Fra i Paesi che investiranno nel progetto Dubai Clean Energy Strategy 2050 il Kuwait, l’Egitto, l’Oman e l’Italia
Milano, 19 aprile 2016
– Qualche mese fa lo Sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, Vice Presidente e
Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e governatore di Dubai, ha lanciato il
progetto Dubai
Clean Energy Strategy 2050,
che mira a rendere Dubai un centro globale di energia pulita e un punto di
riferimento mondiale per la green
economy.
"La strategia che stiamo lanciando oggi
formerà il settore energetico a Dubai nei prossimi tre decenni e mira a fornire
il 75% dell'energia degli Emirati attraverso fonti di energia pulita entro il
2050. Ciò riflette il nostro impegno per stabilire un modello sostenibile a
risparmio energetico, che può essere esportato in tutto il mondo, e per
sostenere la crescita economica senza danneggiare l'ambiente e le risorse
naturali. Il nostro obiettivo è quello di diventare la città con la più piccola
impronta di carbonio nel mondo entro il 2050", ha dichiarato lo
sceicco.
Dubai Clean Energy Strategy 2050 mira a fornire il 7% di
energia da fonti di energia pulita entro il 2020, per arrivare al 25% entro il
2030 e 75% entro il 2050.
Il
2050 segna per l’emirato anche un’altra data importante: quella entro la quale
per tutti gli edifici ci sarà l’obbligo di avere una copertura
fotovoltaica. Il progetto tetti solari richiederà miliardi di investimenti
ma Sheikh Mohammed bin Rashid è ottimista sulla sua riuscita. Così
ottimista da aver accompagnato il lancio della strategia con un secondo
annuncio, riguardante la costruzione di una nuova zona franca chiamata Dubai
Green Zone.
“L’obiettivo è quello di
attrarre i centri di ricerca e sviluppo e le aziende emergenti nel campo
dell’energia pulita. Proprio per favorirlo è stato creato un fondo verde
da oltre 27 miliardi di dollari, che
fornirà prestiti agevolati a quanti vogliano investire nel settore dell’energia
pulita” – spiega Thomas Paoletti,
titolare e Managing Partner dello Studio Paoletti Legal Consultant, con sede a Dubai dove si occupa,
assieme a un team di professionisti, di assistere le imprese italiane in
materia di investimenti all'estero e in fase di internazionalizzazione in Medio
Oriente.
“I Paesi che si stanno muovendo meglio in questa corsa all’energia
pulita, oltre agli Emirati, sono il Kuwait,
l’Arabia Saudita e l’Oman, a seguire Iraq ed Egitto. La terza
fase di questo ambizioso progetto riguardante il fotovoltaico si concentrerà
sulla tecnologia solare e verrà sviluppata come un progetto di alimentazione
indipendente, per trasformarsi probabilmente, il più grande regime solare
monofase nel mondo”, spiega Paoletti.
E
l’italia? Il Gruppo Building Energy,
leader nelle energie rinnovabili, ha siglato un accordo del valore di 200 milioni di $ per la costruzione di
due impianti fotovoltaici da 50 MW proprio in Egitto, uno dei Paesi
maggiormente coinvolti in questo progetto, a partire dall’estate 2016: ogni impianto
si prevede generarà circa 143 GWh all'anno, contribuendo alla riduzione di
oltre 100.000 tonnellate di anidride carbonica (CO2).
Nell'ambito di un accordo
di acquisto di energia di 25 anni, gli impianti saranno collegati alla linea ad
alta tensione che collega Assuan al Cairo, al fine di soddisfare le esigenze
energetiche di 50.000 famiglie. Il
progetto creerà più di 1.000 posti di
lavoro durante la costruzione e altri 70-80
posti di lavoro a lungo termine durante il funzionamento. Building Energy
gestisce e coordina tutti i progetti proprio da Dubai.
Anche
se le energie rinnovabili sono certamente una chiave di volta imprescindibile, stando
alle parole di Paoletti, il bel Paese per ora ha maggiori guadagni con l’export, soprattutto nei settori della meccanica (per un valore di 1.815
milioni di dollari nel 2014) e dei metalli
preziosi (1.598 milioni di dollari).
“Nel 2014 il valore del commercio bilaterale
tra l’Italia e gli EAU è stato pari a 7,9
miliardi di dollari. Le esportazioni hanno registrato un valore di 7,1 miliardi di dollari e sono
quadruplicate rispetto al 2001. Al momento sono 33 le aziende italiane
partecipate da capitali emiratini e circa la metà riguardano investimenti
greenfield, ovvero avviati secondo le normative locali – spiega ancora
Paoletti, che aggiunge - è questa la
modalità di investimento preferita dalle piccole medie imprese, soprattutto
italiane: l’investimento greenfield consente all’azienda di modellare la
struttura e l’attività in relazione alla cultura aziendale estera e alla
specifica esigenza strategica della casa madre in relazione alla realtà del
paese di insediamento”.
Il
segreto per un successo imprenditoriale costruttivo in un Paese come Dubai? “Senz'altro quello della presenza
dell'investitore sul mercato. Le opportunità che il Paese offre sono
molteplici, ma solo costanza e perseveranza nel tempo potranno premiare quegli
imprenditori che avranno saputo credere e condividere la visione del ruler
di Dubai”, conclude Paoletti.
Lo
studio Paoletti Legal Consultant,
con sede a Dubai (UAE), è
specializzato in consulenze legali
internazionali, in particolare per i Paesi dell’area del Golfo Persico. Lo
studio offre un servizio completo e su misura, altamente competitivo in termini
di qualità, rapidità, professionalità e costi, per soddisfare le esigenze di
aziende e privati. Thomas Paoletti,
titolare e Managing Partner, si occupa,
assieme a un team di professionisti, di assistere le imprese italiane in
materia di investimenti all'estero e in fase di internazionalizzazione in Medio
Oriente, coprendo l’intero arco delle operazioni, dalla pianificazione alla
costituzione e consulenza nella gestione di imprese estere. Thomas Paoletti
riveste la carica di Consigliere e Vice
Presidente dell’Italian Business
Council of Dubai & Northern Emirates (www.italianbusinesscouncil.com) e
dell’Associazione degli Italiani a Dubai.
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