| | IL PARLAMENTO EUROPEO HA OSPITATO UN DIBATTIMENTO SULLA CAMPAGNA "SAVE THE BLUE HEART" "Quale ruolo può svolgere l'Unione Europea per garantire uno scenario vantaggioso per tutti salvaguardando la natura, per realizzare un futuro sostenibile e a bassa emissione di carbonio?" | | I rappresentanti della campagna Save the Blue Heart arrivano al Parlamento Europeo. Ph. credits Jason Alden @ Patagonia, Inc. | | Amsterdam, Paesi Bassi (2 luglio 2018) – Mercoledì 27 giugno si è svolto a Bruxelles, presso la sede del Parlamento europeo, un dibattimento in merito alla campagna Save the Blue Heart of Europe che ha coinvolto diversi politici, media e ONG. È stata discussa la questione della protezione degli ultimi fiumi selvaggi d'Europa nella penisola balcanica dalla minaccia di 3.000 progetti idroelettrici proposti, insieme alla domanda: quale ruolo può svolgere l'UE per garantire uno scenario vantaggioso per tutti, salvaguardando la natura, per realizzare un futuro sostenibile e a bassa emissione di carbonio?" Inoltre, il documentario Blue Heart, prodotto dalla società attivista Patagonia, è stato proiettato per far luce sulle realtà di questo "tsunami di dighe" pericoloso per l'ecosistema, per le specie animali e per le persone. Il dibattimento è stato ospitato e moderato dall'eurodeputato Thomas Waitz (Greens / EFA) e ha visto la partecipazione di un panel che comprendeva Nicholas Cendrowicz (Commissione Europea, DG NEAR), Hans Stielstra (Commissione Europea, DG ENV), Gabriel Schwaderer (EuroNatur) e Igor Vejnovic (Bankwatch). Tra gli intervenuti anche Trifon Murataj, uno dei rappresentanti del villaggio di Kuta, antico di 2.000 anni, che ha rischiato di essere sommerso dopo che il governo albanese ha deciso di vendere una concessione per costruire una diga sul fiume Vjosa. I temi chiave sollevati durante il dibattimento sono stati la transizione energetica e l'adozione di modelli decentrati, la devastazione causata da piccoli progetti idroelettrici e l'impatto dell'attivismo locale. La transizione energetica verso modelli decentrati La transizione energetica da sistemi idroelettrici obsoleti a modelli più efficaci e decentralizzati è stata una delle principali questioni discusse, con i rappresentanti della Commissione Europea che hanno dichiarato di voler approfondire ulteriormente queste opportunità con i partner d'investimento e i governi. La Commissione ha convenuto che esistono altri "frutti a impatto debole", oltre all'idroelettricità, che dovrebbero essere considerati al fine di risolvere l'equazione energetica nei Balcani, come l'efficienza energetica e la riduzione delle perdite nella rete. A sostegno di questa azione, i legislatori hanno sollevato la questione dell'idroelettrico che diventa sempre più antieconomico, affermando che, rispetto a 20 o 30 anni fa, oggi è impossibile vedere in questo un valido affare commerciale. La devastazione causata dai progetti idroelettrici e il contributo energetico ridotto Particolarmente preoccupante per i membri del gruppo è stato il danno irreversibile causato dai piccoli progetti idroelettrici, che in genere costituiscono un contributo energetico estremamente ridotto e che sono spesso il risultato di corruzione a vari livelli. Il masterplan di "zone vietate" per la protezione ambientale all'interno della penisola balcanica è stato sviluppato dalla coalizione di ONG di Save the Blue Heart of Europe. Il piano comprenderà 85.000 km di fiumi e terrà conto dei criteri relativi a idromorfologia, specie ittiche endemiche e in via di estinzione, pianure alluvionali significative e aree protette. L'impatto sulle comunità locali e l'aumento della resistenza locale Cendrowicz ha ringraziato Murataj per aver aderito al dibattimento, aggiungendo che i membri della Commissione Europea hanno osservato con preoccupazione diversi sviluppi idroelettrici nei Balcani e che ottenere testimonianze da persone le cui vite sono direttamente interessate da questi progetti è davvero importante. Stielstra ha espresso il desiderio che i governi dei Balcani si impegnino ad evitare gli errori già commessi nei paesi membri dell'Unione Europea, dove ogni singolo fiume è già stato arginato. È stato discusso anche il tema della Commissione Europea che offre consulenza ai governi dei Balcani sulla transizione energetica, con Cendrowicz che chiarisce che seguire lo stato di diritto è un principio fondamentale dell'adesione all'Unione, cosa che spesso non viene fatta nel caso di concessioni di energia idroelettrica. Ad esempio, nel caso di Kuta, gli abitanti del villaggio hanno vinto la loro causa contro il governo albanese perché non vi era stata alcuna inchiesta pubblica lecita e le persone interessate non erano nemmeno state informate del suo esito. I rappresentanti della Commissione hanno dichiarato di prendere sul serio le preoccupazioni di queste comunità locali. I membri hanno accolto con favore le prove che colpevolizzano i tribunali nei Balcani, prendendo in seria considerazione le lamentele delle comunità colpite come Kruščica, Valbona e Vjosa, dal momento che una buona governance è più che necessaria. Una petizione che chiede alle banche di smettere di investire nella distruzione degli ultimi fiumi selvaggi in Europa ha raccolto finora oltre 120.000 firme in tutto il mondo, e la settimana scorsa è stata consegnata a mano alla sede londinese della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Il film Blue Heart ha ricevuto oltre 250 richieste di proiezione soltanto in Europa, continuerà ad essere mostrato a festival ed eventi internazionali e sarà inoltre lanciato su iTunes e Amazon il 21 agosto 2018. | | Ph. credits Jason Alden @ Patagonia, Inc. | | Informazioni su Save the Blue Heart of Europe Il film documentario Blue Heart sostiene la campagna "Save the Blue Heart of Europe", che mira a proteggere i fiumi più preziosi nei Balcani da uno tsunami di 3.000 progetti di dighe pianificati. La campagna è coordinata dalle ONG Riverwatch e EuroNatur e condotta insieme alle organizzazioni partner nei paesi balcanici. A proposito di Bankwatch CEE Bankwatch Network è oggi la più grande rete di gruppi ambientalisti "dal basso" nei paesi dell'Europa centrale e orientale; dal 1995 è una forza trainante nella prevenzione di investimenti pubblici dubbi che danneggiano il pianeta e il benessere delle persone in questa e altre regioni. Qualche notizia su Patagonia Fondata da Yvon Chouinard nel 1973, Patagonia è un'azienda di abbigliamento outdoor con sede a Ventura, California. Certificata come B-Corporation, Patagonia persegue la mission aziendale: "realizzare il prodotto migliore, non provocare danni inutili, utilizzare il business per ispirare e implementare soluzioni per la crisi ambientale". L'azienda è riconosciuta a livello internazionale per l'impegno sempre dimostrato verso la realizzazione di prodotti di altissima qualità e per l'attivismo ambientalista; ad oggi ha devoluto 90 milioni di dollari in contanti e in donazioni di vario genere a gruppi che si battono per la tutela dell'ambiente. | | | |
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