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venerdì 25 maggio 2018

Le risposte dell'industria alla Plastic Strategy Europea

LE RISPOSTE DELL'INDUSTRIA ALLA PLASTIC STRATEGY EUROPEA

"A circular future with plastics", la due-giorni milanese dell'industria europea della plastica chiude con il Commissario UE alla crescita Elżbieta Bienkowska.

Un italiano, Renato Zelcher, da oggi alla guida dell'associazione europea.

E sulla Plastics Strategy l'industria assume impegni volontari: riciclo packaging al 70% e plastica post-consumo al 50% nel 2040.

Milano, 25 maggio 2018

Coniugare la riduzione degli impatti ambientali dei prodotti in plastica con innovazione, mercato e occupazione è la sfida principale che attende l'industria europea della trasformazione delle materie plastiche. Un settore che nella UE dà lavoro a 1milione e 600mila addetti in 50.000 imprese, per lo più di piccole e medie dimensioni.

 

"Il settore della trasformazione delle materie plastiche è formato principalmente da aziende a conduzione familiare che si affidano alle associazioni di settore per individuare le linee strategiche da perseguire- ha dichiarato Renato Zelcher neoeletto presidente di EuPC, European Plastic Converter-. In Europa 50.000 piccole e medie imprese sono da diversi mesi sotto una costante pressione dei legislatori e dobbiamo quindi affrontare le questioni comuni uniti come filiera. 

Gli Impegni Volontari proposti dall'industria, unitamente ad adeguati interventi normativi, potranno guidare tutti i soggetti coinvolti nella stessa direzione: una società maggiormente responsabile e un'industria della plastica ancora più sostenibile.

 

L'industria della plastica europea ha già delineato, infatti, una piattaforma di impegni volontari con cui si punta ad arrivare nel 2040 al riciclo del 70% dei rifiuti plastici per il packaging e al riciclo del 50% per tutti gli altri rifiuti in plastica

Ripensare la progettazione e la produzione dei prodotti facilitandone riutilizzo e riciclo post-consumo è sicuramente il primo passo in questa direzione ma è necessaria la collaborazione delle istituzioni sul piano normativo-regolamentario e una maggiore educazione del consumatore su una corretta e attenta gestione delle plastiche, in particolare quelle mono-uso.

 

Il Commissario Europeo per la crescita Elżbieta Bienkowska ha dichiarato: "La domanda di materie plastiche in Unione Europea è pari a circa 49 milioni di tonnellate/anno, e al momento solo 2-3 milioni di tonnellate vengono riciclate ogni anno. Questa situazione è al contempo uno spreco in chiave economica e un danno ambientale. L'obiettivo della Commissione è di arrivare entro il 2025 a 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata impiegate per produrre nuovi prodotti. E' un target ambizioso, ma lavorando insieme all'industria europea, sono convinta che possiamo fare in modo che ciò diventi realtà, a beneficio di tutti. L'economia circolare è questo".

 

I cambiamenti in arrivo sono epocali e rappresentano sia sfide che opportunità, dal punto di vista tecnologico, organizzativo e di mercato. 

Le due giornate di lavoro promosse da EUPC, in collaborazione con Unionplast – Federazione Gomma Plastica, hanno evidenziato una volontà, da parte delle imprese, di entrare a far parte della soluzione, non solo contribuendo alla crescita quantitativa del riciclo, ma anche aiutando il miglioramento qualitativo del riciclato, individuando soluzioni tecniche e tecnologiche per ridurre i consumi energetici e soprattutto lavorando per trovare il giusto punto di equilibrio tra le esigenze funzionali che i prodotti in plastica devono assolvere (specie nei settori sensibili come quello dell'imballaggio alimentare) e la riduzione del loro impatto ambientale. 

Attraverso una progettazione e un design più consapevole, il dialogo e la collaborazione con gli stakeholder e un maggiore impegno nella comunicazione e nell'educazione del consumatore, l'industria europea può dare nel medio lungo periodo un contributo fondamentale alla circular economy, con l'introduzione di cambiamenti strutturali che investono tutta la filiera e che producono cultura, superando in efficacia potenziali interventi di limitazione o di bando che invece spesso danno solo l'impressione di un immediato successo, ma provocano invece danni a volte irreparabili ad interi settori dell'economia del continente.



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