio in vetro è cresciuto dell’1,6%, per un totale di 1.687.553 tonnellate;
  • Nel 2016 l’immesso al consumo di rifiuti d’imballaggio in vetro è cresciuto dello 0,9% rispetto al 2015, attestandosi a 2.364.052 tonnellate mentre il tasso di riciclo è salito al 71,4% rispetto al 70,9% del 2015;

Milano, 19 luglio 2017 – Confermato anche nel 2016 il trend positivo della raccolta differenziata e del riciclo del vetro in Italia, a testimonianza della sempre crescente propensione degli italiani per gli stili di vita attenti all’ambiente. 

Secondo i dati elaborati da CoReVe – Consorzio Recupero Vetro, infatti, nel 2016 la raccolta differenziata del vetro ha registrato un incremento del 2,1% rispetto al 2015, attestandosi a circa 1.864.000 tonnellate.

In particolare, gli incrementi più significativi si sono registrati al Sud (+6,5%), e al Centro (+4,2%), mentre al Nord, dove la raccolta è ormai consolidata, il dato è rimasto sostanzialmente stabile. 

Nel Mezzogiorno spiccano i risultati della Calabria (+35,3%), della Sicilia (+14,4%) e della Puglia (+10%), mentre più contenuti, ma comunque in miglioramento, quelli registrati in Sardegna (+4,7%), Basilicata (+2,5%), Abruzzo (+2,1%) e Campania (+0,8%)

Il Molise ha registrato un calo di -3,5%. Nel resto del Paese, Lazio (+11,3%) e Umbria (+9,7%) hanno registrato le performance migliori.

Per quanto riguarda invece la raccolta pro capite, a livello nazionale nel 2016 si è attestata a 30,7 kg/ab, in aumento rispetto ai 30 kg/ab del 2015

Il Nord si è confermato al primo posto con 39,4 kg per abitante seguito dal Centro con 27,6 kg/ab, mentre al Sud il valore medio di 21 kg/ab è stato raggiunto soprattutto grazie ai risultati della Sardegna (40,7 kg/ab), dell’Abruzzo (30,1 kg/ab) e della Campania (26,2 kg/ab), che hanno compensato il risultato della Sicilia (7,9 kg/ab).

Le tonnellatedi vetro riciclate a livello nazionale sono state 1.687.553, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2015 mentre il tasso di riciclo, ovvero il rapporto tra quanto riciclato e l’immesso al consumo, è cresciuto dal 70,9% del 2015 al 71,4%

L’immesso al consumo degli imballaggi in vetro nel 2016 a livello nazionale è stato di circa 2.364.052 tonnellate, con un aumento dello 0,9% rispetto al 2015 (2.342.845 tonnellate).

Soddisfatto dei risultati raggiunti nel 2016, in particolare al Sud, Franco Grisan - Presidente del CoReVe, che ha dichiarato: “Il 2016 è stato un anno positivo per la raccolta e il riciclo del vetro nel nostro Paese. Le regioni del Sud stanno migliorando ma le istituzioni e CoReVe dovranno fare ogni sforzo perché il recupero sia maggiore e continuo nei prossimi anni, in vista dell’impegnativo obiettivo di 90% di riciclo fissato dal Parlamento Europeo il 14 marzo. Per questo abbiamo lanciato quest’anno un Piano straordinario d’incentivazione Sud, per spronare tutti gli attori coinvolti nel processo di raccolta a fare network e raggiungere risultati sempre migliori. Stona leggermente, tuttavia, nei risultati ottenuti, il +2,1% della raccolta a fronte del +1,6% del riciclo, perché questo gap dello 0,5% vuol dire che la raccolta differenziata è stata fatta peggio. È per questo motivo che continueremo a portare avanti campagne di sensibilizzazione per promuovere comportamenti virtuosi nel fare la raccolta differenziata del vetro”.

Un corretto comportamento del cittadino nel conferire i rifiuti d’imballaggio in vetro è proprio l’obiettivo della nuova campagna tv del CoReVe, che rinforza e implementa i messaggi delle precedenti edizioni. 

La protagonista Licia Colò, infatti, dapprima sottolinea che cristallo e ceramica vanno conferiti nell’indifferenziata e, dopo aver ripetuto l’ormai noto claim: “Solo bottiglia e vasetto per un riciclo perfetto”, ricorda allo spettatore “… e toglili sempre dal sacchetto”. Proprio il sacchetto, infatti, viene utilizzato da molti cittadini per trasportare il vetro da conferire nei raccoglitori, ma impedisce di recuperare correttamente il vetro da riciclare e costituisce un’impurità.

I BENEFICI DEL RICICLO DEL VETRO NEL 2016
I risultati ottenuti nel 2016 hanno consentito anche enormi benefici, sia in termini economici sia ambientali:
  • RICAVO DEI COMUNI: CoReVe ha corrisposto direttamente ai Comuni italiani per la raccolta differenziata del vetro circa 67,5 milioni di euro;
  • RISPARMIO SMALTIMENTO IN DISCARICA: la raccolta differenziata ha evitato agli italiani costi per lo smaltimento in discarica per quasi 198 milioni di euro;
  • RISPARMIO DI MATERIE PRIME: la quantità di materie prime risparmiata nel 2016 è di circa 3.165.000 tonnellate, pari ad una collina di dimensione 1,5 volte il Colosseo;
  • RISPARMIO DI ENERGIA: Sulla base dei dati raccolti il CoReVe ha stimato un risparmio di energia diretto e indiretto nel 2016 equivalente a circa 332 milioni di metri cubi di gas, pari a circa i consumi di gas della città di Genova;
  • MINOR EMISSIONE DI CO2: attraverso il riciclo si è ridotta l’emissione in atmosfera di 1.953.000 tonnellate di CO2, pari a quanto assorbito da una foresta di dimensioni pari alla regione Puglia.

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Coreve – Consorzio Recupero Vetro
Coreve è il consorzio senza fini di lucro che ha per scopo il raggiungimento degli obiettivi di riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio in vetro prodotti sul territorio nazionale. 

È stato istituito dai principali gruppi vetrari italiani il 23 ottobre 1997 in ottemperanza al Decreto Legislativo 22/97 per gestire il ritiro dei rifiuti in vetro provenienti dalla raccolta differenziata, per predisporre le linee guida per le attività di prevenzione e per garantire l’avvio al riciclo del vetro raccolto. 

Un’organizzazione moderna i cui obiettivi sono la costante ricerca di nuove soluzioni che possano migliorare e ottimizzare la catena di montaggio del rottame di vetro.

martedì 18 luglio 2017

AutoScout24: "Record In Europa per elettriche e ibride. Italia terza nelle ricerche"

Vetture "green": è boom di ricerche in tutta Europa.

Italia sul podio, nonostante l'assenza di contributi all'acquisto. 

Tesla Model S la più ricercata in Europa, in Italia primato della Toyota Auris




Milano, 18 luglio 2017 – Terzi in Europa, ma con un grande potenziale. 


Nonostante in Italia non siano in questo momento disponibili inc
entivi o contributi per spingere l'acquisto delle vetture a basso impatto ambientale, tranne l'esenzione bollo per le elettriche nei primi cinque anni dall'immatricolazione, le ricerche di questi mezzi nel primo semestre del 2017 sono aumentate del 49,96% rispetto allo stesso periodo del 2016. 

Il dato emerge da un'analisi realizzata sulla propria piattaforma da AutoScout24, il più grande sito di annunci auto in Europa con più di 2,5 milioni di veicoli online.

Secondo lo studio, il Paese più green, automobilisticamente parlando, del Vecchio Continente, è la vicina Austria.

Oltre le Alpi, infatti, la ricerca di vetture a basso impatto ambientale è schizzata letteralmente in alto, superando la soglia del 100% di incremento.

Il merito è soprattutto dei 4mila euro di incentivi previsti per l'acquisto di vetture elettriche e di 2mila per le ibride plug-in, oltre alla possibilità di parcheggiare gratuitamente in molte città.

Dietro l'Austria si piazza la Francia, con un aumento nella ricerca di vetture verdi nel primo semestre di quest'anno pari al 61,59% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Anche in questo Paese sono in vigore degli incentivi e, come se non bastasse, il governo ha da poco annunciato che dal 2040 non sarà più possibile vendere auto a benzina o diesel.

Non è un caso se Renault, tra i brand europei, sia quello che vanta il più elevato numero di vetture elettriche nel proprio listino.

Quarta, immediatamente dopo l'Italia, per incremento delle ricerche di questa tipologia di mezzi, si piazza la Spagna con un balzo del 46,60%.

Un risultato davvero soddisfacente se si pensa che anche nel Paese iberico non esistono contributi all'acquisto, ma soltanto la riduzione del 75% della tassa annuale di circolazione in alcune città.

Quinta la Germania che ha fatto registrare un aumento del 36,23%.

In questo Paese esistono da anni un sistema di incentivi e contributi (4mila euro per le elettriche e 3mila per le ibride plug-in), esportati tra l'altro nella vicina Austria.

Le stazioni di ricarica sono numerose e bene organizzate, ma l'elettrico deve scontrarsi con lo scetticismo dell'Adac, l'Automobile club tedesco, che sostiene come le vetture prive di motore a scoppio non siano ancora convenienti rispetto a quelle a combustibile fossile, nonostante gli incentivi.

Sesto Paese per incremento di ricerche di auto green è il Belgio con un +31,64 per cento.

Qui, dal 2016, sono in vigore ecoincentivi anche per le vetture a idrogeno.

Fanalino di coda, strano ma vero, l'Olanda con un aumento delle ricerche nel primo semestre di quest'anno di appena il 13,53% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Un dato che a prima vista suona come paradossale in un Paese che ha annunciato di voler fermare la vendita di nuovi veicoli a combustione già dal 2025 ma che si spiega con il fatto che il boom si è registrato già diversi anni fa.

Sul fronte dei modelli è interessante notare come si stiano imponendo all'attenzione generale le elettriche pure.

In questo caso non stupisce il buon posizionamento di Tesla che qualche settimana fa ha lanciato l'"elettrica per tutti", la Model 3.

Intanto la più costosa Model S si piazza al primo posto nelle ricerche di vetture a basso impatto ambientale in ben tre Paesi: Germania, Belgio e Austria.

Le elettriche pure sono in cima alla classifica nei Paesi che possono godere di incentivi, contributi e di una fitta rete di stazioni di ricarica: in Francia, per esempio, spicca al primo posto la Renault ZOE, mentre la Nissan Leaf è seconda.

Al terzo posto troviamo un'altra pura, la Tesla S. Nei Paesi in cui il sostegno governativo è ridotto o assente vincono le ibride: in Italia la più ricercata è la Toyota Auris, seconda la Yaris, terza la Lexus Nx.

In Spagna podio tutto giapponese: prima la Toyota Auris, regina delle ibride, seconda la Lexus Rx, terza la Lexus CT 200.

"Attraversiamo una fase in cui l'interesse per le vetture a basso impatto ambientale è in forte crescita in tutta Europa anche se la presenza di incentivi e soprattutto dei contributi all'acquisto – spiega Tommaso Menegazzo, marketing manager di AutoScout24 Italia - rimane il discrimine fondamentale per il successo delle elettriche pure.

In generale, però, possiamo affermare che nonostante i volumi di vendita siano ancora bassi, non altrettanto si può dire per il livello di attenzione di produttori e automobilisti nei confronti delle tecnologie 'verdi' applicate all'automotive".


L'AGPI di giugno.
L'AGPI, l'indice che misura il costo medio di tutte le inserzioni presenti su AutoScout24 (oltre 415mila), ha toccato nel mese di giugno il valore di 14.256 euro, in aumento rispetto a maggio dello 0,5%.

Per quanto riguarda la classifica delle vetture più ricercate si piazza prima sempre la Golf, seguita da Bmw Serie 3, Audi A3 e Audi A4.

Quinta la Fiat Panda che precede due modelli della Mercedes, la Classe A e la Classe C e due della Bmw, la Serie 1 e la Serie 5.

Chiude la classifica un'altra italiana, la Fiat 500 che ha appena compiuto sessanta anni.


A proposito di AutoScout24
AutoScout24 è la più importante piattaforma classified automotive online d'Europa. Consente alle persone di scegliere l'auto dei propri sogni in modo semplice, efficace e stress-free.

AutoScout24 permette a dealer e privati di vendere le proprie auto, nuove e usate, attraverso gli annunci pubblicati sul sito.

Inoltre, AutoScout24 offre a concessionari, Case auto e altri attori del settore automotive, prodotti pubblicitari, come display advertising e lead generation.

AutoScout24 fa parte del Gruppo Scout24, che opera nei principali mercati online del settore immobiliare e automobilistico in diversi paesi europei.

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BIOGAS PROTAGONISTA DEL FESTIVAL ECOFUTURO. CIB, STRATEGICA SINERGIA CON ALTRE FONTI RINNOVABILI

«Il biogas ha cambiato profondamente il paradigma dell'agricoltura tradizionale, rendendola più sensibile ai temi della sostenibilità e attribuendole un nuovo ruolo nel contrasto ai cambiamenti climatici. 

La digestione anerobica è qualcosa che va oltre la semplice produzione di bioenergie: è un'innovazione in grado di rendere l'agricoltura più innovativa intensificando le produzioni alimentari e assolvendo al contempo le nuove aspettative di tutela ambientale e sociale».

Il biogas, nelle parole dell'intervento di Piero Gattoni, presidente del CIB, è stato al centro dei temi di Ecofuturo, il festival delle eco tecnologie e dell'autocostruzione che si è appena concluso a Padova al Fenice Green Energy Park. Il festival, sviluppatosi attorno all'impegno ecologista di Jacopo Fo, Fabio Roggiolani e Michele Dotti.

Il Consorzio Italiano Biogas ha preso parte ai cinque giorni del festival presentando le buone pratiche dei soci e illustrando i benefici dell'unico settore delle rinnovabili dal quale si possono ottenere più forme di energia: elettricità, biometano e calore. Attualmente agli oltre 1500 impianti a biogas presenti sul territorio italiano corrisponde una potenza elettrica installata di circa 1200 MW. 

Con l'approvazione imminente di un nuovo decreto, il settore della digestione anaerobica potrebbe dar vita a una promettente produzione di biometano. Il testo del nuovo decreto prevede un target al 2022 di 1 miliardi di metri cubi di biometano, sufficiente ad alimentare l'attuale parco di veicoli a gas naturale. 

La produzione potenziale potrebbe spingersi fino a un massimo potenziale di 8 miliardi di metri cubi entro il 2030.

«Al fine di sfruttare il grande potenziale del biogas – spiega ancora Piero Gattoni – si deve immaginate uno sviluppo che ne esalti le peculiarità di flessibilità e programmabilitá. Nel dibattito sulla strategia Energetica Nazionale la digestione anaerobica merita un suo capitolo specifico, che segni una traiettoria in grado di supportare la produzione di Biometano per i trasporti, per il greening della rete del gas e per la cogenerazione, fino allo sviluppo di tecnologie innovative come il power to gas, in grado di convertire la produzione di elettricità è in esubero in gas naturale. Per realizzare questi vantaggi è fondamentale salvaguardare il parco a biogas elettrico dalla fase di uscita dagli inventivi prevista tra il 2022 e il 2027, in aggiunta alla nuova piattaforma di sostegno per il biometano». 

Il biometano è stato uno dei temi portanti della quarta edizione di Ecofuturo. Questo biocarburante avanzato ottenibile dal biogas rappresenta il vettore, tutto italiano, per la transizione a una nuova mobilità sostenibile e al greening della rete nazionale del gas. A Ecofuturo sono state illustrate la possibilità di intervenire in tempi rapidi sull'abbattimento delle emissioni inquinanti del trasporto pesante: camion, trattori ma anche navi. Attraverso tecniche di conversione degli attuali motori diesel in motori dual-fuel con utilizzo di biometano liquido, sarebbe possibile ridurre drasticamente l'impatto ambientale del trasporto pesante senza la necessità di rinnovare il parco mezzi esistente.

«Il settore del biogas – prosegue Piero Gattoni – deve lavorare insieme a quello della mobilità elettrica. La sinergia è fondamentale per massimizzare i risultati attesi. Ecofuturo rappresenta uno spazio importante per mettere in collegamento esperienze e mondi che operano per ottenere obiettivi comuni. L'approccio innovativo di Ecofuturo risiede nell'accettare le sfide tecnologiche e declinarle a sostegno di un futuro più sostenibile e attento alle interrelazioni sociali. Noi con il Biogasfattobene abbiamo accettato questa sfida».


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lunedì 17 luglio 2017

CARBON FOOTPRINT, GRUPPO CAP CERTIFICA LE PROPRIE EMISSIONI (E PROSEGUE NELL'IMPEGNO PER RIDURLE)

Tutti i programmi per rendere sempre più sostenibile la gestione del servizio idrico. 

In arrivo anche nuovi boschi urbani per compensare le emissioni generate dai cantieri. I progetti di Gruppo CAP. 

Dalle emissioni generate dai depuratori a quelle delle auto aziendali impiegate dai tecnici per la manutenzione di acquedotti e reti fognarie, dai consumi energetici alla CO2 emessa da uffici, laboratori e impianti del gruppo: un lavoro certosino, quello portato avanti da Gruppo CAP, l'azienda pubblica del servizio idrico metropolitano che ha deciso di mettersi alla prova e di contare, anzi rendicontare e far verificare a un ente esterno, le emissioni di gas effetto serra, per calcolare la propria carbon footprint, l'impronta di carbonio.

"Il nostro impegno nel migliorare la qualità del servizio idrico è costante anche dal punto di vista dell'impatto ambientale, commenta Alessandro Russo, presidente di Gruppo CAP. Impieghiamo già esclusivamente energia da fonti rinnovabili per le nostre attività, ma vogliamo fare ancora di più, con progetti concreti di economia circolare e cercando, anno dopo anno, di sviluppare programmi di sostenibilità sempre più ambiziosi".  

Il risultato dell'analisi della carbon footprint non è solo un numero (91.698 tCO2e per il 2016), ma un'intensa politica di sostenibilità che parte dall'analisi dell'impatto ambientale generato dalle attività del Gruppo nello scorso anno, per arrivare a programmare interventi e azioni di efficienza energetica e per impegnarsi nell'adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Primo passo, appunto, calcolare la propria carbon footprint e ottenere la certificazione delle emissioni in atmosfera: una certificazione volontaria che non è prevista tra gli obblighi di legge per i gestori del servizio idrico, ma che Gruppo CAP ha scelto di effettuare con la consulenza di RINA, uno dei principali enti certificatori riconosciuti sul mercato.

Il totale delle emissioni di gas a effetto serra generate da Gruppo CAP per l'anno 2016 è appunto pari a 91.698 tonnellate di CO2 equivalente, in linea con il valore del 2015. La certificazione è un anello importante della politica ambientale dell'azienda idrica, riassunta nel Bilancio Ambientale 2016, che nelle prossime settimane verrà presentato dal Gruppo per rendicontare le proprie attività.

Un impegno a 360 gradi che include lo sforzo per contenere le emissioni di CO2: già nel 2016 il 47% dell'energia impiegata proveniva da fonti rinnovabili, anche autoprodotte dall'azienda, per esempio grazie alla produzione di 3.417.690 kWh negli impianti a biogas realizzati nei depuratori di Bresso e Peschiera Borromeo. E da gennaio 2017, grazie ai risultati della gara d'appalto indetta l'anno scorso insieme alle altre aziende pubbliche lombarde del servizio idrico riunite nella Water Alliance, il 100% dell'energia acquistata da Gruppo CAP è certificata green e proviene da fonti rinnovabili.

Tra le iniziative più recenti spicca il progetto per la carbon neutrality degli appalti, già partito nella zona Est dell'area metropolitana di Milano: lo scopo è ridurre l'impatto ambientale dei cantieri compensando la CO2 prodotta nelle attività lavorative grazie alla piantumazione di nuovi alberi, fino a far nascere un vero "Bosco CAP" nei comuni del Milanese.

Il progetto prevede azioni concrete a carattere locale, a partire dalla piantumazione e dalla cura di nuovi alberi nei comuni coinvolti dai principali cantieri dell'azienda idrica. Gli interventi di piantumazione raccolgono le raccomandazioni dell'UNFCC, la Convenzione Quadro delle nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

"Anche nelle strategie di adattamento al cambiamento climatico, il nostro punto di riferimento è la dimensione locale, il nostro territorio – spiega il presidente di Gruppo CAP Alessandro Russo –. I nostri cantieri sono indispensabili per garantire un servizio idrico efficiente e potenziare le reti di acquedotto e fognatura. Questo genera inevitabilmente costi ambientali che però possiamo compensare realizzando appalti sostenibili e carbon neutral: un progetto molto concreto, con l'obiettivo finale di migliorare la qualità della vita in linea con i Sustainable Development Goals, gli obiettivi di sviluppo sostenibile del Millennio indicati dalle Nazioni Unite (in particolare per l'Obiettivo 11 che mira a rendere le città e gli insediamenti umani più inclusivi)".

Il progetto è stato avviato da Gruppo CAP in collaborazione con il raggruppamento di imprese che si è aggiudicato l'appalto, composto dall'Impresa Edile Artifoni spa e dal Consorzio Imprese Riunite Geos, che hanno inserito la proposta di compensazione come elemento qualitativo dell'offerta di partecipazione alla gara per la manutenzione delle reti fognarie.



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Viessmann: al via la nuova inziativa ArchiEnergy Project, la progettazione virtuosa e sostenibile


Al via la nuova iniziativa Viessmann, volta a coinvolgere gli studi di architettura sul tema dell'efficienza energetica

Viessmann ha fatto della sostenibilità uno dei suoi valori-cardine, un impegno preso con i suoi partner e con i clienti.
Da queste premesse prende vita l'iniziativa ArchiEnergy Project - il nuovo progetto per la promozione trasversale della progettazione sostenibile ed efficiente - ideata dall'azienda in collaborazione con il giornalista Giorgio Tartaroesperto didesign e architettura, che coinvolge la rete dei Partner per l'Efficienza Energeticala folta schiera di professionisti consigliati da Viessmann.

ArchiEnergy Project si pone l'obiettivo di mettere in risalto quei professionisti dell'architettura che hanno realizzato interessanti progetti in ambito residenziale o commerciale. Una serie di interviste realizzate da Giorgio Tartaro metterà in luce le scelte fatte da ciascun architetto e progettista, partendo dalle esigenze dei committenti ed evidenziando come il tema dell'efficienza, del comfort e del risparmio energetico si possano oggi fondere in modo armonioso ed equilibrato con soluzioni innovative e performanti.

Le interviste saranno poi pubblicate sui i canali ufficiali Viessmannsia web che social, al fine di promuovere il lavoro di squadra e la realizzazione di progetti che siano in grado di soddisfare le richieste del cliente e che, al tempo stesso, rispettino il mondo che ci circonda, producendo il minimo impatto possibile su di esso.

I Partner per l'Efficienza Energetica Viessmann diventano in questo scenario dei veri e propri consulenti di sistemi efficienti, in grado di affiancare l'architetto nella scelta della soluzione migliore in termini di comfort, sicurezza, garanzia di funzionamento nel tempo, assistenza e integrazione estetica.

Il Progetto partirà da Roma oggi, 17 luglio,presso la Casa dell'Architettura, ospitata nel suggestivo scenario dell'Acquario Romano, per poi proseguire in altre città italiane.



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E.ON: 4 italiani su 10 sarebbero disposti ad investire in soluzioni energetiche più efficienti e sostenibili

Se avessero a disposizione un'ingente somma di denaro da spendere per la propria casa, quasi 4 italiani su dieci (37%) la impiegherebbero per aggiornare ed ottimizzare le soluzioni energetiche adottate, in modo da migliorarne l'efficienza. 

È quanto emerge dalla ricerca "Living in Europe" condotta da E.ON attraverso Kantar Emnid per analizzare i comportamenti legati alla vita domestica della popolazione di alcuni Paesi europei ed approfondire le modalità di utilizzo dell'energia, degli elettrodomestici e delle tecnologie.

La ricerca ha coinvolto 8.000 persone tra Italia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia, Turchia e Ungheria, che hanno espresso la propria opinione in merito ai benefici delle tecnologie in uso a casa propria, alla tipologia di investimenti per la propria abitazione, e alle tecnologie con il maggiore potenziale di sviluppo.

Tutti gli intervistati residenti negli 8 Paesi presi in esame confermano che, avendo una somma a disposizione da spendere per la propria abitazione, sarebbero inclini ad investire nell'ottimizzazione delle soluzioni energetiche utilizzate, con l'obiettivo di migliorarne l'efficienza e ridurre i consumi.
A dare questa indicazione anche il 37% degli intervistati nel nostro Paese, una percentuale superiore alla media europea (26%), così come emerso in Ungheria (51%) e Romania (34%).

L'acquisto di prodotti di arredo di design è invece al primo posto per il campione intervistato in Repubblica Ceca (39%), Germania (27%) e Svezia (31%) e Turchia (31%), mentre per gli italiani questa opportunità di investimento è preferita dal 21% degli intervistati, leggermente al di sotto della media (25%).

L'87% degli italiani afferma inoltre che gli apparecchi tecnologici presenti all'interno delle proprie abitazioni hanno reso la vita più semplice rispetto a quanto accadeva 10 anni fa, con una percentuale superiore alla media europea (72%). In linea con la media degli altri Paesi, invece, il dato che analizza come si sono evolute le tecnologie nel corso degli anni: per il 69% degli italiani si è verificato un incremento della sostenibilità e dell'efficienza energetica dei propri apparecchi domestici. 

Per quanto riguarda invece le previsioni per il futuro, il 45% degli italiani afferma che la mobilità elettrica sarà protagonista di uno sviluppo importante, al punto che nei prossimi 10 anni le auto elettriche supereranno in numero quelle a combustione: una indicazione in linea con quanto espresso dai cittadini residenti negli altri Paesi presi in esame (media 45%).

Anche la disponibilità di Wi-Fi gratuito è ritenuta molto probabile, e secondo il 44% degli intervistati nei prossimi dieci anni potrà coprire tutto il territorio nazionale; tuttavia, in questo caso Italia e Repubblica Ceca si differenziano con una percentuale molto più bassa (28%) rispetto agli altri Paesi.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili, per il 20% degli italiani esse costituiranno la fonte primaria per l'approvvigionamento di energia elettrica: una percentuale sotto la media europea (29%) e decisamente inferiore rispetto a quanto registrato in Paesi come Germania (43%), Svezia (35%) e Turchia (39%).

In linea con il proprio approccio basato sulla vicinanza e sull'attenzione nei confronti dei consumatori, E.ON con Kantar Emnid ha inteso indagare anche altri aspetti dei comportamenti domestici e della considerazione dei cittadini degli otto paesi considerati in materia di energia e tecnologie, con lo scopo di ottimizzare la propria offerta di soluzioni innovative in linea con le esigenze e le aspettative dei propri clienti.



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