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domenica 17 giugno 2012

ActionAid: Stop all’ uso di biocarburanti che causano la fame


Stop all'uso di biocarburanti che causano la fame e la violazione dei diritti umani nei Paesi poveri.
Il Pieno che lascia a secco i poveri, è il Rapporto di ActionAid che analizza l'impatto della politica europea  in materia di biocarburanti sulla sicurezza alimentare e l'accesso alla terra nei Paesi poveri.

Rio de Janeiro – 18 giugno 2012 Per contrastare i cambiamenti climatici nel 2009, con l'approvazione della Direttiva sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili,  l'Unione Europea ha assunto impegni ambiziosi stabilendo che entro il 2020, il 20% dell'energia e il 10% dei carburanti consumati dovranno provenire da fonti rinnovabili.

I biocombustibili - bioliquidi e biocarburanti - svolgeranno un ruolo chiave per il raggiungimento di questi target, ma la loro produzione rappresenta una grave minaccia  per la sicurezza alimentare e i diritti umani dei Paesi poveri.

Attualmente la maggioranza dei biocarburanti è ricavata da prodotti agricoli alimentari come mais e zucchero di canna per etanolo e olio di palma, colza, oleaginose e soia per biodiesel.

La crescente domanda agricola per fini energetici in Europa contribuisce in modo determinante all'aumento dei prezzi alimentari e della loro volatilità. La domanda di biodiesel, ad esempio, contribuirà a tenere i prezzi di oli vegetali e  semi oleaginosi rispettivamente del 36% e del 20% più elevati nel 2020.

La produzione di biocarburanti è anche la principale responsabile dell'aumento degli investimenti di land grabbing. Stime al ribasso indicano che 37,2 milioni di ettari di terra, il 50% dei quali nell'Africa sub-sahariana, sono stati acquisiti negli ultimi anni per produrre materie prime agricole da destinare al mercato dei biocombustibili

L'Italia è un attore importante degli investimenti in terra per biocarburanti. Secondo i dati raccolti da ActionAid, a partire dal 2008 almeno sei imprese italiane hanno realizzato investimenti per produrre biocombustibili in Senegal su una superficie totale di 145.000 ettari, ovvero il 3,8% del totale della terra agricola del Paese.

Il rischio che questi investimenti rappresentano per la sicurezza alimentare, per l'accesso alla terra e alle risorse naturali e per il rispetto dei diritti umani è enorme. Tuttavia, l'Unione Europea non ha ancora adottato alcun criterio di sostenibilità sociale capace di evitare questi impatti negativi.
"E' molto grave che l'Unione Europea e il Governo italiano continuino a ignorare che la politica sui biocombustibili sta facendo crescere il prezzo del cibo e sta costringendo le persone nei paesi più poveri ad abbandonare le proprie terre" sostiene Roberto Sensi, Food policy Advisor di ActionAid. "È importante che il governo italiano riconosca questi rischi e mandi un segnale chiaro attivandosi sia a livello nazionale che europeo per l'adozione di criteri di sostenibilità sociale stringenti e per una revisione complessiva della politica europea in materia di biocombustibili" conclude Roberto Sensi.
Alla vigilia del Vertice di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile dei prossimi 20-22 giugno, è importante sottolineare come la produzione su larga scala di biocarburanti non rappresenti una soluzione alle sfide dei cambiamenti climatici e tantomeno un'opportunità per lo sviluppo dei Paesi poveri.



ActionAid è una organizzazione indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà e dell'esclusione sociale, presente in circa 50 Paesi nel mondo che agisce principalmente attraverso programmi a lungo termine in Asia, Africa e America Latina con l'obiettivo di ottenere un mondo senza povertà e senza ingiustizia, dove ogni persona possa godere pienamente dei propri diritti, a partire dal diritto al cibo.

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