Garantito un moderno sviluppo dell'impresa
Il presidente della Cia Giuseppe Politi conclude il convegno della confederazione a Roma sui trent'anni del provvedimento legislativo (203/82). Sono state garantite le esigenze d'imprenditorialità degli affittuari, senza mortificare la proprietà.
"A trent'anni dalla sua approvazione, la legge 203/82 sui contratti agrari si dimostra ancora di grande attualità. E' stato un provvedimento che ha avuto il merito di far crescere l'agricoltura, attraverso una moderna regolamentazione dei rapporti tra proprietà e impresa agricola. Uno strumento, quindi, che anche in futuro potrà contribuire allo sviluppo aziendale, sempre più orientato all'innovazione". Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi chiudendo il convegno promosso a Roma, appunto, sui trent'anni dalla legge sui contratti agrari.
"Il bilancio della legge -ha aggiunto Politi- è stato altamente positivo. In trent'anni la legge è riuscita a garantire le esigenze di imprenditorialità degli affittuari, senza mortificare la proprietà. Non solo. La delega legislativa, conferita con l'art. 45 alle organizzazioni di categoria, si è dimostrata la chiave di volta per determinare, nel territorio, una maggior diffusione del contratto di affitto di fondi rustici. E' proprio questa funzione che ha permesso, in ogni condizione particolare, la definizione di un contratto equilibrato, rispondente alla necessità della domanda e dell'offerta".
"Da sempre -ha rilevato ancora il presidente della Cia- abbiamo operato perché la legge 203/82 venisse applicata correttamente. Ci siamo battuti contro ogni modifica di sostanza della normativa vigente, in quanto il provvedimento si è dimostrato valido e ha dato impulso al mercato fondiario, favorendo l'imprenditorialità dei concessionari senza danneggiare i concedenti".
"La legge sui contratti agrari, dopo la riforma agraria, ha così cambiato profondamente molte delle cose in agricoltura. Oggi -ha rimarcato Politi- vengono utilizzati oltre 12 milioni di ettari per l'attività produttiva: nel settore opera il 6 per cento della forza lavoro attiva. Con meno terra e meno addetti produciamo circa tre volte di più del passato e, in rapporto agli addetti, circa sei volte di più. Si può dire che, ora, ogni agricoltore dà da mangiare a 30 italiani".
"Anche davanti all'attuale situazione dell'agricoltura italiana, lo strumento dell'affitto conferma, del resto, il suo valore. Le difficoltà ad allargare la maglia poderale, i valori fondiari poco compatibili con l'effettiva redditività della maggior parte delle colture agricole, gli ostacoli nell'accesso al credito, sono tutti elementi che inducono sempre più gli agricoltori professionali, già alle prese con costi pressanti, a orientarsi verso l'affitto dei terreni. Meno sicuro e più soggetto alle mutevoli condizioni di mercato, ma decisamente più flessibile rispetto all'indebitamento a cui vanno incontro gli operatori che sono in grado di ottenere mutui per l'acquisto della terra".
A introdurre il convegno è stato Domenico Brugnoni, vicepresidente nazionale della Cia. Le relazioni sono state svolte dal prof. Corrado Giacomini, Dipartimento di Economia Sezione di Economia agroalimentare dell'Università di Roma ("Trasformazioni economiche ed evoluzioni delle politiche agrarie. Conseguenze sui rapporti e contratti agrari"), dal dott. Andrea Povellato, Inea ("La mobilità fondiaria per lo sviluppo dell'impresa"), e dall'avv. Paolo Bendinelli ("Trent'anni di contratti agrari con la legge 203/82"). Nel corso dei lavori c'è stata una significativa testimonianza "Da mezzadro a imprenditore agricolo", attraverso la quale si è inquadrata la positività della legge
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