I cittadini hanno il diritto di conoscere tutto l'iter che riguarda l'apertura di nuovi impianti a forte impatto ambientale e in particolar luogo le discariche. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" è un principio sacrosanto che non può essere opposto neanche dalle autorità nazionali.
A conferma di tanto arriva l'importante sentenza della grande sezione della Corte di giustizia europea pubblicata in data odierna, 15 gennaio, secondo la quale quando le autorità che decidono di realizzare una nuova discarica di rifiuti, non possono estromettere la popolazione interessata dall'iter procedimentale che conduce al provvedimento. In tal senso, la tutela del segreto commerciale non può essere opposta per negare sin dall'avvio l'accesso al titolo urbanistico edilizio che abilita all'insediamento dell'impianto.
Infatti, la Convenzione di Aarhus, ha stabilito che quando le istituzioni nazionali e locali avviano un procedimento in materia ambientale, ai soggetti interessati e quindi ai cittadini deve essere garantita la partecipazione sin dall'inizio e quindi quando tutte le alternative sono ancora praticabili e la loro presenza può avere un'influenza effettiva.
Nel caso di specie, la vicenda riguarda un impianto in Slovacchia ma è naturalmente applicabile in tutta l'UE con conseguenze che riguardano casi analoghi anche in Italia anche per ciò che concerne altri tipi di'impianti che hanno un impatto ambientale.
La decisione di assenso urbanistico edilizio all'insediamento della discarica costituisce una delle misure fondamentali per l'entrata in servizio dell'impianto. Ovviamente include informazioni sull'impatto ambientale del progetto e sulle condizioni imposte al gestore per garantire l'equilibrio dell'ecosistema e altre importanti notizie sulle caratteristiche dell'impianto.
Per farla breve, le istituzioni interessate non possono invocare la tutela della riservatezza di determinate informazioni commerciali o industriali per celare agli occhi dei cittadini il provvedimento che contiene l'assenso urbanistico edilizio alla realizzazione dell'impianto. Al contrario, però il rifiuto illegittimo può essere sanato in corso d'opera, purché tutte le alternative siano ancora praticabili e che la regolarizzazione in tale fase procedurale consenta ancora al pubblico di esercitare un'influenza effettiva sull'esito del processo decisionale.
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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