Milano, 22 ottobre 2018 - La falda acquifera sotto le province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo, un'area di oltre 200 chilometri che conta 350mila abitanti, è ormai irrimediabilmente compromessa. Per l'Istituto Superiore di Sanità si deve agire subito con bonifiche strutturali, provvedendo a chiudere immediatamente le aziende che continuano a inquinare.
Estreme Conseguenze pubblica una inchiesta esclusiva sui reali livelli di inquinamento di una delle zone più ricche e produttive d'Italia dove per anni è mancato qualsiasi controllo. Ma oggi la situazione è a un punto di non ritorno.
"E' necessaria un'azione di interruzione urgente della principale fonte di scarico. Lo diciamo dal 2013". A parlare è Luca Lucentini, Direttore Reparto Qualità dell'acqua e salute dell'Istituto Superiore di Sanità, a cui abbiamo chiesto di spiegarci quanto è avvelenata la falda acquifera veneta. "Bisogna lavorare in prevenzione sul concetto di potabilità sicura – ci dice Lucentini - perché nel caso del Veneto, il rischio non è solo una percezione". Il caso si trascina dagli anni Sessanta quando il conte Giannino Marzotto fondò la Rimar, oggi Miteni, responsabile della quasi totalità dei composti - Pfas e GenX - dispersi in una falda grande come il Lago di Garda. Sotto i riflettori la salute dei cittadini e le potenziali conseguenze nocive causate dalla contaminazione. L'allarme è sempre più alto. I risultati biomonitoraggio su 85 mila cittadini, partito a gennaio, emergono livelli di Pfas preoccupanti nel sangue: molte persone sono state invitate a sottoporsi persino a plasmaferesi. Di Pfas si muore. E si muore male. Estreme Conseguenze pubblica le ricerche che lo confermano. Il caso Veneto è un "unicum mondiale".
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