CONVENZIONE DIVERSITA' BIOLOGICA HYDERABAD
WWF: "I GOVERNI PROCEDONO SUL MARE, MA SI ARENANO SULLA FINANZA CHE SALVEREBBE LE RISORSE NATURALI GLOBALI"
Investimenti raddoppiati a 10 miliardi di dollari all'anno, ma ne servono 200!
Meno del 9% della spesa militare mondiale basterebbe a salvare la biodiversità
mentre la sua perdita può costare fino a 6.600 miliardi di dollari all'anno
"Mestamente lento" è il mantra scelto dai Governi nel loro indolente tentativo di trovare un accordo per proteggere le risorse naturali del nostro pianeta alla Convenzione ONU sulla Diversità Biologica (CBD) a Hyderabad, in India, che si è chiusa oggi con un faticoso accordo raggiunto alle prime ore della mattina.
Nonostante qualche successo, per esempio sulla protezione degli oceani, l'accordo si arena ancora una volta sulla finanza, prevedendo entro il 2015 il raddoppio degli investimenti per la biodiversità dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, fino a un totale di 10 miliardi di dollari all'anno da qui al 2020. Ma secondo il WWF servono investimenti per 200 miliardi ogni anno se i Governi intendono seriamente raggiungere gli obiettivi. Una cifra per nulla onerosa visto che rappresenta meno del 9% della spesa militare mondiale, mentre secondo autorevoli scienziati la perdita biodiversità e dei servizi naturali che garantisce può costare fino a 6.600 miliardi di dollari ogni anno (l'Italia tra 2009-2010 ha investito 1,5 miliardi di euro per la tutela ambientale, ma spende più di 20 miliardi all'anno per gli armamenti).
"Il WWF è arrivato a Hyderabad chiedendo ai Governi di porre il mondo su un percorso in grado di prevenire ulteriori perdite per le risorse naturali più importanti del pianeta, e abbiamo visto qualche successo – ha detto Isabella Pratesi, direttore Politiche di Conservazione Internazionali del WWF Italia – Ma l'accordo raggiunto sulla finanza è un risultato deludente, perché non si avvicina minimamente alle cifre necessarie per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di tutela della biodiversità che il mondo ha proclamato due anni fa a Nagoya."
Onda positiva per il mare
I governi sono però riusciti a trovare un accordo positivo per proteggere gli oceani, mettendo in moto un processo che potrebbe vedere migliori strategie di conservazione applicate agli ambienti marini oltre le giurisdizioni nazionali, le cosiddette zone di alto mare, un'area molto ampia e ricchissima di biodiversità che rappresenta circa il 40% della superficie del pianeta.
I delegati hanno infatti stabilito di inviare rapporti sulle aree di alto mare più significative dal punto di vista ecologico e biologico (EBSA) all'assemblea generale delle Nazioni Unite. Se le agenzie ONU agiscono per assicurare che il trasporto marittimo e altre attività non danneggino queste importanti aree, secondo il WWF potremmo arrivare a una migliore gestione degli ambienti marini oltre i confini nazionali.
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Cav. Andrea Pietrarota
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