L’immobile
non è più “immobile”, ma si adegua alle nuove esigenze
dei cittadini
La
riqualificazione è la leva della ripresa del mercato
immobiliare.
Fra 10 anni
più di un immobile su due sarà nelle prime quattro
classi energetiche
Milano,
novembre 2015. Nel 2025 il 24%
degli immobili in vendita e il 21% del
patrimonio immobiliare italiano sarà energeticamente
efficiente. Dal punto di vista energetico il 52%
delle nostre case si troverà almeno in una condizione adeguata,
avendo magari subito riconversioni, profondi mutamenti
strutturali o sostanziali riqualificazioni, anche ambientali
e d’uso. Secondo un’analisi condotta da Immobiliare.it
in occasione del suo decimo anno di attività, è già in
essere una mutazione genetica del “sistema-casa”,
tanto per gli aspetti economici, quanto per l’architettura
e il valore simbolico dell’abitazione nella società. La
ripresa del mercato immobiliare, e il miglioramento
dell’offerta, partiranno proprio da qui.
L’indagine è
stata svolta dall’Ufficio Studi del portale immobiliare,
primo in Italia per numero di annunci, utenti e clienti: è
stato analizzato l’andamento del settore dal 2005 a
oggi, con proiezioni e stime circa l’evoluzione
della situazione tra un decennio, nel 2025.
Il periodo
2005-2015 è stato contraddistinto da una progressiva e per
certi versi drammatica contrazione delle compravendite
(passate da 858.000 a circa 500.000), da un calo
generalizzato dei prezzi e, soprattutto, da una perdita
di valore degli immobili (stimabile attorno al
-40%). Questa concomitanza di fattori ha contribuito alla
riduzione del ritorno sull’investimento, passato dal 6,5%
del 2005 all’attuale 2,5%, e ha reso gli italiani più
consapevoli che il valore di un immobile non è sempre
destinato ad aumentare. Le case invecchiano e la
qualità della vita al loro interno, in mancanza di
interventi strutturali, peggiorerà. Che il deterioramento
del patrimonio immobiliare italiano sia un problema è un
dato di fatto: il 47% degli immobili residenziali ha oltre
quarant’anni e appena il 7% ne ha meno di dieci.
Cercare casa:
cosa è cambiato
Il decennio
appena trascorso è stato contraddistinto dal boom
della ricerca sul web, che ha fornito maggiori
opportunità e più trasparenza. Nel 2005 solo il 9% delle
ricerche di una casa avveniva sul web, oggi siamo già al
63% e, secondo le stime di Immobiliare.it, nel 2025 la
percentuale arriverà all’80%.
Dal 2005 a oggi
si è assistito a un mutamento significativo della domanda
di immobili residenziali, a partire dalla tipologia
contrattuale: mentre nel 2005 il 71% di chi cercava
casa puntava all’acquisto, questa percentuale è
scesa oggi al 58%; in prospettiva, nel 2025 quello tra
immobili in affitto e immobili in vendita si trasformerà
in un vero e proprio testa a testa (44% vs. 49%).
Nei prossimi
anni assisteremo all’avvicinamento della situazione
italiana a quella di altri Paesi europei, come la
Germania, dove i cittadini tendono a preferire la
locazione.
«A
determinare questo cambiamento - dichiara Carlo
Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it -
contribuiranno una sempre maggiore mobilità del lavoro,
la difficoltà nel disporre di un capitale iniziale per
investire nel mattone e un diverso modo di percepire la
casa in cui si vive. Emergeranno nuove forme di
coabitazione con modalità molto simili alla
condivisione di auto e oggetti, già in essere in questi
anni.»
Riqualificare
come chiave di volta della ripresa
Se pensiamo che,
nel 2015, solo il 33% degli immobili residenziali in
vendita può vantare un adeguato status energetico (classi
A, B, C, D), è evidente come questo dato sia un ostacolo
per la ripresa del mercato immobiliare: gli immobili
energivori sono quelli meno appetibili e nei prossimi
diventeranno sempre più difficili da vendere; gli immobili
efficienti hanno già oggi tempi di vendita più brevi (-18%
rispetto a immobili oltre la classe D) e valori di
mercato maggiori (+12% del prezzo richiesto).
Mentre l’Unione
Europea ha richiesto a tutti i Paesi membri di impegnarsi
a realizzare, entro il 2020, solo edifici a energia
quasi zero (NZEB, Near Zero Energy Buildings), sugli
edifici già esistenti riqualificare diventerà un
imperativo categorico: da un lato per dare nuovi
impulsi al mercato delle compravendite, dall’altro per
offrire opportunità lavorative al comparto dell’edilizia.
Senza contare che il miglioramento degli immobili già
esistenti in quartieri in cui è presente una rete di
servizi pubblici (strade, mezzi pubblici, ospedali,
scuole…) evita la creazione di cattedrali nel deserto, e
di ingigantire il cosiddetto “sprawl”, la
dispersione urbana.
«Fenomeno
nato negli anni Settanta e che ha caratterizzato fino
agli inizi degli anni Duemila la scelta preferenziale
degli italiani – spiega l’architetto Giovanni
La Varra dello studio Barreca&La Varra e
docente presso l’Università di Udine – la disordinata
crescita delle periferie delle grandi città ha lasciato
un enorme patrimonio dismesso alle frange delle
metropoli. In aggiunta alla crisi dell’edilizia mista
(casa-lavoro) e ai borghi in abbandono, un terzo
dell’Italia si sta svuotando e assistiamo al ritorno
degli abitanti dentro le città più grandi.»
La ricerca di
una casa nel 2025
Cambia la città,
cambia anche l’acquirente: preparato ed esigente per
quanto riguarda le tecnologie della casa – che deve essere
connessa, contraddistinta dalla domotica e sempre più
funzionale a chi passa poco tempo fra le mura domestiche –
ma spesso disorientato e ingenuo per elementi fondamentali
come l’esposizione o la luminosità dell’abitazione: compra
la casa senza interrogarsi sulla tipologia di immobile
davvero più idonea alle proprie esigenze o senza chiedere
dov’è il Nord.
Nell’impossibilità
di definire un unico modello di abitazione che tutti gli
italiani vorranno comprare nei prossimi anni, quel che è
certo è che il mercato immobiliare ruoterà attorno alla sostituzione:
con la progressiva contrazione delle vendite per
investimento, gli italiani che acquisteranno casa lo
faranno al fine
di sostituire la propria abitazione con una migliore,
perché più grande, più luminosa, meglio posizionata o più
efficiente dal punto di vista energetico.
«La sfida
della ripresa del settore – conclude Giordano
– sta proprio nell’offrire una risposta a questa nuova
domanda abitativa, migliorando gli edifici già esistenti
(cambiando, se necessario, anche la destinazione d’uso)
e ripartendo ex novo laddove non ci siano gli elementi
per poter ristrutturare al meglio edifici poco
funzionali.»
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