Energy&Strategy Group - School of Management Politecnico di Milano
Datato, mal conservato, con impianti di riscaldamento inquinanti e classi di efficienza energetica basse: il patrimonio edilizio italiano non supera l'esame
Ma le pompe di calore ad alta temperatura potrebbero azzerare le emissioni
Nel 2017 ne sono state vendute circa 50.000 per un valore di appena per 271 milioni di euro, invece sono una soluzione che permetterebbe di riqualificare il parco residenziale,
ridurre notevolmente le bollette energetiche e l'inquinamento nelle aree urbane
Milano, 13 dicembre 2018 - Gli edifici residenziali registrati in Italia sono circa 12 milioni, con oltre 31 milioni di abitazioni, e il 77% è stato costruito da almeno 38 anni. Appena il 32%, poco meno di 4 milioni, può considerarsi in uno stato di conservazione ottimo, mentre il 22% è valutato mediocre o pessimo. Ciò implica impianti di riscaldamento a radiatore per il 90% dei casi, con superfici di cambio limitate e l'adozione di caldaie a combustibile fossile per raggiungere temperature elevate.
A conferma di ciò, i dati relativi agli edifici residenziali collocati nelle regioni settentrionali, che sono circa 5 milioni, cioè il 42%: del 18,8% di questi è noto l'APE e solamente il 7,4% appartiene alle classi energetiche B, A o A+. Al contrario, più di un edificio su due (58%) è di classe G o F, la sola classe energetica G riguarda il 42% del totale.
In questo contesto, le pompe di calore appaiono come una tecnologia indispensabile per conseguire obiettivi di efficienza e ridurre gli effetti negativi dell'inquinamento nelle città: gli impianti termici degli edifici sono infatti responsabili del 50-75% delle emissioni totali di CO2 nei mesi invernali nei contesti urbani.
Inoltre, la SEN prevede una riduzione dei consumi finali da realizzare in parte proprio nel residenziale: questo, insieme ai meccanismi di sostegno come ecobonus, sismabonus, conto termico, potrebbe favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio, con un chiaro vantaggio in termini di riduzione delle bollette energetiche e dell'inquinamento. Le pompe di calore ad alta temperatura possono contribuire in maniera significativa al processo di efficientamento del patrimonio edilizio, così come al bilanciamento della rete elettrica in caso di elettrificazione dei consumi per il riscaldamento.
Sono alcuni dei dati presentati ieri dall'Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano durante la mattinata di studio dedicata alle pompe di calore ad alta temperatura come strumento per una città a emissioni zero e per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Il convegno era organizzato in partnership con TEON, azienda italiana che sviluppa soluzioni innovative per il riscaldamento e il raffrescamento rinnovabile degli edifici.
Nel 2017 in Italia il mercato della climatizzazione e delle pompe di calore in ambito residenziale e terziario ha registrato vendite per un valore di 2,1 miliardi di euro e 2,075 milioni di "pezzi": il 18% di questo mercato (circa 0,37 milioni di unità) riguarda il raffrescamento, quindi i climatizzatori portatili, quelli non reversibili e i gruppi refrigeratori di liquido a compressione. Il resto, circa 1,71 milioni di unità, per un valore di 1,43 miliardi di euro, riguarda invece il riscaldamento, ma solo il 3% sono effettivamente pompe di calore (il resto sono climatizzatori split e multisplit): circa 50 mila unità vendute, per un volume d'affari di 271 milioni di euro.
Eppure, l'adozione di pompe di calore porta vantaggi estremamente interessanti dal punto di vista economico, sia che si tratti di pompe ad alta temperatura a ciclo aperto (le più redditizie) che a ciclo chiuso, in qualunque contesto abitativo vengano applicate, specialmente se in sostituzione di una caldaia tradizionale alimentata a gasolio.
Il vantaggio di ciascuna soluzione dipende però dal sistema di incentivazione scelto: a parità di tipologia abitativa e di tecnologia adottata, il conto termico permette di ottenere risparmi notevolmente migliori rispetto a quelli dell'eco-bonus.
"La SEN prevede di raggiungere al 2030 un risparmio nel settore residenziale di 3,7 Mtep/anno – commenta Vittorio Chiesa, Direttore dell'Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano -. Considerando i circa 8 milioni di villette e i 270.000 condomini nelle zone climatica D e E, si stima che per raggiungere il 100% degli obiettivi previsti dalla SEN si dovrebbe agire su circa 1,27 milioni di villette e 64.000 condomini. La diffusione delle pompe di calore ad alta temperatura dovrebbe riguardare quindi il 23,5% degli edifici complessivi delle zone climatiche D e E, con risparmi annui per le utenze energetiche di quasi 3,8 miliardi di euro".
"Le pompe di calore azzerano le emissioni nei centri abitati, riducono il consumo di energia primaria fossile nel bilancio 'globale' e abilitano lo sviluppo di fonti rinnovabili pulite anche nella generazione elettrica", spiega Ferdinando Pozzani AD di TEON, che ha illustrato esempi pratici e casi di successo di applicazione di questa tecnologia in diversi contesti abitativi e residenziali, dai condomini ai plessi scolastici, sempre con un abbattimento dei costi di esercizio che raggiunge il 40%. Per non parlare dei vantaggi a livello di sistema Paese, dovuti alla riduzione di importazioni di gas naturale.
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