Roma, 21.03.2014 - I leader dell'Unione Europea, riunitisi ieri e oggi al Consiglio Europeo hanno, per l’ennesima volta, rinviato le decisioni su un nuovo accordo in tema di clima ed energia che avrebbe finalmente permesso all'Europa di non dipendere più da costose importazioni di combustibili fossili.
I capi di Stato e di governo hanno riconosciuto la necessità per l'Europa di rafforzare la propria indipendenza energetica sulla scia della crisi ucraina, ma non hanno adottato le necessarie misure. Non sono riusciti a trovare un accordo su nuovi obiettivi per ridurre le emissioni di CO2, sviluppare le energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica entro il 2030.
«Sembrerebbe che Putin e tutti i petrolieri tengano al guinzaglio i leader europei – commenta Luca Iacoboni, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia, alla fine del vertice. Rimandando la decisione, fiumi di soldi continueranno ad uscire dall’Unione Europea per entrare nelle tasche degli oligarchi russi, degli sceicchi arabi e dei soliti noti da cui a parole vorremmo diventare indipendenti: cosa impossibile senza un chiaro sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica».
Nel 2012, l’Europa ha speso in totale circa 545 miliardi di euro per le importazioni di energia, e l’Italia da sola ne ha spesi circa 62 miliardi di euro, sei volte il taglio IRPEF promesso da Renzi.
«Renzi in questo campo finora è stato un rottamatore solo a parole: la sua posizione sulla lotta ai cambiamenti climatici è troppo debole e non lascia presagire nulla di buono in vista del semestre italiano di Presidenza UE – prosegue Iacoboni - in due giorni più di 15 mila persone hanno chiesto al Presidente del Consiglio un impegno concreto per obiettivi ambiziosi in favore di rinnovabili ed efficienza, ma lui ha dimostrato di essere ancora legato al passato e alla lobby delle fonti fossili. Abbiamo invece bisogno e presto de #lasvoltabuona anche per il clima».
Greenpeace supporta tre obiettivi vincolanti a livello nazionale per la riduzione di almeno il 55 per cento delle emissioni di CO2, l’aumento al 45 per cento della quota da rinnovabili e l’incremento del 40 per cento dell’efficienza energetica
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