Legambiente presenta l’annuale
rapporto Pendolaria
Ogni giorno in Piemonte sono 165 mila i pendolari
che prendono il treno per spostarsi per ragioni di lavoro o di studio, il 9,5%
in meno rispetto al 2011. E’ questa la più evidente e diretta conseguenza dei
tagli al servizio ferroviario regionale che dal 2010 ad oggi hanno portato alla
soppressione di intere linee con un taglio complessivo del servizio pari all’8,4%.
E’ un Italia che viaggia sempre di più a velocità differenti, quella che viene
fuori dal rapporto Pendolaria di
Legambiente che, dal 2008, presenta la fotografia della situazione del
trasporto ferroviario in Italia e ne racconta i cambiamenti. Sono proprio le differenze e diseguaglianze tra le diverse
aree del Paese, ad essere al centro
del focus quest’anno. Con realtà dove la situazione è migliorata ed altre, come
il Piemonte, in cui ci sono meno treni e anche più lenti che in passato.
“L'insensato aumento del costo degli abbonamenti
sui Frecciarossa Torino-Milano è solo l’ultima scure che si abbatte sui
pendolari piemontesi che hanno visto negli ultimi 6 anni un netto taglio della
rete ferroviaria regionale e al tempo stesso un aumento delle tariffe del 47%,
che assegna al Piemonte il record negativo a livello nazionale -dichiara Fabio Dovana, presidente di
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Ci aspettiamo che la Regione inverta
finalmente questo trend aumentando gli investimenti sul trasporto ferroviario
pendolare e dando tempi certi per la riapertura delle linee tagliate. Puntare
sui treni pendolari è nell’interesse dei cittadini, con vantaggi non solo in termini ambientali in una regione che continua a
vivere una situazione critica per lo smog, ma anche di attrattività delle
nostre città e dei territori, con ricadute positive sull’occupazione e sul
turismo”.
Scorrendo
i dati contenuti nel rapporto di Legambiente si può constatare come i pendolari
siano aumentati dove il servizio non è
stato tagliato e dove sono
stati realizzati investimenti per l’acquisto di nuovi treni, come in Lombardia
dove sono arrivati a 712 mila (con un +1,3%), in Emilia-Romagna (+3%) e in Alto
Adige (dove sulle linee riqualificate con treni nuovi sono triplicati, da
11.000 nel 2011 a quasi 32.000).
Mentre continua a calare in Regioni
dove dal 2010 a oggi sono stati realizzati solo tagli ai servizi (in Calabria
-26,4% treni in circolazione e -31% passeggeri, in Campania -15,1% treni e
-40,3% passeggeri, in Piemonte –8,4% e -9,5%).
Le ragioni di questa situazione sono da individuare, secondo Legambiente, in alcuni gravi errori
compiuti in questi anni nelle politiche dei trasporti.
Innanzitutto un trasferimento
dei poteri sul servizio ferroviario locale alle Regioni senza indirizzi e
controlli. Per cui sono state chiuse linee e cancellati collegamenti senza
alcun intervento da parte dello Stato, quando i diritti dei cittadini alla
mobilità sono gli stessi da Bolzano a Ragusa e garantiti da risorse pubbliche.
In secondo luogo le risorse da parte dello Stato per far circolare i treni
regionali sono state ridotte tra il 2009 e il 2016 del 19,1%, e solo poche
Regioni hanno investito per garantire il servizio, in tutte le altre sono
avvenuti tagli e aumenti dei biglietti.
E’ da sottolineare poi che le Regioni
hanno investito pochissimo per potenziare il servizio e comprare treni: tra il
2005 e il 2015 il Piemonte ha investito appena 7,06 euro all’anno per abitante
contro i 14,35 euro della vicina Lombardia. Stanziamenti che nel 2015 hanno
raggiunto in Piemonte la risibile cifra dello 0,06% del bilancio regionale.
Infine, si è investito e si continua a
investire su grandi infrastrutture stradali ed autostradali e sull’alta
velocità ferroviaria relegando le risorse residue agli interventi sulle
linee ferroviarie regionali. Sono i
numeri di coloro che prendono
il treno ogni giorno a far capire l’importanza di invertire questo
processo: 160 mila passeggeri sulle Frecce, 25 mila su Italo, 40 mila su
Intercity, oltre 2 milioni e 800 mila sui treni regionali, 2 milioni e 650 mila
sulle metropolitane.
Per cambiare questa situazione occorre aumentare
l’offerta di treni sulle linee, in particolare in quelle urbane più utilizzate
dai pendolari e laddove sono stati cancellati o ridotti i collegamenti in
questi anni. Lo Stato deve poi finalmente comprare treni, come succede
in tutti gli altri Paesi europei. Infine occorre cambiare le priorità
infrastrutturali per dare priorità alle aree urbane e al Sud.
Oggi progetti
fondamentali di rilancio della mobilità sostenibile nelle città non sono
finanziati e nel Mezzogiorno non esiste alcun progetto di miglioramento del
servizio tra le città attraverso progetti di adeguamento delle linee e acquisto
di treni. Per cambiare questa situazione occorre mettere queste politiche tra
le priorità del Paese, con un ruolo di regia e di controllo da parte del
Ministero delle Infrastrutture che lo porti a spostare l’attenzione dai
cantieri delle infrastrutture agli obiettivi e agli interventi necessari per
rendere più semplice e sostenibile la mobilità dei cittadini.
Il
rapporto Pendolaria è consultabile a questo link:
https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/pendolaria_2016.pdf
Torino, 24 gennaio 2017
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