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DISSESTO IDROGEOLOGICO: DA COSA DIPENDE? Il dissesto idrogeologico è l'insieme di quei processi (dall'erosione alle frane) che modificano il territorio in tempi relativamente rapidi o rapidissimi, con effetti spesso distruttivi sulle opere, le attività e la stessa vita dell'uomo. Da cosa dipende? Abusivismo edilizio, estrazione illegale di inerti, disboscamento indiscriminato, cementificazione selvaggia, abbandono delle aree montane, agricoltura intensiva: sono questi i fattori che contribuiscono in maniera determinante a sconvolgere l'equilibrio idrogeologico del territorio. Il nostro paese è un territorio estremamente fragile, in cui semplici temporali provocano continui allagamenti e disagi per la popolazione, per cui il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutta l'Italia e nello specifico 2 comuni su tre. Le cause vanno ricercate soprattutto nella pesante urbanizzazione e nella speculazione edilizia: fenomeni che dal passato ad oggi hanno avuto un forte impatto negativo. Se al Sud la costante aggressione al territorio continua a manifestarsi principalmente con l'abusivismo edilizio, al Centro-nord si eseguono interventi di gestione dei fiumi che puntano su infrastrutture rigide come ad esempio la realizzazione di argini pensati senza un serio studio sull'impatto a valle, alvei cementificati, escavazione selvaggia, il tutto senza tener conto delle dinamiche e degli habitat fluviali. Soprattutto, troppo spesso le opere di messa in sicurezza si trasformano in alibi per continuare a costruire nelle aree di esondazione. Circa due Comuni su tre, infatti, hanno nel proprio territorio abitazioni in aree di golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. In un terzo dei casi si tratta addirittura di interi quartieri. Per ridurre i danni antropici è necessario avviare una politica programmatoria e di pianificazione della difesa del suolo partendo da una serie di indagini dettagliate delle aree; ciò permetterà lo studio delle condizioni generali di rischio e quindi maggiori strumenti per la tutela del territoriale. LIFE WOLFNET: LA CONSERVAZIONE DEL LUPOIl progetto Life wolfnet è finanziato dall'Unione Europea nell'ambito di Natura 2000, il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. L'obiettivo principale è quello di ridurre i fattori di rischio per il lupo, tutelare il suo sviluppo e sostenere la protezione e gestione della specie nel contesto appenninico; infatti il miglioramento dello stato di conservazione della specie consente di mantenere popolazioni stabili e vitali. Tra le minacce legate alla tutela e conservazione della specie nei territori interessati ritroviamo l'incremento del conflitto ai danni del lupo e ostilità nei sui confronti da parte degli allevatori e delle comunità locali; mortalità illegale tra cui il fenomeno del bracconaggio il quale è ancora attuale nei nostri Parchi; persistenza di rischi o sviluppo di nuove criticità sanitarie per il lupo poiché la presenza di popolazioni canine vaganti rappresentano, tramite interazioni dirette o indirette, fonte di rischio sanitario; disturbo antropico diretto o indiretto al lupo nei siti e nei periodi riproduttivi e durante le diverse fasi del ciclo biologico. Life Wolfnet, attraverso una serie di azioni concrete,si propone di mettere in campo misure atte sia a tutelare e conservare la specie. Il progetto prevede una riduzione del conflitto lupo-bestiame attraverso la uniformazione, il coordinamento e l'attuazione del sistema di valutazione "danno- indennizzo- prevenzione- mitigazione" basato sulle specifiche realtà ambientali; lotta al fenomeno della mortalità illegale (bracconaggio), riduzione dei rischi sanitari che possono influenzare negativamente le popolazione di lupo e dell'impatto delle attività umane che possono causare disturbo alla riproduzione e sopravvivenza della specie e infine la creazione un Network Istituzionale per l'unificazione delle procedure decisionali sulla gestione di questa specie al fine di realizzare misure di conservazione del lupo condivise dai membri di APE (Appennino Parco d'Europa). | Work in progress progetto
A Sasso di Castalda prima di tornare tra i banchi Dalla sede del Cea di Legambiente fino alla Costara per poi ammirare uno degli Alberi Padri più spettacolari della Basilicata: il Vecchio faggio. Il viaggio alla scoperta del bosco di Sasso di Castalda, il piccolo comune del Parco nazionale dell'Appenino Lucano Val d'Agri Lagonegrese,
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