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sabato 30 giugno 2018

Mobilità elettrica. Auto, Quintegia: secondo Acea elettrico indietro in Ue. Italia in retromarcia

AUTO, QUINTEGIA: SECONDO ACEA ELETTRICO INDIETRO IN UE, CON ITALIA IN RETROMARCIA

NEL BELPAESE SOLO IL 2,35% DELLE COLONNINE UE, 12 VOLTE MENO DEI PAESI BASSI

"Cresce in Italia l'appeal dell'elettrico, ma siamo fanalino di coda tra i grandi Paesi Ue sia nelle vendite di auto pulite sia soprattutto nelle infrastrutture di supporto. Da una parte infatti, secondo una nostra recente indagine, oltre metà dei consumatori italiani prende in considerazione l'acquisto di una ibrida o elettrica, dall'altra il mercato vale ancora lo 0,2% (1,5% la quota Ue) e le colonnine di ricarica presenti nelle nostre strade sono, secondo uno studio rilasciato ieri da Acea, poco più di 2.700, il 2,35% del totale Ue". Lo ha detto il general manager di Quintegia, Gabriele Maramieri, a commento dello studio dell'associazione europea costruttori auto (Acea) sulla mobilità a emissioni zero.

Al momento – evidenzia la società di ricerche nel campo automotive -, in Italia come in Europa gli ostacoli principali in un mercato che secondo gli obiettivi dovrebbe crescere di 10 volte nel giro dei prossimi 7 anni sono legate a barriere economiche e infrastrutturali, quindi anche politiche. In Italia, secondo l'indagine svolta ad aprile su un campione stratificato di 1.400 acquirenti, i più propensi all'acquisto sono i consumatori giovani (tra i 25-44 anni) e scolarizzati, che utilizzano un'auto premium e per non più di 3 anni. Anche in Europa la correlazione tra le vendite dell'elettrico e il reddito pro-capite è lampante, con 6 Paesi a forte reddito (Germania, Regno Unito, Francia, Svezia, Paesi Bassi e Belgio) che da soli detengono l'85% del mercato. Ancora di più, secondo il rapporto di una preoccupata Acea, pesa la questione infrastrutture, con 117mila colonnine di ricarica dislocate in Europa; un numero molto esiguo se si considera l'obiettivo della Commissione Europea posto a 2 milioni di aree di sosta entro il 2025. E ancora più esigua è la quota italiana (2,35%) in uno scenario che vede nei soli Paesi Bassi, Germania, Francia e Regno Unito la gran parte (76%) delle infrastrutture di supporto. "Per ogni colonnina di ricarica presente in Italia – ha concluso Gabriele Maramieri - ne troviamo 12 nei Paesi Bassi e 9 in Germania, e questa carenza alla lunga potrà pesare non solo sul fronte ambientale ma anche su quello turistico: rischiamo infatti di non avere le infrastrutture necessarie per i viaggiatori del prossimo futuro". Il 10 luglio le Commissioni Industria e Trasporto del Parlamento europeo voteranno delle proposte della Commissione Ue – definite irrealistiche da Acea – che prevedono una quota delle vendite di auto a 'zero' o 'low emission' 15% entro il 2025 e del 30% nel 2030.

Nata nel 2003, Quintegia è una società trevigiana esperta in ricerca, networking e formazione nel settore dell'automotive che osserva e gestisce processi di cambiamento e innovazione strategica. Sin dalla sua nascita, l'azienda organizza l'Automotive Dealer Day, un evento unico nel suo genere in Italia e pensato per mettere in rete l'intera filiera delle quattro ruote, dai dealer alle case, ai fornitori all'indotto generato.



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Con un'iniziativa di Goletta Verde all'Isola del Giglio, Legambiente denuncia che sulle isole minori le rinnovabili sono al palo

Con un'iniziativa di Goletta Verde all'Isola del Giglio, Legambiente denuncia che sulle isole minori le rinnovabili sono al palo

Sulle isole minori abbiamo alcune delle migliori potenzialità di produzione da fonti rinnovabili d'Italia ma le installazioni sono ferme, a vantaggio di impianti vecchi e inquinanti che beneficiano di fortissimi sussidi. 

Legambiente: "Chiediamo al Governo di sbloccare subito il decreto fermo all'Autorità per l'energia e di promuovere in ogni isola un piano per arrivare al 100% di energia da fonti rinnovabili"


Altro che Accordo di Parigi sul Clima, sulle isole minori le rinnovabili sono ferme e con questi ritmi non si recupererà mai il ritardo dal resto d'Italia in territori che avrebbero tutto da guadagnare dalla prospettiva di diventare 100% rinnovabili. Questo il senso dell'iniziativa di Goletta Verde alle Isole del Giglio. La storica imbarcazione di Legambiente, dedicata al monitoraggio e all'informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno di CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio), sarà ormeggiata la mattina del 29 giugno al Porto del Giglio. Insieme alla stampa presente, poi, la Goletta Verde è salpata simbolicamente verso i luoghi dove affondò la nave della Costa Concordia, per una foto collettiva con lo striscione "Isole 100% rinnovabili", a voler significare l'importanza per una vita e un'economia sostenibile nelle isole minori.

"Chiediamo al Governo di sbloccare subito il decreto fermo all'Autorità per l'energia e di promuovere in ogni isola un piano per arrivare al 100% di energia da fonti rinnovabili, attraverso interventi di efficienza energetica e riduzione dei consumi e di sviluppo degli impianti puliti", ha dichiarato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, a bordo della Goletta Verde.

I numeri parlano chiaro, le isole minori soffrono fortemente la più bassa diffusione di impianti da fonti rinnovabili in Italia. Legambiente ha ricostruito i dati delle installazioni da fonti rinnovabili sulle isole, nell'ambito dell'annuale rapporto Comuni Rinnovabili, per evidenziare con i numeri i ritardi non solo rispetto alle potenzialità – a Lampedusa e Pantelleria, alle Eolie come alle Egadi i valori di soleggiamento sono tra i più rilevanti d'Europa – ma anche rispetto al resto dei Comuni italiani. Per quanto riguarda le energie pulite sulle isole minori in nessuna si arriva al 4% dei consumi elettrici, mentre nel resto d'Italia siamo al 32,3%. I numeri sono davvero bassi un po' ovunque, da Capri – con 11,9 kW di solare fotovoltaico e 32,3 kWt di biomasse – a Ustica, con 29,33 kW di solare fotovoltaico distribuiti su 5 impianti privati, con addirittura nessun impianto nelle Isole di Filicudi, Alicudi, Panarea e Salina, alle Eolie.

Qual è la ragione dei ritardi? "Sulle isole minori è in vigore un regime speciale a tutto vantaggio di chi gestisce in regime di monopolio gli impianti e la rete elettrica – ha evidenziato Zanchini – il problema è che rimane ancora bloccato un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che voleva cambiare questa situazione con l'obiettivo di avviare una progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili".

Era il 14 febbraio 2017, infatti, quando veniva adottato il decreto del MiSE. Tre mesi dopo, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A quel punto l'Autorità per l'Energia avrebbe dovuto approvare, entro sei mesi, una delibera che individuasse i criteri per la remunerazione della produzione pulita. Ad oggi, tuttavia, ha solamente avviato una consultazione. Le isole minori coinvolte dal provvedimento ministeriale sono Capraia, Giglio, Ponza, Ventotene, Tremiti, Favignana, Levanzo, Marettimo, Pantelleria, Ustica, Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli, Vulcano, Lampedusa, Linosa e Capri. L'aspetto importante del Decreto è che gli incentivi non pesano sulle bollette, perché sostituiscono quanto viene dato per la produzione da fonti fossili.

Legambiente denuncia dunque un ritardo che è tutto a vantaggio del vecchio sistema di produzione energetica che insiste sulle isole, e a danno di uno scenario di investimenti virtuosi in rinnovabili e efficienza da parte di cittadini e aziende locali: "É inaccettabile che si continui a sovvenzionare un sistema di produzione elettrica che pesa 80 milioni di euro ogni anno sulle bollette dei consumatori,e che vanno alle imprese che gestiscono vecchie, inquinanti e costose centrali a gasolio", è la denuncia del vice presidente dell'associazione ambientalista. 

Secondo i dati dell'Autorità per l'energia il costo medio rimborsato a queste imprese nelle isole minori non interconnesse è circa 6 volte quello nazionale. Sono dunque quanto mai sospetti i ritardi nella emanazione del Decreto e non è accettabile che a fronte di potenzialità così rilevanti di solare e eolico, continui una situazione di questo tipo.

"Ai Ministri Di Maio e Costa chiediamo di spingere questa prospettiva per puntare a un modello energetico 100% rinnovabile sulle Isole al posto di quello attuale inquinante e costosissimo", afferma Zanchini.

"In questa direzione – continua – è fondamentale un ruolo di supporto da parte del Ministero dell'Ambiente nei confronti degli Enti Locali, e un coordinamento con le Soprintendenze in modo da trovare soluzioni condivise per i progetti perché altrimenti realizzare impianti solari o eolici sarà praticamente impossibile visti i vincoli presenti".

Gli studi realizzati da Enea e RSE-Anie, dimostrano che in tutte le isole minori non connesse alla rete elettrica si può cambiare radicalmente scenario energetico realizzando impianti fotovoltaici, eolici, il biogas e biometano, sfruttando le maree, e integrando questi impianti con sistemi di accumulo e mobilità elettrica, sviluppando sistemi di riscaldamento e di raffrescamento a fonti rinnovabili nelle abitazioni e nelle attività produttive e commerciali.

É il momento di trasformare queste isole al 100% rinnovabili, come si sta facendo in tante isole del Mondo, come Legambiente racconta ogni anno con dossier dalle Isole Scilly nel Regno Unito alle Green Island nelle Filippine, per arrivare a Kodiak Island (USA), Hawaii (USA), King Island (Australia), Orkney Island (Scozia), Jamaica, Graciosa (Portogallo), Capo Verde, Sumba (Indonesia), Tilos (Grecia), El Hierro (Spagna), Samso (Danimarca), Eigg (Scozia), Bonaire (Paesi Bassi), Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), Tokelau (Nuova Zelanda), Aruba (Paesi Bassi), Muck (Scozia), Wight (Inghilterra), Gigha (Scozia). 

"Oggi vi sono tutte le condizioni per realizzare un cambiamento positivo nelle isole minori, a vantaggio dell'ambiente e dei cittadini, della qualità e dell'occupazione, dell'attrattività turistica", ha concluso Edoardo Zanchini.

La Goletta Verde riprenderà già oggi il suo viaggio lungo le coste italiane. L'arrivo a Santa Teresa di Gallura, sede della quarta tappa della campagna di Legambiente, è previsto per domattina.



Capacità installata e copertura da rinnovabili nelle Isole Minori italiane



FER installate


Potenzialità delle FER



Prov

Isola

SOL.TERMmq

FV
kW

Eolico kW

BiomassakW

Bioliqu
kW

Radiazione solare media l'anno kWh

Ventosità m/s

% copertura da FER sui consumi elettrici

TP

Favignana


123




1876

4,5

0

GR

Isola del Giglio

10

35

6,00



1646

5,5

0,7

FG

Isole Tremiti


18




1689

3,8

0

NA

Capri

118,09

11,9


32,3 term


1560

4,4

0,5

AG

Lampedusa

55,09

68,58




1817

5,5

0

TP

Levanzo






1879

4,5

0,2

AG

Linosa






1817

5,5

0,2

ME

Lipari

79,9

304




1741

4,5

0,1

TP

Marettimo






1741

4,5

0,6

TP

Pantelleria

28,81

470

32



1817

5,5

0,9

LT

Ponza

28,88

11

0,60



1726

4,6

0

ME

Alicudi






1741

3,5

0

ME

Filicudi






1741

3,5

0

ME

Panarea






1741

3,1

0,6

ME

Salina

4

444,9




1741

4,5

1,5

ME

Stromboli


100




1741

3,1

3,3

PA

Ustica

24

29,33




1817

4,3

2,9

LT

Ventotene


47,15




1646

4,5

3,5

ME

Vulcano


183




1741

3,1

2,4

LI

Capraia*





2.788 el

1689

5,5


Elaborazione Legambiente su dati Terna, GSE, MISE
*A Capraia non sono è stato considerato l'apporto della produzione da bioliquidi perché di importazione





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Mobilità ciclistica e pianificazione urbanistica vanno di pari passo: siglato accordo tra FIAB e INU


Siglato l'accordo tra Istituto Nazionale di Urbanistica e Comuni Ciclabili,

il riconoscimento di FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta

 

Mobilità ciclistica e pianificazione urbanistica vanno di pari passo.

 

 

Giugno 2018 - E' stato siglato in questi giorni l'accordo di collaborazione tra l'Istituto Nazionale di Urbanistica (www.inu.it) e COMUNI CICLABILI, il progetto promosso da FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta che, per il 2018, ha già assegnato la bandiera gialla della ciclabilità italiana a 69 amministrazioni locali.

 

La sinergia tra le due organizzazioni nasce da un'ineludibile e importante relazione che lega i temi della mobilità in bicicletta a quelli dell'urbanistica e della pianificazione territoriale.

 

Obiettivo della partnership è condividere, in primis, dati, metodi, informazioni e indicatori utili a studiare e monitorare al meglio la mobilità ciclistica nel nostro Paese (e il suo potenziale sviluppo), con particolare riferimento alle politiche di pianificazione territoriale nelle aree e negli spazi urbani.

 

Nel programma di collaborazione tra l'Istituto Nazionale di Urbanistica e FIAB Comuni Ciclabili risulta di comune interesse, dunque, esaminare le migliori pratiche nazionali ed estere per lo sviluppo della mobilità ciclistica e promuovere parallelamente ricerche e indagini tematiche congiunte, i cui risultati verranno messi a disposizione delle amministrazioni pubbliche e non solo.


Saranno le premesse fondamentali per impostare un lavoro coordinato e dare vita a un piano di iniziative concrete volte a supportare lo sviluppo della mobilità ciclistica all'interno di un'adeguata pianificazione urbanistica nei territori italiani nel rispetto delle diverse caratteristiche morfologiche, strutturali e sociali.

 

La prima iniziativa condivisa tra INU e FIAB Comuni Ciclabili sarà l'evento su "Ciclovie nazionali, locali e territori", all'interno di Urbanpromo Green, la manifestazione di riferimento sulla sostenibilità organizzata dall'INU assieme a Urbit, che il 20 settembre prossimo a Venezia prevede un laboratorio di confronti e prospettive tra le esperienze in atto nel Paese, tra le quali gli esempi dei Comuni Ciclabili, con differenze di approcci, politiche, scelte progettuali e modelli gestionali.

  

"La neonata collaborazione con l'Istituto Nazionale di Urbanistica è un prezioso supporto al nostro progetto Comuni Ciclabili, che aprirà le iscrizioni per la sua seconda edizione proprio tra pochi giorni – dichiara Alessandro Tursi, vicepresidente FIAB e da poco anche vicepresidente di ECF-EuropeanCyclists' Federation – Il riconoscimento di 'Comune Ciclabile' mira a valutare e valorizzare gli sforzi delle amministrazioni italiane attive in politiche bike-friendly, incentivando i territori a fare sempre meglio nel futuro per agevolare la scelta quotidiana della bicicletta come mezzo di trasporto per ogni necessità di spostamento".


La valutazione dei Comuni viene fatta sulla base di dati omogenei e confrontabili, con numerosi indicatori che spaziano dalle infrastrutture alla governance, dal livello di motorizzazione alla comunicazione, utili ad attribuire un punteggio tra 1 e 5 bike-smile, che viene poi indicato sulla bandiera gialla di Comune Ciclabile. "Quello che concretamente sta nascendo in Italia grazie a questa iniziativa - sottolinea Tursi - è una vera e propria rete nazionale di amministrazioni locali che, di fatto, hanno la possibilità di condividere e scambiarsi idee ed esperienze sul tema della mobilità ciclistica, anche in campo urbanistico e infrastrutturale".

 

Per Luigi Pingitore, Segretario generale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, "l'accordo di collaborazione tra INU e FIAB è nel solco di quanto l'Istituto sta sostenendo a favore di un nuovo modello di convivenza urbana, nel quale l'urbanistica ritorni a essere campo d'azione utile e autorevole; un modello – rimarca Pingitore – in cui l'accessibilità e, particolarmente, la ciclabilità dei territori ne siano componenti imprescindibili".

 


Edilizia sostenibile. Rubner Objektbau ottiene la prima certificazione in Italia per edifici in legno multipiano

RUBNER OBJEKTBAU OTTIENE LA PRIMA CERTIFICAZIONE IN ITALIA S.A.L.E.+


Con tale strumento si certificano e mettono in evidenza le strutture imprenditoriali capaci di avere all'interno del proprio stabilimento le necessarie competenze ingegneristiche tecnologiche e di fisica tecnica per la realizzazione di edifici a struttura di legno multipiano


giugno 2018 - Rubner Objektbau, società del Gruppo Rubner specializzata in edifici in legno chiavi in mano, annuncia di aver conseguito – prima in Italia – la certificazione "S.A.L.E. +" 1/FLA/2018, estensione del protocollo S.A.L.E. dedicata a tutti quei costruttori in legno garanti di una particolare esperienza e capacità tecnica-organizzativa per la gestione di commesse considerate complesse. Con S.A.L.E.+, investitore e committente possono avere la certezza di avere un partner imprenditoriale affidabile per lo sviluppo dell'intera opera di ingegneria, con particolare riferimento ai termini di ingegnerizzazione della stessa e della relativa corretta concezione architettonica.


"Il legno è una materia prima antica, una delle più utilizzate al mondo – racconta Alessandro Lacedelli, amministratore delegato Rubner Objektbau. - È quindi uno dei più sperimentati materiali strutturali e, se correttamente lavorato, selezionato, progettato, offre garanzie di sicurezza non minori di quelle offerte dagli altri materiali da costruzione, sia nel caso del legno massiccio, che del legno lamellare, che dei materiali derivati dal legno. Oggi poi, l'uso sinergico di esperienze millenarie e tecnologie contemporanee consente di realizzare costruzioni multipiano in legno (a esempio, condomini residenziali), capaci di coniugare estetica, funzionalità ed economicità con risultati sorprendenti. I problemi possono insorgere solo nel momento in cui chi ha costruito, non ha costruito bene. Ecco perché è importante tutelare la filiera "legno – edilizia" che valorizza l'operato di aziende con spiccate capacità tecnico – organizzative nella gestione delle diverse fasi di realizzazione dell'opera: dai controlli in accettazione dei materiali alla progettazione esecutiva, dalla prefabbricazione degli elementi in stabilimento sino ai criteri tecnici di gestione del cantiere".

 

Che cos'è S.A.L.E.

Chi costruisce in legno deve conoscere perfettamente il comportamento del materiale sia da un punto di vista ingegneristico che tecnologico. Il legno infatti ha caratteristiche molto diverse da "pietra" o "mattone" e richiede uno specifico know how del costruttore al fine di garantire la qualità del costruito e una manutenzione razionale nel corso della vita nominale dell'opera.

 

Proprio per identificare sul mercato i costruttori garanti di una certa esperienza e di una certa capacità tecnica-organizzativa, FederlegnoArredo ha definito un protocollo di qualità che prende il nome di S.A.L.E (Sistema affidabilità legno edilizia), redatto insieme a istituti di credito e assicurazioni e regolato da norme di qualità chiare e verificabili, non tanto relative all'edificio in legno realizzato, bensì alle modalità operative/produttive messe in atto dal costruttore al fine di garantire la conformità dell'opera nelle sue diverse fasi. La certificazione ideata da FederlegnoArredo prevede infatti una visita ispettiva iniziale in stabilimento e cantiere, e un audit di sorveglianza periodica a cadenza annuale. In altre parole, il committente che desidera un edificio in legno può avvalersi in Italia, dal 2015, di un protocollo utilizzato come strumento efficace di tutela della filiera.

In particolare, i costruttori certificati S.A.L.E., grazie a questo protocollo condiviso con assicurazioni ed enti di credito, possono offrire ai propri committenti:

  • premi delle polizze scoppio incendio e grandi rischi a un prezzo paragonabile (ed in alcuni casi inferiore) a quelle previste per gli edifici tradizionali;
  • linee mutui dedicati al comparto delle costruzioni in legno.

Esempi di agevolazione di grandi Gruppi bancari danno a committenti dei costruttori certificate S.A.L.E.:

  • possibilità di finanziamenti con tempistiche che meglio si coniugano alla velocità costruttiva degli edifici in legno;
  • agevolazione nei mutui in linea con il sistema di affidabilità dell'edilizia del legno nel rispetto dei criteri ambientali e di sostenibilità; oltre a offrire dei prodotti finanziari che consentono maggiore detraibilità fiscale rispetto a un mutuo ordinario soprattutto per giovani con meno di 35 che acquistano la loro prima casa in legno dai costruttori inseriti in questo albo "affidabilità".

 

 

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RUBNER OBJEKTBAU

Nato a Chienes, in provincia di Bolzano, da una segheria ad acqua, il Gruppo Rubner, che nel 2017 ha fatturato 316M di €, impiega circa 1300 persone, conta oltre 20 società, ha stabilimenti in Italia, Austria, Germania e Francia e il 55% dei ricavi lo sviluppa oltre i confini nazionali. Le aziende del Gruppo Rubner coprono tutta la filiera produttiva: dall'industria del legno alle strutture in legno, ai grandi progetti chiavi in mano, alle case in legno, alle porte in legno.

In particolare, tra le società del Gruppo, RUBNER OBJEKTBAU realizza edifici in legno chiavi in mano, personalizzati in base alle esigenze dei clienti, con particolare riferimento alle opere che richiedono un'intensa attività di project management come hotel, complessi residenziali, edifici pubblici, direzionali, strutture sanitarie, fabbricati a uso industriale e commerciale.

 

 

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Fwd: COIMA RES PUBBLICA IL RAPPORTO DI SOSTENIBILITA' PER IL 2017

COIMA RES - COMUNICATO STAMPA PUBBLICAZIONE DEL RAPPORTO DI SOSTENIBILITA' PER IL 2017

Milano, 30 giugno 2018 COIMA RES S.p.A. SIIQ ("COIMA RES" o la "Società") – società immobiliare quotata specializzata negli investimenti e nella gestione di immobili commerciali in Italia – annuncia di aver pubblicato il Rapporto di Sostenibilità per l'anno 2017 (il "Rapporto di Sostenibilità").

Il Rapporto di Sostenibilità è conforme alle European Public Real Estate Association Sustainability Best Reporting Guidelines (EPRA sBPR) ed è ispirato ai GRI Standard pubblicati dalla Global Reporting Initiative. Il Rapporto di Sostenibilità offre ai nostri stakeholder una prospettiva aggiornata sul nostro approccio in termini di innovazione, sostenibilità, performance del portafoglio, soddisfazione dei conduttori, risparmio energetico e delle risorse, nonché sul benessere dei nostri conduttori.

Nel 2017, abbiamo esteso l'uso del Kingsley Index al 100% dei nostri immobili al fine di ottimizzare e affinare le relazioni con i nostri conduttori e con l'intenzione di coinvolgere più direttamente i conduttori nel nostro percorso verso la riduzione dei consumi di risorse e verso l'aumento del livello di comfort e benessere dei nostri immobili. A dimostrazione della qualità del nostro portafoglio immobiliare, alla fine del 2017, c. il 74% delle nostre proprietà era certificato LEED (o candidabile alla certificazione).

Nel 2017, abbiamo ribadito la nostra attenzione all'innovazione e alla sostenibilità contribuendo alla creazione di un Think Tank europeo con cinque altre società immobiliari quotate (alstria, Colonial, Gecina, Great Portland e NSI) con l'obiettivo di condividere le diverse esperienze nei campi dell'innovazione e della sostenibilità.

Infine, nel 2017 la nostra governance è stata rafforzata anche con l'arrivo nel nostro Consiglio di due nuovi amministratori indipendenti con esperienza internazionale, allineando la nostra governance alle migliori pratiche internazionali nel settore immobiliare.

Manfredi Catella, Fondatore e CEO di COIMA RES, ha commentato: "Crediamo fermamente che per stare al passo coi tempi, rimanere competitivi e creare valore per i nostri stakeholder, dobbiamo concentrarci su innovazione e sostenibilità. In questo spirito, siamo orgogliosi di pubblicare la seconda edizione del nostro Rapporto di Sostenibilità, e di offrirvi una prospettiva aggiornata in materia ambientale, sociale e di governance."

 

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BFF Banking Group entra, per la prima volta in Italia, nel settore dell'efficientamento energetico grazie a Citelum

BFF BANKING GROUP ENTRA, PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, NEL SETTORE DELL'EFFICIENTAMENTO ENERGETICO GRAZIE A CITELUM

 

Sviluppata da BFF Banking Group per Citelum la prima soluzione finanziaria

in Italia per agevolare la collaborazione tra banca, utilities e P.A. per l'ottimizzazione delle Reti

 

 

Milano, 30 giugno 2018 – BFF Banking Group – leader nella gestione e smobilizzo pro-soluto dei crediti commerciali vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni in Europa – e Citelum – operatore di primo piano sul mercato internazionale della gestione degli impianti di pubblica illuminazione e dei servizi urbani connessi – hanno concluso la prima operazione in Italia di cessione crediti, derivanti da investimenti per la riqualificazione tecnologica e per l'efficientamento energetico delle infrastrutture.

 

La nuova soluzione finanziaria sviluppata da BFF Banking Group, grazie alla collaborazione di Citelum, nasce per deconsolidare l'investimento finanziario iniziale che le utilities affrontano per la produzione e l'installazione delle infrastrutture di rete per le amministrazioni locali, e consente di acquistare nel tempo i crediti derivanti dalla fornitura di servizi e di manutenzione.

 

Roberto Castiglioni, Responsabile Factoring di BFF Banking Group, ha commentato così l'operazione: "Siamo particolarmente orgogliosi dell'operazione sviluppata con Citelum, perché rappresenta il primo intervento di questo tipo in Italia, e apre le porte a un nuovo modo di operare per le utilities che collaborano con la P.A. Creare nuovi prodotti finanziari e costruirli con i nostri Clienti per facilitare i rapporti commerciali tra aziende e Pubblica Amministrazione è una nostra priorità."


Raffaele Bonardi, CEO di Citelum Italia, ha aggiunto: "L'operazione realizzata con BFF Banking Group sdogana definitivamente alcuni degli aspetti più complessi del rapporto banca-impresa. Ciò va a favore di una visione più sinergica e di partnership: l'apporto qualificato e specializzato di BFF garantisce la massima efficacia dell'investimento, consentendo all'impresa di focalizzare la propria attenzione sull'offerta del servizio e sulla valorizzazione dei propri asset produttivi."

 

 


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venerdì 29 giugno 2018

Efficienza energetica. Risparmio di 89,7 giga-tonnellate di CO2 da una gestione più efficiente degli impianti di condizionamento


 89,7 giga-tonnellate di CO2 in meno da una gestione più efficiente degli impianti di condizionamento esistenti


Entro il 2060, la domanda energetica per il raffrescamento supererà quella per il riscaldamento. Le nuove tecnologie aprono nuove opportunità per ridurre costi ed emissioni.

La temperatura del Pianeta Terra si innalza e la domanda di raffrescamento cresce, creando ulteriore margine per l'aumento del riscaldamento globale: vogliamo "rinfrescarci" e, paradossalmente, ci "riscaldiamo" ancora di più. La buona notizia è che la diffusione su vasta scala di tecnologie innovative consentirebbe di ridurre l'impatto ambientale del mercato. La sola gestione più efficiente degli impianti di condizionamento esistenti porterebbe da sola al risparmio dell'emissione di ben 89,7 giga-tonnellate di CO2 e al contenimento dell'aumento di 1°C del riscaldamento globale entro il 2100. È quanto emerge dal Global Opportunity Report 2018, la nuova edizione dell'annuale studio condotto a livello globale da DNV GL – Business Assurance, dal Global Compact delle Nazioni Unite e da Sustainia.

 

Il condizionamento consuma il 17% della domanda globale di energia elettrica
Attualmente, il condizionamento dell'aria e il refrigeramento rappresentano il 17% della domanda globale di energia elettrica. Solo negli Stati Uniti, il condizionamento dell'aria porta all'emissione di 117 tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Nonostante i sistemi di raffrescamento siano diventati più efficienti nel tempo, ad oggi essi utilizzano una significativa quantità di energia, comportando una domanda di elettricità ingente. Inoltre, l'aria condizionata emette gas fluorurati, che hanno un impatto potenziale sul riscaldamento globale addirittura superiore a quello del CO2.
Il valore del mercato del condizionamento dell'aria nel mondo è stimato in più di $24 miliardi entro il 2020 e 1,6 miliardi di nuove unità saranno vendute entro il 2050. La domanda energetica per il raffrescamento aumenterà del 72% nel solo continente europeo entro il 2030 e supererà quella per il riscaldamento entro il 2060.

 

Raffreddare i data center: un mercato da $14 miliardi
Un polo importante della domanda di raffrescamento globale è costituita dai data center, centri di immagazzinamento dei big data densi di tecnologia che, nel processare l'enorme mole di informazioni, genera una altrettanto ingente mole di calore. I data center richiedono rilevanti masse di refrigeramento: il mercato del raffrescamento di questo tipo di edifici aumenterà di più di $14 miliardi entro il 2021 a un tasso di crescita composto (CAGR) del 15%.

 

Un condizionamento dell'aria diverso: si aprono nuove opportunità
Le tecnologie di raffrescamento ad oggi più comuni e diffuse sono per la maggior parte sorpassate e fortemente inquinanti. La loro razionalizzazione su vasta scala e lo sviluppo dell'innovazione tecnologica del segmento rappresentano quindi per le aziende una grande opportunità di rendere il mercato del condizionamento dell'aria più sostenibile. Le più recenti innovazioni tecnologiche nel campo, come ad esempio l'utilizzo dell'energia solare termodinamica, che sfrutta l'energia solare per il raffrescamento degli edifici, permette di consumare dal 30 al 90% in meno rispetto all'aria condizionata tradizionale. Gli impianti a raffrescamento solare sono già diffusi in città come Vienna e Copenaghen. Nelle strutture commerciali di tutti gli USA, soluzioni di accumulo termico sono utilizzate per evitare picchi di carico di domanda, permettendo la produzione di raffrescamento a meno della metà del costo originale e riducendo le emissioni di anidride carbonica fino al 96%.
In contesti cittadini, la pianificazione urbanistica sta avendo un ruolo crescente nella riduzione della necessità di costosi sistemi di refrigerazione. In India, dove il raffrescamento rappresenta il 40% della domanda di elettricità in alcune città, si stanno diffondendo prodotti che imitano i processi di evaporazione naturale delle piante a fronte di un input energetico minimo, in grado di diminuire la temperatura dell'aria di 6-8°C.

"La crescente richiesta di condizionamento è principalmente dovuta alla concentrazione della classe media nelle aree urbane – ha commentato Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance. - Nelle città, l'utilizzo di condizionatori può aumentare le temperature di più di 1°C localmente, peggiorando il fenomeno delle isole di calore, secondo cui si determina un microclima più caldo all'interno delle aree urbane cittadine nei confronti delle aree circostanti, a prevalenza rurale. Il Pianeta, però, ci impone di trovare soluzioni più intelligenti, più "smart", per soddisfare questa nostra esigenza. Per esempio, impianti di condizionamenti dell'aria che sfruttino l'energia del sole, con una riduzione del consumo di elettricità fino all'85%. Sono soluzioni già esistenti: ora dobbiamo imparare a sfruttarle su vasta scala."

 

DNV GL
DNV GL è una società globale che offre servizi di assurance e di gestione del rischio. Con l'obiettivo di salvaguardare la vita, la proprietà e l'ambiente, DNV GL consente alle organizzazioni di incrementare la sicurezza e la sostenibilità delle proprie attività. È presente in oltre 100 Paesi, i professionisti di DNV GL sono impegnati ad aiutare i propri clienti del settore marittimo, oil & gas, energy ed energie rinnovabili a rendere il mondo più sicuro, smart e più verde.

DNV GL è uno dei principali enti di certificazione a livello mondiale. Aiuta le aziende di ogni settore ad assicurare le prestazioni delle proprie organizzazioni, dei prodotti, delle persone, delle strutture e delle catene di fornitura attraverso servizi di certificazione, verifica, assessment e attività di formazione. Affianca i propri clienti nello sviluppo di performance di business sostenibili e nella creazione di fiducia da parte degli stakeholder.




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giovedì 28 giugno 2018

La UE fa un altro passo verso il riconoscimento della finanza sostenibile


La UE fa un altro passo verso il riconoscimento della finanza sostenibile

Il Parlamento Europeo approva una risoluzione che apre la strada al "social supporting factor" per premiare le banche che investono in progetti a impatto sociale positivo



Roma,  giugno 2018 _ L'Unione Europea compie un altro passo verso il pieno riconoscimento e incoraggiamento della finanza sostenibile, come strumento per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio (SDG) ma anche come mezzo per perseguire la stabilità finanziaria nel vecchio continente.

 

Martedì 19 giugno la Commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che vincola l'EBA (European Banking Authority) a raccogliere dati per stabilire una volta per tutte se l'introduzione di un "green and social supporting factor" sia auspicabile e giustificato dal punto di vista della normativa prudenziale sulle banche. Introdurre un green e/o un social supporting factor significherebbe riconoscere che gli investimenti delle banche in attività ad impatto sociale e ambientale positivo vanno incoraggiati anche attraverso un trattamento di favore dal punto di vista degli accantonamenti prudenziali richiesti dall'EBA. Per la prima volta si riconosce la possibile minore rischiosità degli investimenti socialmente responsabili e il loro possibile impatto positivo  - non solo per la protezione dell'ambiente e dei diritti delle persone - ma anche per la stabilità finanziaria in Europa.

 

Ora l'Autorità Bancaria Europea dovrà redigere il report e inviarlo alla Commissione e al Parlamento UE affinché elaborino una proposta legislativa per introdurre il green e/o il social supporting factor.

 

"Banca Etica sta seguendo da vicino l'importante lavoro degli organismi europei che stanno studiando le potenzialità della finanza etica come acceleratore di uno sviluppo sostenibile e responsabile in Europa - dice Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica - . Un passo dopo l'altro l'Europa sembra sulla buona strada per riportare la finanza al servizio del bene comune, penalizzando le operazioni più speculative e premiando invece quelle volte a finanziare iniziative di interesse collettivo in campo sociale e ambientale. Questo graduale cambiamento di prospettiva da parte degli organismi europei è possibile grazie al lavoro di sensibilizzazione portato avanto dai network internazionali della finanza etica e sostenibile - cui Banca Etica partecipa a i massimi livelli - e grazie all'impegno di alcuni parlamentari europei italiani come Roberto Gualtieri (S&D), presidente della commissione Econ del parlamento UE e Marco Valli (M5S), componente della stessa commissione: a loro va il nostro apprezzamento per la serietà con cui hanno proposto i temi della finanza sostenibile a Strasburgo".    

 

Banca Etica è la prima e tutt'ora unica banca italiana interamente dedita alla finanza etica, opera su tutto il territorio nazionale attraverso una rete di filiali, banchieri ambulanti e grazie ai servizi di home e mobile banking. Banca Etica raccoglie il risparmio di organizzazioni e cittadini responsabili e lo utilizza interamente per finanziare progetti finalizzati al benessere collettivo. Oggi Banca Etica conta 42 mila soci e 64 milioni di capitale sociale; una raccolta di risparmio di 1,3 miliardi di euro e finanziamenti per oltre un miliardo a favore di  iniziative di organizzazioni, famiglie e imprese nei settori della cooperazione e innovazione sociale, cooperazione internazionale, cultura e qualità della vita, tutela dell'ambiente, turismo responsabile, agricoltura biologica, diritto alla casa, legalità. Il Gruppo Banca Etica include Etica sgr, società di gestione del risparmio che propone esclusivamente fondi comuni di investimento etici, e la Fondazione Finanza Etica che promuove iniziative di studio e sensibilizzazione sull'educazione critica alla finanza. Banca Etica partecipa attivamente ai principlai network internazioni di istituzioni dedite alla finanza etica e responsabile tra cui la Global Alliance for Banking on Values  e la Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative.



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