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venerdì 31 luglio 2020

Riscaldamento Globale: l'Italia si arroventa, il 65% delle province italiane super la media europea. BRINDISI provincia più calda, poi ROMA, MILANO, SONDRIO


RISCALDAMENTO GLOBALE: L'ITALIA SI ARROVENTA, IL 65% DELLE PROVINCE ITALIANE SUPERA LA MEDIA EUROPEA.

Lo rivela l'indagine dell'Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/EDJNet diffusa da stopglobalwarming.eu condotta su 110 province nostrane. La più colpita è Brindisi (+3.1 gradi rispetto al 1960), Roma (+3°) e Sondrio (+2.9°), segue Milano (+2.8°). Livelli sotto controllo a Olbia, Trapani e Pisa. Fra le regioni bandiera nera per Lombardia, Lazio e Trentino.

Una delle soluzioni maggiormente condivise è la riduzione delle emissioni di Co2. L'unica proposta formale alternativa all'inerzia UE e già incardinata a livello istituzionale, è StopGlobalWarming.eu, l'Iniziativa dei Cittadini Europei che verrà discussa dalla Commissione Europea al raggiungimento di 1mln di firme. E' promossa tra gli altri da M.Cappato, che lancia un appello ai sindaci italiani, a Greta Thunberg, ai parlamentari europei e agli attivisti impegnati sul clima: "Dal vertice UE risposte insufficienti. Uniamoci contro il climate change"

La temperatura media nei comuni italiani rispetto a cinquant'anni fa è cresciuta di 2,2 gradi centigradi, toccando picchi di oltre 4 gradi in alcune aree del Paese. Lo rivela la *ricerca realizzata da OBC Transeuropa nell'ambito del progetto In Marcia con il Clima che consente di conoscere con precisione la variazione di temperatura per ciascun comune italiano dagli anni '60 a oggi.

Si tratta di dati indicativi ma allarmanti, considerando le proiezioni diffuse dalle Nazioni Unite, secondo cui il pianeta non sarà in grado di sopportare un aumento medio mondiale di 1,5 °C. Un limite che, con l'inerzia attuale, dovrebbe essere superato tra il 2030 e il 2050. Con conseguenze catastrofiche. Al momento il livello climatico medio globale, rispetto all'inizio dell'era industriale che viene considerata come riferimento, si è alzato di 1,1°C.

Guardando all'Italia la situazione è preoccupante. Le nostre province stanno registrando pericolosi incrementi: ben 72 su 110 province totali (il 65%) superano la media continentale (+1,990°C). Fra le realtà più colpite spicca Brindisi, la più riscaldata d'Italia, che secondo quanto riporta l'osservatorio ha subito un riscaldamento di +3.12° C gradi. Appena sotto le città metropolitane Roma (3,07°) e Milano (2,85°), al secondo e quarto posto, sul podio anche Sondrio (2,98°), al terzo posto. In ordine fino alla 20esima posizione troviamo Latina (2,79°), Vicenza (2,76°), Monza Brianza (2,73°), Bolzano-Bozen (2,71°), Lecce (2,69°), Taranto (2,68°), Campobasso (2,67°), Verbano-Cusio-Ossola (2,66°), Reggio Calabria (2,65°), Pordenone (2,63°), Varese (2,61°), Bergamo (2,58°), Verona (2,56°), Brescia (2,56°), Treviso (2,54°) e Frosinone (2,53°).

La regione che ha registrato l'incremento maggiore è il Lazio (+2,66 °C), seguita da Trentino-Alto Adige (+2,57 °C) e Lombardia (+2,56 °C).

Il campanello d'allarme suonato dall'Osservatorio non è passato inosservato all'ex euro-parlamentare Marco Cappato (Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e fondatore di EUMANS!, il movimento di cittadini europei attivo sullo sviluppo sostenibile) attualmente attivo a livello internazionale con stopglobalwarming.eul'unica iniziativa formale già incardinata istituzionalmente sul tema in alternativa all'inerzia della UE, una ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) nata da un'idea avanzata da 27 Premi Nobel e 5.227 scienziati e che vanta la fiducia di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo come il climatologo L.Mercalli, e artisti come G. Salvatores, O.Toscani, G.Muccino, Pif, Fedez, T.Gelisio, M.Maionchi, G.Covatta N. Zilli, N.Marcorè, G.InnocenziC.CapotondiG.Muccino, Arisa, Pif e P.Pardo.

Stopglobalwarming.eupromossa insieme a esperti come Alberto Majocchi (Professore Emerito di Scienza delle Finanze all'Università di Pavia) e Monica Frassoni (ex co-Presidente del Partito Verde Europeo), al raggiungimento del milione di firme chiederà alla Commissione Europea di impegnarsi a elaborare la proposta legislativa di fermare il riscaldamento globale spostando le tasse dalle persone all'ambiente, e dunque tassando le emissioni di CO2 e riducendo le tasse sul lavoro. Secondo la proposta, chi emette anidride carbonica in Europa pagherebbe un prezzo a tonnellata (dai 50 euro iniziali a 100 dopo 5 anni) incentivando il risparmio energetico e le fonti rinnovabili. Il ricavato andrebbe a beneficio dei lavoratori, con una riduzione delle tasse in busta paga. In questo modo l'Unione Europea potrebbe ricavare un tesoretto di 180 miliardi di euro all'anno per ridurre la pressione fiscale sui lavoratori europei.

Per raggiungere il milione di firme necessario, notizia dell'ultim'ora, è appena stato prorogato di 6 mesi il termine inizialmente fissato al 20 luglio 2020, e ora spostato al 20 gennaio 2021.

"Il compromesso raggiunto a Bruxelles sul tema dei cambiamenti climatici non è all'altezza della gravità dell'emergenza climatica – dichiara Cappato - I Governi nazionali hanno messo sul tavolo una proposta (tassazione compensativa alla frontiera ed eventuale estensione dei diritti di emissione a nuovi settori produttivi dal 2023) del tutto insufficiente, che rischia di essere rivista al ribasso nel corso dell'iter legislativo. Soltanto i cittadini europei possono ora mettere sul tavolo le proposte che i Governi non hanno avuto il coraggio di fare. Se riusciremo a raccogliere un milione di firme da almeno 7 Stati membri, la Commissione europea sarà così formalmente obbligata ad esprimersi su una proposta finalmente adeguata ad affrontare l'emergenza climatica.

"Ci auguriamo – conclude Cappato - che anche Greta Tumberg, i firmatari dell'appello "Voglio un pianeta così" promosso del Parlamento Europeo e i sindaci italiani che proveremo a coinvolgere singolarmente vogliano cogliere questa opportunità di incardinamento istituzionale di un progetto concreto, in assenza del quale anche le loro richieste -come tutte quelle di chi non si accontenta dell'accordo di ieri- rischiano di rimanere senza nemmeno una risposta da parte della Unione europea".

* I dati utilizzati per lo studio sono quelli prodotti da Copernicus e dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) rielaborati da OBCT/EDJnet nel contesto del progetto In Marcia con il Clima  https://www.europeandatajournalism.eu/ita/Chi-siamo/Altri-progetti/In-Marcia-con-il-Clima




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Parte il "Self Tour Plastic Free". Il WWF lancia l'attività fai da te contro la plastica in mare e inaugura una nuova community


 
 
 
 
 

PARTE IL 

"SELF TOUR PLASTIC FREE"

WWF LANCIA L'ATTIVITÀ FAI DA TE CONTRO LA PLASTICA IN MARE

E INAUGURA UNA NUOVA COMMUNITY


 
 

Rifiuti di plastica in mare diventano "spugne" di contaminanti, virus e batteri: danni a ambiente e salute umana

 
 


Pulizia fai da te: piccoli gruppi familiari, in coppia o in solitaria: la formula proposta dal WWF per chi voglia rendere più belle e pulite le nostre spiagge questa estate è il Self Tour Plastic Free nata nell'ambito della Campagna GenerAzioneMare.


L'iniziativa è dedicata a tutti coloro che desiderano  impegnarsi anche per poco tempo mentre si trascorre una giornata al mare e ha delle grandi potenzialità sull'ambiente: come le gocce del mare, tante pulizie realizzate in modo capillare sono  in grado di restituire bellezza e naturalità alle nostre amate sponde.

Se il rischio Covid scoraggia eventi di gruppo (sebbene alcune pulizie di litorali siano fatte da volontari nel rispetto delle norme di sicurezza), il Self Tour diventa un modo semplice ma efficace adatto a tutti. Ci si potrà concentrare, ad esempio, su quei piccoli frammenti di plastica, quasi invisibili tra la sabbia o i ciottoli, oppure scovare rifiuti in angoli nascosti, magari raggiunti in canoa o in pedalò.


Per lanciare la nuova iniziativa il WWF attiverà tutti i canali social: innanzitutto si inaugura una nuova community  "Con WWF per un Mondo Plastic Free" sul canale Facebook grazie alla quale è possibile condividere informazioni e esperienze che a fine estate il WWF raccoglierà in un grande Album collettivo di immagini delle singole iniziative 'selfie'. Tra gli 'strumenti' c'è uno  speciale vademecum "Plastic Take Away"  (clip video e poster) promosso su tutti i canali social per realizzare una pulizia in piena regola che, una  volta realizzata, si potrà condividere utilizzando un nuovo filtro Instagram "Plastic Take Away" creato dal WWF.

Il Self Tour Plastic Free verrà proposto anche agli ospiti di tutti i lidi aderenti alla circuito Lidi Amici dei Parchi, promosso da WWF Italia e FIBA Confesercenti: i poster saranno esposti all'ingresso inviteranno i bagnanti a creare il proprio momento dedicato all'ambiente.   




DANNI PER AMBIENTE E SALUTE: 'A BORDO' DEI RIFIUTI PLASTICI VIAGGIANO CONTAMINANTI, VIRUS E BATTERI

Insieme al lancio del Self Tour il WWF prosegue con un'altra puntata del Report "Plastica, una storia infinita" lanciata a inizio Campagna che questa volta  punta l'attenzione proprio sulle  micro e nano plastiche,  presenti in enormi quantità nei mari e oceani di tutto il mondo e che nell'acqua diventano vere e proprie "spugne" di inquinanti che poi trasportano nel nostro corpo come negli animali.

Oltre a tutte le sostanze usate nella loro produzione (dai plastificanti agli additivi che vengono usualmente utilizzati e già noti per avere effetti negativi sulla salute, come il bisfenolo-A o altri appartenenti alla famiglia degli ftalati), le microplastiche sono anche "appiccicose" e possono accumulare anche metalli pesanti, come il mercurio, e inquinanti organici persistenti (POP, dall'inglese persistent organic pollutants), tra cuipesticidiritardanti di fiamma bromuratiidrocarburi policiclici aromatici .  Il 78% delle sostanze chimiche elencate come inquinanti prioritari da parte del EPA (Environmental Protection Agency) statunitense è associato ai rifiuti plastici marini.

Le microplastiche sono in grado di concentrare i contaminanti in esse presenti sino a 1 milione di volte la concentrazione presente nell'acqua. I dati disponibili indicano che il rilascio di alcuni comuni contaminanti dalle microplastiche è più veloce in presenza di succhi gastrici, specialmente in specie acquatiche a sangue caldo e quindi il rilascio in ambiente gastrointestinale risulta sino a 30 volte maggiore di quello riscontrato nelle acque marine, con conseguente accumulo nei tessuti adiposi.

Tali contaminanti, una volta entrati nell'organismo, possono interferire con importanti processi biologici, causando danni epatici o alterando il sistema endocrino. Effetti già osservati negli animali selvatici riguardano disfunzione tiroidea, ridotta fertilità, insuccesso nella schiusa delle uova, anomalie metaboliche, demascolinizzazione e compromissione del sistema immunitario.


EFFETTI SULLA SALUTE

La plastica non è un materiale intrinsecamente "cattivo", è un'invenzione che ha cambiato il mondo, rivoluzionando i campi più diversi. La produzione e lo sviluppo di migliaia di nuovi prodotti in plastica hanno avuto un'accelerazione dopo la Seconda guerra mondiale, trasformando l'età moderna in modo così profondo che, oggi, la vita senza plastica sarebbe irriconoscibile. Cuciniamo nella plastica, indossiamo plastica, dormiamo su materassi di plastica, voliamo con aerei di plastica, guidiamo macchine di plastica, comunichiamo attraverso la plastica (reti, cavi, computer, telefoni), vediamo attraverso lenti di plastica e persino parti anatomiche del nostro corpo possono essere sostituite da protesi di plastica. La plastica è diventata "cattiva" per il modo in cui industrie e governi l'hanno gestita e perché ha stravolto i sistemi di consumo delle nostre società, acquisendo con l'usa e getta il primato della comodità. Questo ha trasformato la plastica nel disastro ambientale planetario che oggi conosciamo.

E così la plastica e i suoi additivi e contaminanti non sono più solo intorno a noi, ma anche dentro di noi – presenti nel nostro sangue e nelle urine, e perfino nel liquido amniotico e latte materno, in quantità misurabili. Per molto tempo l'impatto della plastica sulla salute non ha sollevato particolari preoccupazioni. La plastica, infatti, era considerata un materiale inerte. Ma oggi sappiamo che nonostante ci sia ancora molto da chiarire su tutti i possibili impatti generati dalla plastica sulla salute umana, i rischi sono evidenti. Trasporta contaminanti con effetti sul sistema endocrino. Un aspetto tipico che caratterizza  gli interferenti endocrini è che provocano effetti anche a basse, bassissime dosi, in parti per 1.000.000.000.000: praticamente una goccia rilasciata nell'acqua di 20 piscine olimpioniche può avere  effetti sugli organismi. Queste sostanze peraltro hanno effetti più marcati a seconda del periodo della vita in cui l'organismo è esposto, ad esempio nei periodi critici in cui il sistema endocrino svolge ruolo chiave come la gravidanza, lo sviluppo, l'accrescimento. Inoltre esiste l'esposizione della popolazione a varie sostanze chimiche il cui effetto cocktail è ancora poco noto. Può infatti accadere che diverse sostanze chimiche reagiscano tra loro e diano origine a effetti sinergici e additivi in grado di modificare la pericolosità dei singoli componenti.


LA MELA 'STREGATA' DALLA PLASTICA

Si conosce poco sull'invasione silenziosa delle plastiche: nei dati rilasciati lo scorso anno dal WWF, si valutava che ingeriamo microplastiche per l'equivalente in peso di un carta di credito (5 grammi) alla settimana. Ma con le nuove ricerche si apprende che la plastica che ingeriamo potrebbe essere molta di più se si considerano le nuove fonti e le particelle più piccole. Per anni abbiamo pensato che la principale fonte di microplastiche per il nostro organismo fossero gli alimenti che provenivano dal mare, ma due nuovissimi studi dimostrano che la colpa è anche dei vegetali, frutta e ortaggi, perché le microplastiche entrano persino dalle radici delle piante. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology[1] ha fornito le prime prove scientifiche che le nanoplastiche (ovvero frammenti di plastica di dimensioni comprese tra 0,001 e 0,1 micrometri) vengano assorbite dalle piante terrestri, inibendone la crescita. Lo studio dimostra come la plastica danneggi anche gli ambienti terresti, in particolare i terreni agricoli e come la presenza di plastica possa determinare una perdita di biomassa nelle piante che potrebbe compromettere sia la resa sia il valore nutrizionale delle piante con conseguenze per l'agricoltura e la sicurezza alimentare.

Un altro studio italiano pubblicato Environmental Research[2] a giugno 2020 ha rilevato e quantificato per la prima volta la presenza di micro e nanoplastiche (sotto i 10 micron) nella parte edibile di alcuni dei frutti e delle verdure più consumate in Italia, tra cui mele e pere, patate, carote, lattuga e broccoli.

Tra le plastiche più presenti rinvenute dentro i vegetali analizzati, ci sono il polietilene e il polistirolo che sono i materiali più usati in agricoltura, nelle serre, per le pacciamature, o nei vivai.

Tra gli ortaggi e la frutta analizzati, le mele sono quelle che ne assorbono la quantità maggiore. Per ogni grammo di frutta ci sono 3 microgrammi di plastica. Tra gli ortaggi le carote sono le più contaminate e la lattuga, per contro, è quella che presenta meno microplastiche: 0,7 microgrammi per ogni grammo di prodotto. La lattuga però presenta le particelle di dimensioni maggiori (2,52 micron) mentre le più piccole sono state rinvenute nelle carote (1,51 micron) assorbite presumibilmente dai peli radicali attorno alla radice centrale, che possono aver favorito l'accesso alle plastiche di dimensioni più piccole.


VIRUS E BATTERI VIAGGIATORI A BORDO DELLA PLASTICA

Sugli effetti delle microplastiche ingerite dal nostro organismo mancano ancora prove certe ma la comunità scientifica ritiene che queste siano una navetta tanto per contaminanti tossici quanto di virus e batteri

Molte microplastiche possono fungere da veri e propri veicoli di trasporto per diversi patogeni, favorendone la dispersione. Diversi organismi approfittano del "passaggio" offerto dalle microplastiche per spostarsi, per formare aggregazioni e ripararsi dai raggi UV: vale per gli E. coli, ma potrebbe riguardare anche batteri e virus più pericolosi[3].Il rischio sottolineato dagli esperti riguarda il fatto che gli agenti patogeni possano essere trasportati su grandi distanze e sopravvivere più a lungo del normale.

I generi Pseudomonas, Aeromonas, Arcobacter, Zymophilus, Aquabacterium e Campylobacter sono stati associati a plastiche presenti nei fiumi. E se non bastasse, le plastiche venute in contatto con scarichi industriali, contaminati da antibiotici, scarichi agricoli ed ospedalieri potrebbero inoltre ospitare batteri che abbiano acquisito una "resistenza".

Queste minuscole Plastisfere, con i loro virus e batteri, minacciano di conquistare la biosfera, in una terribile inversione degli ordini di grandezza e delle gerarchie biologiche.

 

[1] https://www.nature.com/articles/s41565-020-0707-4

[2] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935120305703?via%3Dihub

[3] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0025326X19300116


Roma, 31 luglio 2020

 
 
 



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BayWa r.e. coltiva l’agrifotovoltaico nei Paesi Bassi

Coltivatori e produttori di energia insieme contro il surriscaldamento globale.

BayWa r.e. "coltiva" l'agrifotovoltaico nei Paesi Bassi

 

Monaco, 31 luglio 2020  A seguito del positivo completamento di un progetto agrifotovoltaico (AgriPV) da 2,7 MW, BayWa r.e. sviluppatore, fornitore di servizi e distributore globale di energie rinnovabili, sta promuovendo diversi progetti per continuare a sviluppare impianti AgriPV in Europa.

Insieme alla filiale olandese, GroenLeven, BayWa r.e. ha realizzato uno dei più grandi impianti agri fotovoltaici in Europa nell'azienda agricola Piet Albers a Babberich, oltre a quattro nuovi progetti test in tutto il paese.

Questi quattro progetti pilota analizzeranno come i pannelli solari possono essere combinati con le varietà differenti di frutta.  Questi progetti si caratterizzano per un utilizzo "ibrido" di terreni tra produzioni agricole e produzione di energia elettrica.

Stephan Schindele, Product Manager AgriPV di BayWa r.e., ha dichiarato "Dopo il successo del progetto pilota avviato lo scorso anno, abbiamo ora ampliato il progetto per aumentarne le dimensioni a 2,7 MW, quest'ultima estensione prevede l'installazione di 10.250 pannelli solari su 3,2 ettari di colture di lamponi, generando sufficiente energia pulita per servire circa 1.250 famiglie."

 

"Un attento monitoraggio durante il progetto pilota ha dimostrato che il clima sotto i pannelli è in effetti più stabile rispetto ai tradizionali archi in plastica. I pannelli hanno creato una temperatura più bassa e più favorevole e hanno protetto meglio le colture dalle intemperie."

 

Il successo del progetto AgriPV ha però dovuto superare una serie di sfide nel corso del suo sviluppo. Ciò ha incluso l'equa distribuzione dei fotoni della luce per la coltivazione di lamponi e la generazione di energia solare nella stessa area. BayWa r.e. ha progettato un esclusivo modulo solare semitrasparente che consente il sufficiente passaggio di luce solare a beneficio delle piante e allo stesso tempo protegge il raccolto da grandine, pioggia intensa e luce solare diretta.

 

Benedikt Ortmann, Direttore Globare dei Progetti Solari di BayWa r.e ha commentato: "L'AgriPV è una nuova forma di energia solare che ci sta a cuore. BayWa AG supporta gli agricoltori e le regioni rurali con servizi all'agricoltura da quasi 100 anni. L'AgriPV porta agli agricoltori benefici economici, ambientali e sociali. Nessun conflitto nell'uso del suolo, una migliore integrazione del paesaggio anche in caso di sostituzione dei sistemi, minori sprechi, minori costi di manodopera e investimenti."

 

Piet Albers, Produttore di lamponi, aggiunge: "I pannelli solari sono una forma più sostenibile di protezione per le colture. I tradizionali archi di plastica, invece, dovevano essere rimossi ogni anno oppure venivano strappati da forti venti e dovevano essere sostituiti ogni sei anni. Anche la grandine e il calore estremo rimangono una minaccia, ma con i pannelli solari il rischio di gravi danni alle colture diminuisce e allo stesso tempo generiamo energia verde."

 

Contemporaneamente al progetto AgriPV presso l'azienda agricola Piet Albers, GroenLeven ha collaborato con l'Università di Wageningen (WUR) per approfondire altri quattro progetti-test che prevedono la coltivazione di altri frutti tra cui ribes rosso, mirtilli, more e fragole.

 

"Con questi nuovi progetti, vogliamo esaminare l'effetto dei pannelli solari su altre tipologie di frutta. I sensori installati monitoreranno il clima sotto i pannelli, la salute delle piante e la crescita delle bacche." spiega Stephan Schindele.

 

L'AgriPV non è attualmente adattabile a tutti i Paesi ma trovare degli spazi per gli impianti solari senza convertire i terreni agricoli è una delle nuove sfide per il settore delle rinnovabili e BayWa si impegna per trovare nuove soluzioni. L'implementazione del fotovoltaico su terreni neutrali come l'AgriPV e il fotovoltaico flottante mostrano un grosso potenziale per il mercato per il prossimo futuro e BayWa è ansiosa di prenderne parte. Insieme ai produttori di mele e pere, la società sta sviluppando diversi progetti pilota dimostrando che l'AgriPV supporta gli agricoltori nell'adattamento ai cambiamenti climatici mentre contribuiscono alla decarbonizzazione e alla mitigazione del riscaldamento globale.

 

L'obiettivo finale dei progetti AgriPV di BayWa r.e. è quello di dimostrare che, attraverso ricerca e monitoraggio continui, l'utilizzo dei pannelli solari apporta miglioramenti alla qualità della frutta e la riduzione dei costi di produzione. Un win-win per il settore agricolo e per quello delle energie rinnovabili - insieme contro il riscaldamento globale.



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venerdì 24 luglio 2020

AMBIENTE, FONTANA (M5S): CON RISOLUZIONE MAGGIORANZA VALORIZZIAMO PARCHI E ISTITUIAMO GIORNATA NAZIONALE

AMBIENTE, FONTANA (M5S): CON RISOLUZIONE MAGGIORANZA VALORIZZIAMO PARCHI E ISTITUIAMO GIORNATA NAZIONALE

Roma, 24 lug – "Abbiamo depositato in Commissione Ambiente una Risoluzione a mia prima firma che impegna il Governo a istituire la giornata nazionale dei parchi e promuovere iniziative per il centenario dei parchi nazionali del Gran Paradiso e dell'Abruzzo, Lazio e Molise. Queste due grandi aree verdi sono i primi Parchi Nazionali istituiti in Italia che a breve faranno 100 anni. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso fu istituito con Regio decreto-legge n.1584 del 3 dicembre 1922 e, due mesi dopo,  l'11 gennaio 1923 con Regio decreto-legge n.257, fu istituito il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Proprio in vista del loro centenario riteniamo necessario istituire la giornata nazionale dei parchi e promuovere iniziative per valorizzare i polmoni d'Italia". Lo dichiara Ilaria Fontana, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Commissione Ambiente e Vice presidente del gruppo parlamentare penstatellato a Montecitorio.
"Stiamo parlando di due meraviglie, patrimonio naturale del nostro Paese, che fanno parte di una storia bellissima che va assolutamente seguita e valorizzata. Ripartiamo dalle nostre Aree protette, dai nostri parchi, dal nostro ossigeno per un Paese più pulito e vivibile", conclude la pentastellata.


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Axpo conquista il terzo posto nel mercato libero italiano di energia elettrica

Axpo conquista il terzo posto 

nel mercato libero italiano di energia elettrica

Secondo la relazione annuale Arera 2020, Nel segmento dell'alta/altissima tensione, in particolare, è salita dal 3° al 2° posto, con una quota di mercato aumentata dal 12,6% al 14,7%, non lontana dal 18,5% di Enel. 

 

Axpo corre veloce e con tanta energia. Secondo la relazione annuale di Arera 2020, nel settore dell'energia elettricaAxpo è salita dal 4° al 3° posto tra i gruppi societari che operano nel mercato liberosuperando Enie registrando una quota di mercato che è passata dal 4,6% del 2018 al 5,2% del 2019

Axpo si conferma poi al 5° posto nel mercato finaleelettrico complessivo, con 11.063 GWh venduti (+17%), dovuti soprattutto ad un aumento delle vendite presso i clienti in media tensione (+767 GWh; +17%), e i clienti in alta/altissima tensione (+553 GWh; +17%). 

 

Nel segmento dell'alta/altissima tensione, in particolare, è salita dal 3° al 2° posto, con una quota di mercato aumentata dal 12,6% al 14,7%, non lontana dal 18,5% dEnel.

Questi numeri hanno portato Axpo a far parte del gruppo dei venditori italiani con più di 10 TWh venduti in un anno.

 

Con riferimento agli impianti di produzione ha aumentato il suo contributo alla produzione nazionale lorda di energia elettrica, dal 1,6% nel 2018 a 2,1% nel 2019, così come nella produzione termoelettrica da gas naturale, aumentata dal 3,6% del 2018 al 4,2% del 2019.

 

Ulteriori crescite sono state registrate nel settore gas. Nel mercato finale Axpo Italia è salita dal 10° al 9° posto, con una quota di mercato passata dal 1,8% del 2018 al 2,6% del 2019, per un aumento delle vendite di 506 milioni di m3 (+50%).

 

Considerando anche le vendite a grossisti e altri venditori, inaumento di 1.197 milioni di m3 rispetto al 2018), Axpo passadall' 8° al 7° posto nella classifica delle vendite complessive, con un incremento di 1.703 milioni di m3 (+56%).

 

Inoltre, è salita dal 25° al 17° posto tra gli importatori di gas in Italia nel 2019, con 297 milioni di m3 importati.

 

«Siamo orgogliosi di questi numeri che ci confermano ancora una volta che le scelte intraprese stanno dando i risultati previsti. Investire in digitalizzazione e sostenibilità,sia nel mercato consumer con il nostro brand Pulsee creato su misura per il consumatore, sia attraverso il volano dei contratti di acquisto a lungo termine (LT PPA) in grado di garantire alle imprese la sostenibilità finanziaria di impianti rinnovabilisono state alcune delle mosse vincenti che continueremo a supportare nel prossimo futuro», spiega Simone Demarchi, amministratore delegato di AxpoItalia.

Negli ultimi anni Axpo ha realizzato un importante piano industriale per dotarsi di capacità produttiva, sia grazie alla realizzazione diretta di impianti, sia grazie all'acquisizione della produzione da impianti di società terze. Il parco centrali di cui dispone Axpo in Italia costituisce uno tra i più grandi investimenti nella realizzazione di nuove centrali (circa 1,5 miliardi di euro), con un elevato sforzo tecnologico nell'ambito dell'efficienza energetica e del contenimento dell'impatto ambientale. I siti produttivi italiani sonoinquadrati come singole società operative. Axpo dispone di un parco centrali a ciclo combinato per una potenza installata di 1.800 MW (valore relativo alla quota di Axpo): Calenia Energia (85% quota Axpo) a Sparanise (CE), Rizziconi Energia (100% quota Axpo) a Rizziconi (RC), Sef(49% quota Axpo) a Ferrara. Infine, attraverso la società WinBis, segue la gestione operativa del parco eolico Cer(Consorzio Energie Rinnovabili) da 66 MW in provincia di Avellino.

 

AXPO, FULL OF ENERGY 

Da oltre 100 anni il Gruppo Axpo produce e fornisce energia con la competenza di un leader nel trading energetico per oltre 3 milioni di persone e migliaia di aziende.  

Nata in Svizzera nel 1914, Axpo è presente oggi in oltre 30 paesi in Europa e occupa 4.500 persone che combinano competenze nella produzione di energia elettrica sostenibile e capacità di innovare grazie alla ricerca. Sostenibilità e affidabilità sono i valori fondanti di Axpo per lo sviluppo di soluzioni e servizi innovativi lungo tutta la filiera energetica, dalla produzione alla fornitura per il cliente finale.  

Axpo Italia è stata fondata nel 2000 durante la transizione al libero mercato ed è oggi uno dei maggiori player con una presenza lungo l'intera catena dell'energia.  Axpo Italia porta l'esperienza internazionale del gruppo Axpo all'interno dei mercati locali, creando valore all'interno della filiera dell'energia italiana, convinti del ruolo fondamentale rappresentato dall'approvvigionamento di energia nel determinare la competitività di un'azienda.  Axpo Italia ha la sua sede centrale a Genova, e sedi commerciali e di rappresentanza a Milano e Roma. 



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Riciclo imballaggi in plastica. Giorgio Quagliuolo è il nuovo Presidente di Corepla

Giorgio Quagliuolo è il nuovo Presidente di Corepla

 

Milano 24 luglio 2020 - Il neoeletto CdA di Corepla, riunitosi ieri a Milano, ha nominato Presidente per il prossimo triennio Giorgio Quagliuolo, in rappresentanza delle aziende trasformatrici di materie plastiche. Antonello Ciotti, Presidente in uscita e rappresentante dei produttori di materia prima, resta nella squadra con la funzione di Vice Presidente.

 

Quagliuolo ha appena lasciato la presidenza di Conai per tornare a guidare il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, dopo i due mandati portati a termine nel 2007-2010 e 2013-2016. Imprenditore del settore plastica, fondatore ed attuale Presidente di Sicon, azienda di famiglia che produce preforme in PET per il settore bibite e acque minerali, e Presidente di Federazione Gomma Plastica, Quagliuolo ha ricevuto di recente anche la nomina a Responsabile del gruppo tecnico Ambiente di Confindustria.

 

"Il riciclo dei rifiuti di imballaggio in plastica pone l'Italia fra le eccellenze europee e genera un circuito virtuoso per l'economia del Paese e per la tutela dell'ambiente" afferma Quagliuolo; "continueremo a lavorare in sinergia con cittadini, imprese e istituzioni per diffondere il valore sociale della sostenibilità ambientale e sviluppare nuove tecnologie per il riciclo".


Corepla è il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. Con più di 2.500 imprese consorziate della filiera del packaging in plastica, Corepla garantisce che gli imballaggi raccolti in modo differenziato siano avviati a riciclo e recupero con efficienza, efficacia ed economicità.

Nel 2019 sono state oltre 1.370.000 le tonnellate di plastica raccolte in modo differenziato, il 13% in più rispetto al 2018. Un nuovo record in termini di quantità trattata, che porta l'Italia ad un procapite medio annuo di 22,8 kg. Nel complesso, sono 7.345 i Comuni serviti (92%) e 58.377.389 i cittadini coinvolti.
Lo scorso anno sono state riciclate 617.292 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica e altre 445.812 tonnellate sono state avviate a recupero energetico: il 75% a cementifici in sostituzione del combustibile fossile e il restante 25% a termovalorizzazione.

 

Il valore economico direttamente distribuito dal Consorzio ammonta complessivamente a 760 milioni di euro, dove la quota di valore principale resta quella destinata ai Comuni e/o convenzionati da loro delegati (401 milioni di euro).

Grazie al riciclo e al recupero consortile, sono state evitate 828 mila t di CO2 e oltre 35 milioni di m3 di discarica mentre la materia prima vergine risparmiata è di 424 mila tonnellate.



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giovedì 23 luglio 2020

Detersivi sempre più green: sono italiani i primi packaging in plastica monomateriale completamente riciclabile

Detersivi sempre più green: sono italiani i primi packaging in plastica monomateriale completamente riciclabile

Risparmio fino all'84% di plastica rispetto a un flacone di pari formato

Winni's, la linea ecologica leader di mercato di Madel S.p.a., è la prima a creare una nuova pouch interamente in Polipropilene

 

E' italiana la prima busta per detersivi (pouch) realizzata in plastica monomateriale completamente riciclabile. A crearla è l'azienda romagnola Madel S.p.a., leader nell'ecologia, che con il suo marchio Winni's compie un ulteriore passo verso un minore impatto ambientale nel mondo della detergenza della casa. Già da molti anni aveva introdotto per diversi prodotti le buste doypack (ecoformati pouch), che permettono un minore utilizzo della plastica. Oggi con il nuovo packaging si arriva a un risparmio fino all'84% di plastica rispetto a un flacone di pari formato. 

 

Gli Ecoformati Pouch sono disponibili per i formati da 1 litro e verranno introdotti entro la fine del 2020 anche nei formati da 1,5l e da 500ml.

 

Il dipartimento di Ricerca&Sviluppo di Winni's ha creato per primo una nuova pouch interamente in Polipropilene (PP) capace di garantire gli stessi standard qualitativi e la robustezza della versione precedente. Sia la busta sia il tappo, termosaldato, sono dello stesso materiale, così da rendere l'intera confezione completamente riciclabile nella plastica. Inoltre queste confezioni permettono un minore utilizzo di plastica rispetto ai flaconi di pari formato.

 

Prima di oggi nel mondo della detergenza gli ecoformati erano composti da 3 materiali, tra i quali il nylon a conferire robustezza. Questo materiale però causa dei rallentamenti e delle difficoltà in fase di riciclo della plastica.

 

"L'ecologia per Madel S.p.a. è un progetto globale, che parte dall'azienda e arriva al prodotto", spiega Mattia Testa Direttore Tecnico dell'azienda, "e l'implementazione di un packaging di così facile smaltimento nella plastica è un ulteriore passo avanti in questa direzione. Come marchio leader della categoria, siamo stati i primi a lanciarlo per i liquidi detergenti e questo non è che una delle novità in campo di packaging ecologico su cui stiamo lavorando".

 

Madel spa In tutti i suoi processi produttivi prevede il massimo impegno nella salvaguardia dell'ambiente con attività che vanno dallo smaltimento differenziato dei rifiuti al riutilizzo degli scarti di produzione, sia plastici che liquidi, fino al riciclo dell'acqua calda proveniente dal processo industriale per riscaldare il reparto di produzione. Il sito produttivo, grazie all'impiego di un impianto fotovoltaico di 2.6 MW su una superficie complessiva di 58mila metri quadri e un cogeneratore di ultima generazione, che offre il suo contributo di 0.65 MW, è in grado di raggiungere così la completa autonomia elettrica.

 

Anche l'illuminazione dell'azienda è sostenibile, grazie alla sostituzione di tutte le luci al neon con quelle al led, per un risparmio del 40%.

 

L'impegno dell'azienda non si esaurisce con il nuovo ecoformato in plastica monomateriale, ma, attraverso il continuo lavoro del dipartimento di Ricerca&Sviluppo, si pone l'obiettivo di rendere sempre più ecologico il packaging dell'intera gamma di prodotti.



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