Alla luce del decreto Ilva, che ha ottenuto l'appovazione della Camera e a breve l'otterrà dal Senato, è evidente la gravità della situazione della produzione dell'acciaio nel nostro paese: ci ritroviamo in fatti che la più grossa impresa siderurgica italiana per potersi mantenere in vita deve garantire ai prossimi proprietari l'immunità per le problematiche dell'ambientalizzazione".
Lo afferma la parlamentare Serena Pellegrino ( SI), vice presidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.
"Certamente, nell'ottica del chi inquina paga, non si possono far ricadere sul nuovo proprietario le responsabilità prodotte dalla scelte dei precedenti proprietari.
Ma visto che i due gruppi industriali in lizza per l'acquisizione sappiamo non brillano per l'attenzione ai temi ambientali, lo scudo giudiziario offerto con il Decreto Ilva ai nuovi proprietari, con lo scopo di evitare che si ritrovino immediatamente a rispondere alla magistratura in base alla legge sugli sugli ecoreati, ci impensierisce anche in prospettiva, tanto in quel di Taranto quanto in quel di Trieste."
"Siamo consapevoli che la siderurgia è in flessione. L'auspicio da parte del nuovo presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina è quello di aumentare il fatturato per realizzare le giuste opere di ambientalizzazione.
Sappiamo che il comparto siderurgico è in affanno e che il vero rischio che corriamo è quello che le fabbriche chiudano perché mancano le commesse, e non certo per decisioni conseguenti ai mancati investimenti sull'ambientalizzazione, ovvero sulla sicurezza e salute di chi vive sotto e attorno alle ciminiere.
L'unica reale soluzione è incidere direttamente sugli utili dell'azienda seguendo il costituzionale principio della sussidiarietà. Non è più ammissibile che i bassi fatturati giustifichino la contrazione delle spese relative all'ambientalizzazione delle installazioni industriali e produttive."
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