Il libro nato dalla collaborazione tra il Movimento di Volontariato Italiano e la Confederazione italiana agricoltori.
Da oggi esce in tutte le librerie “Bioresistenze - cittadini per il territorio: l’agricoltura responsabile”, il volume frutto della collaborazione attiva tra la Cia-Confederazione italiana agricoltori e il MoVI-Movimento di Volontariato Italiano.
Soggetto del libro è il grande patrimonio rappresentato da un certo tipo di agricoltura: quell’agricoltura che, conscia del concetto di limite, di tempo, di complessità dell’ambiente opera per i beni comuni. Un’agricoltura che è azione di salvaguardia dei diritti e della legalità, azione di salvaguardia ambientale, azione di tutela del territorio, del paesaggio, della biodiversità.
Il termine bioresistenze vuole descrivere una pluralità di azioni che ruotano attorno ad un “sano” rapporto con il territorio dimostrando che l’agricoltura non è solo azione economica/finanziaria ma, anche, pratica di resistenza alle forme di illegalità, resistenza all’uniformazione (che è appiattimento e non uguaglianza) sia culturale che alimentare, resistenza alla violenza con cui vengono trattate e gestite le risorse naturali, resistenza alla scomparsa di biodiversità.
Al centro del volume aziende, cooperative, associazioni, donne e uomini che caparbiamente si innovano per difendere e tutelare il territorio e le comunità, cittadini che fanno democrazia.
Dalla postfazione di Don Luigi Ciotti:
La gravissima crisi che stiamo vivendo è, prima che economica, etica e culturale. Crisi del legame sociale, della relazione di solidarietà e di responsabilità che ci rende capaci di vivere insieme, in giustizia e dunque in pace. Ma questo legame fra noi si radica in un legame ancora più profondo che non ci chiama in causa come singoli, né come comunità, ma addirittura come umanità. E questo legame è il legame con la terra. Gli antichi ne erano consapevoli. Il legame con la terra guidava i loro gesti, le loro scelte, le loro speranze. [...] Ad un certo punto, però, questo legame si è fatto sempre più debole, inconsistente, fino a spezzarsi. [...] La violenza a cui abbiamo sottoposto l’ambiente, lo sfruttamento indiscriminato delle sue risorse con tutte le drammatiche conseguenze che oggi conosciamo – inquinamento, distruzione della biodiversità, alterazioni climatiche, avvelenamento dei territori, crimini ambientali – inizia da lì. Non solo. Per lungo tempo ci si è illusi che questo sfruttamento [...] non avesse conseguenze sulla vita sociale [...].
Dallo sfruttamento della terra si sono sviluppate così forme di sfruttamento tra gli esseri umani, ha preso forza un modello economico che ha generato forme di avidità, di corruzione, di criminalità tutte radicate in un individualismo sfrenato e insofferente di ogni limite. Si è perduta, in altre parole, quella coscienza dei limiti che ci ricorda che senza legami – con la terra e con gli altri – non possiamo vivere.
Ben venga allora un progetto come Bioresistenze e questo libro che lo racconta, impreziosito da belle immagini e riflessioni profonde su un tema al quale anche Libera, lo dico con un pizzico d’orgoglio, ha dato il suo piccolo ma appassionato contributo con l’impegno sui terreni confiscati alle mafie, occasione non solo di lavoro per tanti giovani, ma di recupero di un’agricoltura pulita, sostenibile, redditizia. [...] La terra insegna la costanza, perché richiede cure quotidiane. La scrupolosità, perché non sopporta il lavoro sciatto e superficiale. La fiducia, perché non sempre il raccolto corrisponde alle aspettative. La collaborazione, perché richiede molte mani e molte braccia. E soprattutto insegna l’umiltà (parola che deriva appunto da humus, terra) e la condivisione, perché è bene comune per eccellenza, quindi è giusto, oltre che conveniente, che i suoi frutti vadano in misura sufficienti a tutti.
Parole che costituiscono un’etica della terra, e che il progetto Bioresistenze non solo pronuncia ma, meritoriamente, mette in pratica.
Nessun commento:
Posta un commento