Il report, quest'anno intitolato "Climate management: persevering through the economic cycle", analizza nel dettaglio le risposte di 46 tra le 100 più grandi aziende italiane per capitalizzazione di mercato quotate alla Borsa Italiana. Da sottolineare il fatto che queste 46 aziende rappresentano circa il 77% del valore di capitalizzazione di mercato delle top 100 aziende quotate in Italia e l'83% del valore dell'indice FTSE MIB.
Le risposte date dalle 46 aziende hanno messo in evidenza alcune tendenze principali: innanzitutto, le imprese stanno diventando sempre più sofisticate nella gestione e nella rendicontazione delle attività legate al cambiamento climatico (cosa che si manifesta con il miglioramento dei punteggi ottenuti nella disclosure rispetto al 2012: le aziende che avevano partecipato all'edizione 2012 del report hanno ottenuto, nel 2013, un valore medio di disclosure di 72, contro i 62 dello scorso anno. Inoltre, 27 aziende hanno migliorato i propri punteggi).
Ben 29 aziende (lo scorso anno erano 25) hanno fissato degli obiettivi precisi di riduzione delle emissioni e, inoltre, sempre più aziende (26 contro le 20 del 2012) offrono incentivi legati alla riduzione delle emissioni.
Rispetto al 2012, le aziende hanno diminuito gli investimenti volti a ridurre le emissioni di CO2 e hanno spostato l'attenzione su progetti con tempi di ritorno più brevi: in totale, il numero degli investimenti è passato da 180 del 2012 a 221 nel 2013, ma l'importo investito è diminuito del 25%.
Anche quest'anno, le valutazioni necessarie per l'assegnazione dei punteggi sono state condotte da IMQ che ha valutato disclosure e performance delle imprese partecipanti. Per quanto riguarda la disclosure, è stato assegnato un punteggio (da 1 a 100) alla completezza, alla trasparenza e alla qualità delle informazioni dichiarate da ciascuna azienda su impatti e interventi in ottica di emissioni di gas effetto serra e climate change. Successivamente, per le aziende con punteggio in disclosure pari o superiore a una votazione di 50, è stata data una valutazione in termini di performance, ovvero sulla qualità delle azioni condotte in termini di climate change (valutazione dalla A, la più alta, alla E) in base a criteri di trasparenza, mitigazione, adattamento. Un'informazione, questa, indicativa della comprensione e della capacità di gestione, da parte dell'azienda, degli effetti del cambiamento climatico sul proprio business.
Le aziende con i migliori risultati di disclosure e performance sono incluse rispettivamente nel Carbon Disclosure Leadership Index (CDLI) e nel Carbon Performance Leadership Index (CPLI) del CDP. Entrambi gli indici sono utilizzati dagli investitori per valutare la preparazione aziendale ai cambiamenti indotti dal riscaldamento dell'atmosfera e lo sfruttamento non sostenibile delle risorse, e per guidare le decisioni di investimento.
Per quanto riguarda i risultati in dettaglio, nel 2013 in cima al Carbon Disclosure Leadership Index (CDLI) troviamo FIAT con 99 punti, che si conferma quindi tra i leader per il quarto anno consecutivo. Fanno parte dell'indice CDLI anche Buzzi Unicem, Eni, CNH industrial, Intesa Sanpaolo, Italcementi, Pirelli, Snam, STMicroelectronics e Terna.
Anche quest'anno, come nel 2012, i settori ricoperti dai primi dieci in classifica sono sette (Consumer Discretionary, Energy, Finance, Industry, Information Technology, Materials e Utility). Il numero di società con scoring maggiore di 70 (gli 'High Scorers') è cresciuto da 20 del 2012 a 28 nel 2013. A livello invece di performance nei confronti del cambiamento climatico, al top della classifica si trovano Fiat, Yoox e Assicurazioni Generali.
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