Roma, 4 febbraio 2017 – Ogni anno 1/3 del cibo del mondo (1,3 miliardi di tonnellate) viene sprecato senza arrivare neanche a tavola pur essendo prodotto perché va a male in azienda, si perde, diventa immangiabile durante la distribuzione o viene gettato via nei negozi alimentari al dettaglio, ristoranti e cucine (fonte WWF).
Si tratta di circa 4 volte la quantità di cibo necessaria a sfamare le quasi 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite.
Solo gli Stati Uniti gettano 46milioni di tonnellate di cibo l'anno (fonte FSI), mentre il solo cibo buttato in Europa sfamerebbe circa 200milioni di persone (FAO). Eppure ci sono dei paesi che nella lotta allo spreco di cibo stanno raggiungendo risultati importanti.
È il caso di Francia, Australia e Sudafrica, ovvero i paesi più all'avanguardia su questo fronte, mentre Arabia Saudita, Indonesia ed Emirati Arabi sono quelli che devono affrontare le sfide maggiori.
L'Italia, grazie alla recente legge contro lo spreco alimentare, approvata nel 2016, appare tra le realtà che sta facendo i passi avanti più importanti.
È la fotografia – in un ranking di 25 Paesi analizzati dal Food Sustainability Index di Fondazione Barilla Center for Fodd & Nutrition (BCFN) e The Economist Intelligence Unit e che rappresentano oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l'87% del PIL globale – presentata dal Barilla Center for Food & Nutrition in occasione della "Giornata Nazionale Contro lo Spreco Alimentare", prevista il 5 febbraio.
Secondo i dati del Food Sustainability Index (FSI) - indice molto specifico nel suo genere che rivoluziona la visione del cibo come lo conosciamo e che, per la prima volta, analizza le scelte alimentari del pianeta non solo sulla base del "gusto", ma anche del valore complessivo che il cibo rappresenta – l'Italia occupa il 9° posto in termini di "Cibo perso e sprecato", nella speciale classifica stilata su 25 Paesi.
Il nostro Paese, in particolare, ottiene il massimo punteggio su alcuni indicatori, come quello relativo alle "politiche messe in campo per rispondere allo spreco di cibo" (100 su 100), grazie alla legge approvata nel 2016, che punta a incentivare le aziende e i produttori che donano cibo ai più bisognosi.
Sui punti da migliorare, invece, molto deve essere fatto per quanto riguarda lo "spreco domestico", ossia quello del consumatore finale (29 punti su 100), che arriva a gettare una medi di 110,5 Kg di cibo all'anno.
Anche il ruolo delle aziende produttrici, però, non può essere trascurato, visto che lo "spreco legato alla produzione e distribuzione di cibo" ottiene un positivo 63 su 100 che lascia comunque margini di miglioramento.
"Lo spreco di cibo è alla base di uno dei grandi paradossi del nostro sistema alimentare e la legge da poco approvata in Italia è un passo importante nella soluzione di questo problema, anche se molto deve essere ancora fatto da tutti, dall'industria ma anche da ogni singola persona" ha dichiarato Luca Virginio, Vice Presidente BCFN.
"Il Food Sustainability Index vuole essere uno strumento utile agli studiosi e ai decisori politici per capire come orientare ricerche e scelte politiche.
Ma per mantenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica abbiamo pensato di integrare il nostro lavoro lanciando un Premio con la Fondazione Thomson Reuters destinato a giornalisti, fotografi e videomaker (o aspiranti tali), che hanno messo al centro del loro lavoro la sicurezza alimentare, la sostenibilità, l'agricoltura e la nutrizione.
Puntiamo a far luce sui paradossi del sistema alimentare, ma anche a valorizzare chi propone soluzioni per combattere la coesistenza di fame e obesità, lo spreco alimentare e lo sfruttamento della Terra. Perché solo mantenendo viva l'attenzione su questi temi potremo vincere le sfide che ci aspettano" ha concluso Virginio.
Francia, Australia e Sudafrica i Paesi che meglio contrastano lo spreco di cibo (e l'Italia è tra i più virtuosi)
Il primato della Francia sul "food waste" è stato raggiunto grazie a un approccio olistico basato su un programma ministeriale molto focalizzato sul sistema agricolo-alimentare e su nuove pratiche commerciali volte a limitare lo spreco di cibo.
Nel Paese transalpino sono però gli sprechi domestici di cibo a rimanere una piaga difficile da combattere (29 punti su 100 come per l'Italia secondo l'Index).
L'Australia eccelle, invece, sia per le politiche anti-spreco studiate per il mondo dei produttori sia per i risultati che queste politiche hanno saputo ottenere (100 su 100).
Di contro, lo "spreco domestico" ottiene uno scadente 19 punti su 100 che mostra tutte le difficoltà della soluzione di questo problema.
Nella speciale classifica del FSI, infine, medaglia di bronzo per il Sudafrica, che proprio sugli "sprechi domestici" ha saputo ottenere i risultati migliori (89 su 100), merito evidentemente anche delle politiche messe in atto su questo fronte (100 punti su 100).
Margini di miglioramento, invece, si riscontrano per gli sprechi legati alla produzione e distribuzione di cibo.
Tra i paesi dove si spreca più cibo, maglia nera all'Arabia Saudita (427 kg per persona l'anno), seguita dall'Indonesia (300 kg) e dagli Emirati Arabi (169 kg).
Male, in questo senso, anche gli Stati Uniti che, pur posizionandosi al sesto posto della graduatoria grazie a politiche molto apprezzate nella lotta agli sprechi legati alla produzione e distribuzione di cibo e a quelli domestici, devono comunque registrare risultati pessimi per quanto riguarda proprio lo spreco casalingo.
Ogni americano, infatti, si stima che sprechi circa 277 kg anno di cibo, peggio cioè degli Emirati Arabi che si posizionano però al terzultimo posto della classifica.
Un premio per rappresentare i paradossi del cibo: nasce il Food Sustainability Media Award
Ma lo spreco di cibo non solo alimenta uno dei peggiori paradossi del nostro sistema alimentare, ma da anche un contributo negativo in termini di sostenibilità e di impatto ambientale sul Pianeta.
L'impronta di carbonio dei rifiuti alimentari, infatti, è pari a circa 3,3 giga tonnellate di gas serra, ossia 1/3 delle emissioni annuali derivanti dai carburanti fossili.
E ancora, il gas metano prodotto dal cibo che finisce in discarica è 21 volte più dannosa della Co2. Eppure, riducendo lo spreco di cibo nei soli Stati Uniti del 20% in 10 anni si tradurrebbe in una riduzione delle emissioni serra annuali di 18 milioni di tonnellate.
Insomma, quando sprechiamo del cibo è evidente che stiamo facendo un danno anche al Pianeta.
Proprio per mantenere viva l'attenzione del mondo sui paradossi del nostro sistema alimentare, la Fondazione BCFN ha lanciato il Food Sustainability Media Award, concorso giornalistico internazionale, ideato in collaborazione con la Fondazione Thomson Reuters.
Il Food Sustainability Media Award è un premio destinato a giornalisti, blogger, freelance e singoli individui che vogliono presentare i propri lavori, sia inediti che già pubblicati, legati alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità, all'agricoltura e alla nutrizione.
Saranno accettati articoli, video e foto che puntano a far luce sui paradossi del sistema alimentare, denunciando e proponendo soluzioni per combattere la coesistenza di fame e obesità, lo spreco alimentare e lo sfruttamento della Terra.
Il Food Sustainability Media Award si divide in tre categorie: giornalismo scritto, video e foto. Per ogni categoria verrà premiato un lavoro inedito e uno già pubblicato.
I vincitori premiati per un lavoro già pubblicato riceveranno un premio di 10.000 euro.
I vincitori che presenteranno lavori inediti riceveranno come premio un viaggio completamente spesato per partecipare ad un corso di media training sulla sostenibilità alimentare organizzato dalla Fondazione Thomson Reuters.
Inoltre, i lavori inediti dei vincitori verranno pubblicati sui siti della fondazione Thomson Reuters e della Fondazione BCFN, oltre a essere distribuiti attraverso l'agenzia di stampa di Reuters che conta circa un miliardo di lettori.
I pezzi potranno essere presentati fino al 31 maggio 2017 e i partecipanti potranno iscriversi al contest attraverso il sito web del Food Sustainability Media Award www.goodfoodmediaaward.org
I vincitori di ogni categoria saranno annunciati durante l'ottavo Forum Internazionale della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) il 5 dicembre 2017.
La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Fondazione BCFN) è un centro di pensiero e di proposte nato nel 2009 con l'obiettivo di analizzare i grandi temi legati all'alimentazione e alla nutrizione nel mondo.
Fattori economici, scientifici, sociali e ambientali vengono studiati nel loro rapporto di causa-effetto con il cibo attraverso un approccio multidisciplinare.
Presidente e Vice Presidente della Fondazione BCFN sono Guido e Paolo Barilla, mentre il CdA è formato, tra gli altri, da Carlo Petrini, presidente di Slow Food e Paolo De Castro, coordinatore della commissione agricoltura e sviluppo rurale del parlamento europeo.
Organismo garante dei lavori della Fondazione BCFN è l'Advisory Board.
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