Roma, 11 Novembre 2014. E' in svolgimento il convegno sugli Stati generali contro il dissesto idrogeologico. Le notizie di inondazioni e di frane sparse qua e la' nel territorio nazionale sono di questi giorni. Tragedie, drammi e danni non riescono ad attivare una azione di prevenzione, programmazione e intervento. Eppure, la normativa sul dissesto idrogeologico risale, addirittura, ad un Regio Decreto del 1923 che, all'articolo 1, testualmente recitava:
"Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme ... possono, con danno pubblico, subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque."
L'avessero applicata, oggi non avremmo questi problemi. Sono state approvate nuove leggi (n.267/98 e n.365/2000), ma la realta' e' sotto gli occhi di tutti.
Abbiamo speso 61 miliardi, dal 1944 al 2012, per riparare i danni da frane e inondazioni. Sistemare il territorio comporta notevoli investimenti e tempi lunghi. Tempi che non si addicono ai nostri governanti presi da appuntamenti elettorali annuali. Cosi', incrociamo le dita quando si verifica un evento avverso, sperando nella nostra buona stella.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
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